Primo Piano

Nel centrosinistra non sono più in tanti a mettere in discussione Emiliano

A mettere in discussone nel centrosinistra la ricandidatura a presidente di Michele Emiliano alle regionali del prossimo anno non sono più in tanti. Anzi, a ben guardare sono rimasti davvero in pochi, se si considera che a chiedere ancora con insistenza le primarie sono una parte (nemmeno tutti!) di quella che fino a poco tempo fa era considerata l’area renziana del Pd pugliese e parte di quella che in maniera piuttosto raccogliticcia annovera ancora i vendoliani pugliesi e che, a dire alcuni addetti ai lavori della politica, ora si riconoscono nell’associazione “La giusta causa”, capeggiata dal noto penalista barese Michele Laforgia, che per le recenti trascorse amministrative del capoluogo pugliese è stato promotore della civica “Bari bene comune” e che per le regionali del 2020 promette di essere in campo con un’analoga iniziativa denominata “Puglia bene comune”. Il motivo per cui sono sempre di meno nel centrosinistra pugliese coloro che pensano ad un’alternativa ad Emiliano per la guida della coalizione alle prossime regionali, e quindi ad ostacolarne la sua ricandidatura per motivazioni politiche che vanno dal pescaggio a destra, a suon di incarichi, di esponenti come l’ex sindaco di Bari del centrodestra Simeone Di Cagno Abbrescia, indicato da Emiliano alla presidenza di Aqp, e l’ex senatore forzista barese Massimo Cassano, scelto sempre dal governatore come commissario dell’Arpal, fino all’accusa di guidare in solitudine della Regione, è da ricercare verosimilmente nel fatto che lo scenario nazionale, in base ai risultati riportati nelle regioni chiamate ultimamente ad eleggere governatore e rinnovare le rispettive Assemblee, non si presenta più tanto favorevole per il centrosinistra, come è stato invece fino a quattro anni fa. Per cui prima di mettere in discussione la candidatura di un presidente di Regione uscente, qual è per l’appunto Emiliano, le forze del centrosinistra tradizionale dovrebbero essere indotte a pensarci più di una volta a cambiare “cavallo”, o meglio “candidato presidente”. Soprattutto se il nome da mettere in discussione, anche se non piace a quelli più ortodossi del centrosinistra, ha dimostrato di saper e poter vincere proprio perché è in grado di attrarre dalla propria parte pezzi di ceto politico avverso. E che per la circostanza lo sostengono, fregandosene sia dei loro precedenti trascorsi politici, sia della tanto decantata coerenza, che – come è noto – in politica, in assenza di ideologie e valori, di fatto non esiste più. Insomma, nel centrosinistra pugliese a meno di un anno dalle prossime regionali, i  contestatori di Emiliano interni alla coalizione diventano sempre di meno man mano che ci si avvicina alle elezioni. Infatti, tra questi non sono forse pochi quelli che ora potrebbero avere a mente il noto proverbio che recita: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa cosa lascia ma sa cosa trova”. Per cui le loro precedenti perplessità e rigidità politiche sul governatore in carica, in vista delle elezioni di rinnovo degli organi regionali, cominciano a svanire o, quantomeno, ad affievolirsi. Ed il timore per l’intero centrosinistra pugliese di poter perdere le prossime regionali senza un candidato presidente come Emiliano, che è trasversale nei consensi proprio per il dualismo politico che lo rende attrattivo a pezzi consistenti di elettorato non di centrosinistra, oltre che nei suoi primi quattro anni da governatore è stato perennemente in campagna elettorale, alla luce dei recenti risultati delle regioni in cui si è votato ultimamente non sarà di certo poco. Infatti, la Sicilia, il Molise, la Sardegna e la Basilicata sono già passate nelle mani di governatori di centrodestra. E, secondo i sondaggi, anche Campania e Calabria dovrebbero subire il prossimo la stessa sorte. Ancora prima ( il prossimo mese di Novembre) il centrosinistra potrebbe perdere anche l’Emilia-Romagna, in odor già di un possibile presidente leghista. Quindi, la Regione Puglia con Emiliano, che  – come dicono a Roma nella sua stessa “casa” di appartenenza – “è uno sfascia partito” (e non soltanto quelli della propria parte, ma verosimilmente anche quelli avversi!), potrebbe essere con il suo modo di fare politica e di gestire l’unico baluardo del centrosinistra per non capitolare totalmente nel Mezzogiorno d’Italia nel 2020. Allora, è forse da chiedersi: “A cosa e per quale soluzione lavorano nel centrosinistra quelli del fronte anti-Emiliano?”, come – ad esempio – i sei consiglieri regionali (Amati, Blasi, Mennea e Pentassuglia del Pd, Cera dei Popolari-Udc ed il civico Liviano) della neo associazione regionale “C-entra il futuro” e l’associazione filo-vendoliana “La giusta causa”. I primi probabilmente puntano ad avere un maggior peso politico sul governo regionale per quest’ultimo scorcio di Legislatura. E, quindi, ad avere da Emiliano presumibilmente spazi di sottogoverno, visto che nell’esecutivo non credo che per essi possano esserci ancora margini d’ingresso. Per i filo-vendoliani, invece, potrebbe trattarsi di una strategia per sopravvivere alle prossime regionali, come d’altronde è avvenuto per le recenti amministrative baresi. Infatti, stante la situazione attuale del centrosinistra pugliese, appare assai difficile che “qualcuno” possa illudersi di riuscire a sconfiggere Emiliano alle primarie. Sia che si facciano in autunno, sia che si svolgono agli inizi del prossimo anno. Però, per poter poi giustificare il sostegno degli oppositori di Emiliano allo stesso Emiliano è necessario passare dalle primarie. Ed è quello a cui sicuramente puntano nel centrosinistra pugliese tutti i passati ed attuali “anti-emilianisti”.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 25 Giugno 2019

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio