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Nel panico 250 lavoratori: niente più pulizie negli uffici postali

 
Dal mese prossimo potrebbero essere ancora più sporchi e inagibili, gli uffici postali disseminati fra Bari e provincia, causa la riduzione decisa da Poste Italiane delle giornate di lavoro per gli addetti alle pulizie. E così dall’altro ieri lavoratori e lavoratrici impiegati presso le imprese appaltatrici del servizio di pulizia negli edifici di Poste Italiane sono scesi in campo davanti ai maggiori centri di smistamento di un’azienda che, a partire dal 1° marzo, ha deliberato una riduzione del servizio di pulizie in percentuale del trenta per cento. Una vertenza subito scattata a tutela di quel giorno di lavoro in meno per gli operai e che vede coinvolti oltre duecentocinquanta lavoratori, costretti a far valere nuovamente i propri diritti contro una decisione che mette ancora di più a rischio la loro dignità. Le Poste, infatti, non hanno previsto nella nuova contrattazione l’opera lavorativa di pulizia dei suoi uffici nelle giornate del venerdì e del sabato, deliberando così di fatto, come detto, una riduzione del servizio del 30%. Una vertenza sfociata da qualche giorno direttamente in strada, con bandiere, cartelli e slogan coi quali si reclama una politica che non badi solo al risparmio, da parte di Poste Italiane. “Non comprendiamo come sia possibile non prestare l’opera lavorativa per due giorni di seguito, concentrati fra venerdì e sabato in tutte le strutture postali e direzionali, all’unico scopo di ottenere risparmi. Ma senza comprendere, in realtà, il doppio impegno lavorativo che si scarica tutto nella giornata del lunedì”, incalza Marco Solfrizzi in rappresentanza delle sigle sindacali immediatamente scese in campo a fianco dei dipendenti delle ditte private di pulizia. “Siamo stanchi di rammentare ogni volta a Poste Italiane che già da ottobre 2009 il servizio di pulizia drasticamente con la mancata prestazione nella giornata del sabato in alcune succursali”, fa eco Vincenzo Andriani, segretario barese di Uil/Trasporti. Sono ancora parecchi, dunque, i nodi da sciogliere per i lavoratori che si occupano dei servizi negli uffici e direzionali postali, a cominciare dalla situazione di gravissimo disagio in cui cadrebbero decine e decine di nuclei famigliari che rischiano di vedersi dimezzati stipendi già da fame. Magari l’anticamera, come temono alcuni dei lavoratori che ieri mattina manifestavano civili e composti in via Amendola, di licenziamenti o ulteriore riduzione degli orari di lavoro. Insomma, la crisi incombe, ma peggio di così non potrebbe andare per gente che col tempo, invece di intravedere sicurezza sul posto di lavoro, vede concretizzarsi solo altri fantasmi chiamati riduzione dell’orario e del già misero salario, ad onta di qualunque diritto. Allora, facciamo un pò di conti, visto che in ballo c’è un ex azienda di Stato privatizzata senza troppi scrupoli: con che criterio Poste Italiane decide unilateralmente di ridurre i servizi nella sola logica del contenimento delle spese, senza per nulla considerare la qualità, pur trattandosi d’un servizio, appunto, di pubblica utilità? I lavoratori delle ditte private addette ai servizi di pulizia, conferma il segretario provinciale Uil/Trasporti, vorrebbero continuare ad operare con serenità, nell’ambito di un’attività che esige impegno e dedizione sempre maggiori per strutture vaste e complesse come uffici e direzionali postali. Mentre invece, almeno per il momento, potrebbero restare ostaggio di contratti ancora più capestro, calpestando la dignità di uomini e lavoratori senza più tutele. Uno stato di frustrazione che dura da troppo tempo, anzi, una situazione che si prospetta al momento sempre più difficile e senza sbocchi. E che potrebbe complicarsi dopo la decisione di aderire ad una contrattazione di fornitura dei servizi di pulizia presso gli uffici postali senza tener conto delle istanze di circa duecentocinquanta lavoratori in attesa di certezze da troppi anni.
 
Francesco De Martino 
 
 
 


Pubblicato il 23 Febbraio 2011

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