Cultura e Spettacoli

Nel non-luogo come su un ring

Dante descrisse un Inferno assolutamente teatrale. In ‘A porte chiuse’ Sartre ne immagina uno del tutto diverso, una stanza priva di finestre e specchi, un luogo che più anonimo non si può, nel quale nessun demone infligge tormenti. Ma il dolore viene comunque. A procurarlo sono gli stessi compagni di pena, presi come sono dalla frenesia di rinfacciare colpe al prossimo, nell’illusione – così – di alleggerire la propria coscienza. Nell’allestimento di Andrea Adriatico, che nell’ultimo fine settimana è stato in cartellone al Kismet, lo strazio di Garcin, Inés ed Estelle, i protagonisti del dramma di Sartre, si consuma dentro un posto ancora più soffocante, un asettico cubo bianco. Anche qui né finestre, né specchi. Con la differenza che il vuoto è riempito da qualcosa di simile ad un vasto, soffice e altissimo letto. Su questa specie di nuvola, i dannati camminano, siedono, interagiscono, il più delle volte rimanendo sdraiati, lo sguardo rivolto in basso a scrutare quanto accade sulla Terra. La trovata accentua il senso di claustrofobia che già la ‘stanza’ immaginata da Sartre infonde. Pur vasto, il letto (chiamiamolo così)  somiglia a un tappeto da box, a un tatami da arti marziali. E i dannati devono restare all’interno del perimetro, a farsi male, non soltanto a parole. Il contrasto è anche fisico. In questa fisicità del dolore l’allestimento di Adriatico si allontana da Sartre e ritrova una dimensione più umana, che fra le righe regala uno spiraglio alla speranza (a colpe limitate nel tempo non possono corrispondere punizioni illimitate…). Una messinscena rigorosa che ha visto brillare l’estro di Gianluca Enria, Teresa Ludovico, Francesca Mazza e (nei panni del Valletto) Leonardo Bianconi. L’adattamento teatrale è di Andrea Adriatico e Stefano Casi. Lo spettacolo è stato allestito in collaborazione con Teatri di Bari. – Prossimo appuntamento al Kismet, giovedì 30 novembre con ‘A sciuqué’ (Malmand e i nuovi Scalzi). con Adelaide Di Bitonto, Giuseppe Innocente, Igor Petrotto, Ivano Picciallo, Francesco Zaccaro. Regia di Ivano Picciallo. Dalle note di regia : “In ‘A sciuqué’ il gioco diviene il leitmotiv di un viaggio emotivo vibrante che prende le mosse dalla leggerezza dell’infanzia con i suoi passatempi chiassosi e scanzonati, attraversa con nostalgica malinconia gli anni dell’adolescenza e della scoperta dei primi amori, approda infine ad una maturità aspra e sofferta, offuscata dal fantasma di un gioco tramutatosi nell’oscura dipendenza dagli abbaglianti colori delle slot machine. Nicola, il protagonista, si racconterà in uno spazio vuoto che riflette il mondo che vive dentro di sé, quello che la sua dipendenza lo ha costretto ad esplorare. Ad accompagnarlo in questo viaggio quattro attori col compito di dar vita ai ricordi, alle malinconie, alle azioni mancate e ai dolori di quest’uomo costretto a fare i conti col suo più grande errore”.

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Novembre 2017

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