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Nel centrosinistra pugliese le “grane” non mancano

Anche il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, plaude alla retromarcia del governatore pugliese Michele Emiliano sulla richiesta allo Stato centrale di maggiori poteri (e risorse proprie) per le Regioni a statuto ordinario. Infatti, il segretario Gesmundo, tra i relatori al recente convegno della Cgil svoltosi a Roma e dal titolo: “Quale autonomia differenziata?”, i cui lavori sono stati conclusi dal neo-segretario generale Maurizio Landini, con una nota ha dichiarato: “Apprezziamo la scelta del presidente Emiliano di sospendere la richiesta della Regione Puglia circa il trasferimento di deleghe da parte dello Stato dentro un progetto autonomia rafforzata”. “Da tempo – ha poi ricordato Gesmundo – chiedevamo al governatore di non unirsi al coro delle regioni del Nord, perché si rischiava di legittimare da Sud la richiesta di un regionalismo a geometria variabile che maschera un disegno politico egoistico, che punta a spezzare un patto solidaristico che è quello della Costituzione italiana”. Per il segretario della Cgil Puglia, “viviamo in un Paese che sul piano dello sviluppo, del lavoro, dei redditi, dei servizi, viaggia a due velocità”. Infatti, ha rilevato inoltre Gesmundo: “in Puglia, pur essendo omogenei demograficamente con una regione come l’Emilia Romagna, già oggi subiamo un trattamento discriminatorio nell’accesso al Fondo sanitario nazionale”. E le “stesse dinamiche e stessi criteri discriminatori – ha sottolineato il massimo esponente pugliese della Cgil – si ritrovano anche nell’assegnazione delle risorse per le università, con quelle del Sud sempre più penalizzate”. Quindi, “altro che autonomia” – ha esclamato Gesmundo, precisando che “serve un forte ruolo perequativo dello Stato, che deve investire risorse al Sud per la crescita, il lavoro, la formazione, il welfare” e chiedendo ad Emiliano “di mettersi alla testa di un progetto e un movimento di opinione che parta da Sud, dalle sue amministrazioni regionali, dalle sue città metropolitane, per chiedere al Governo il capovolgimento del paradigma politico scelto, che guarda e premia il Nord e rischia di affossare per sempre il Mezzogiorno del Paese”. Però, l’improvvisa inversione di rotta del governatore pugliese sull’Autonomia differenziata sembra dettata più da ragioni contingenti di opportunità politica all’interno della maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Puglia piuttosto che ad un effettivo convincimento di Emiliano sulla svolta. Infatti, come è noto, è stato lo stesso Emiliano ad annunciare martedì scorso lo stop alle sue rivendicazioni autonomistiche, nel corso di presentazione dell’Associazione politica “Senso civico”, dove ha detto di rimanere della propria idea sull’autonomia, ma poiché non è nel programma di governo della Regione Puglia “questa cosa è stoppata”. In definitiva, Emiliano ha tirato il freno sull’autonomia con la speranza di stoppare anche i contrasti interni alla sua coalizione, che negli ultimi tempi – come è pure noto – hanno subito un’impennata notevole soprattutto dopo il tentativo di celebrare le primarie per le regionali del 2020 con notevole anticipo rispetto alle scadenze previste dallo statuto del suo partito, il Pd, oltre che prima delle amministrative e delle europee della prossima primavera. E, per giunta, nel pieno della tornata congressuale dei Dem. Ma nella coalizione di governo della Regione Puglia i focolai sono spesso all’ordine del giorno. Da ultimo, infatti, un autorevole consigliere di maggioranza, Ruggiero Mennea dello stesso partito di Emiliano, dopo ben due richieste ufficiali di notizie sul  Piano di dislocazione e progettazione degli impianti pubblici per il trattamento dei rifiuti , non avendo ricevuto alcuna risposta, ha chiesto addirittura le dimissioni del direttore generale dell’Ager (Agenzia regionale dei rifiuti), Gianfranco Grandaliano. Richiesta a cui si è subito unito il consigliere di opposizione e capogruppo di Dit, Ignazio Zullo. L’esponente fittiano, infatti, ha colto occasione per ironizzare sulla vicenda e con una nota ha rilevato: “Stentiamo a credere che il presidente Emiliano fautore della Legge sulla Partecipazione, colui che difende a denti stretti, contro i fantomatici “poteri forti”, l’autonomia dei territori – si pensi a Tap e Ilva – poi prende decisioni senza consultare né i territori, ma per quello che appare anche la sua stessa maggioranza. Praticamente decide tutto lui con qualche dirigente fedelissimo, anche quando la competenza appartiene a qualche assessore che puntualmente viene ignorato”.E, continuando, Zullo ha precisato: “E’ il caso del Piano di dislocazione degli impianti pubblici per il trattamento dei rifiuti che sembra praticamente imposto dall’alto sui territori senza che siano stati consultati non solo i cittadini, ma anche i rappresentati eletti di questi. Altrimenti non si spiegherebbero le dichiarazioni di un consigliere regionale serio e autorevole come Ruggiero Mennea”.Per Zullo questa è anche “la dimostrazione di come questi direttori voluti da Emiliano in ogni settore strategico della Puglia non solo servono a commissariare gli assessori, ma anche ad agire in disprezzo delle Istituzioni”. E per questo si unisce nella richiesta del collega consigliere Mennea di dimissioni a Grandaliano. “Questo – ha esclama<o il capogruppo dei fittiani alla Regione – è Emiliano!” Ossia, ha concluso Zullo: “Un Presidente che accusa i governi nazionali e poi si comporta peggio di loro. Un Presidente bravo con le chiacchiere che hanno, ormai, stancato tutti. Pure i suoi consiglieri di maggioranza”. Ma forse non solo quelli, perché – come dico dalle nostre parti – le chiacchiere se le porta il vento, ma i fatti restano. E i “fatti” in Puglia sono ancora a zero e le “chiacchiere” invece sono talmente tante che i pugliesi hanno messo forse anche di contarle.

 

Giuseppe Palella

 

 

 


Pubblicato il 14 Febbraio 2019

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