Cronaca

Nel Pd pugliese ci si sfrega le mani per la spaccatura di Sel a Roma

Quali potrebbero essere alla Regione le conseguenze della spaccatura in Parlamento del gruppo di Sel, il partito di cui è presidente e leader nazionale il governatore pugliese Nichi Vendola? Questo è il primo interrogativo che si sono posti gli addetti ai lavori della politica non solo locale, ma anche nazionale. Infatti, la Puglia è la terra di Vendola ed è anche il luogo che ha fatto da trampolino politico a Sel ed al suo leader, dopo che alle politiche del 2008 il partito di Rifondazione comunista rimase fuori dal Parlamento, perché non superò la soglia del 4% alla Camera su base nazionale e quella dell’8% al Senato, che era invece su base regionale, nonostante per Palazzo Madama si presentò con un cartello di liste, unite sotto un’unica sigla, quella di “Sinistra arcobaleno”, che ospitò anche altre frange della sinistra. Come si ricorderà, la scomparsa di Rc fu causata non soltanto dai meccanismi elettorali del famigerato “Prcellum”, ma soprattutto dalla sua mancata  coalizione con il Pd, all’epoca guidato da Walter Veltroni. Infatti, a parità di percentuale conseguite, Rc alle politiche del 2008 avrebbe ottenuto dei seggi in Parlamento, solo se si fosse presentata nella coalizione di centrosinistra, come fece l’Idv di Antonio Dipietro. Errore, poi, non ripetuto da Sel alle politiche del 2013 quando, proprio grazie alla coalizione con il Pd, il partito di Vendola, con una percentuale nazionale che si aggira introno al 3% , è riuscito ad ottenere rappresentanti sia alla Camera che al Senato. Una rappresentanza che, anche alla luce delle recenti notizie sulle dimissioni da capogruppo di Sel alla Camera di Gennaro Migliore e l’uscita dal partito del vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, Claudio Fava, sembra che sia in piana crisi d’identità, per cui è assai probabile che nelle prossime settimane l’emorragia di parlamentari da Sel continui e, quindi, il partito si sfaldi ulteriormente con ripercussioni anche in periferia. E tra le periferie maggiormente interessate dallo sfaldamento di Sel c’è sicuramente la Puglia, dove il leader Vendola è ininterrottamente alla guida del governo regionale da ben 9 anni e la prossima primavera ricorre pure l’importante appuntamento elettorale delle regionali. Quindi, non è escluso che gli sviluppi delle vicende romane di Sel interesseranno e condizioneranno soprattutto la situazione del centrosinistra pugliese, a cominciare dal prossimo autunno, quando si definiranno accordi e programmi per elezioni regionali del 2015, compreso la celebrazione delle primarie per la scegliere il nome da candidare alla guida della Regione. Da non dimenticare, infatti, che alle regionali del 2010 il governatore Vendola con la lista civica “La Puglia per Vendola” e Sel riuscì in totale a raccogliere oltre il 15% dei consensi, di cui circa il 10% con Sel ed il 5,5% con la civica Lppv. Ora, però, si tratterà di capire quanti degli eletti nel 2010 in Puglia nelle liste vendoliane rimarranno fedeli al leader di Sel e quanti invece sono in procinto di abbandonarlo, per approdare verosimilmente nel Pd o in altre formazioni di emanazione non vendoliana. Per l’esattezza il gruppo consigliare di Sel alla Regione registrò due defezioni, Donato Pellegrino e Francesco Pastore, che passarono al gruppo Misto già dopo le elezioni, essendosi dichiarati esponenti del Partito socialista di Riccardo Nencini. Altri due consiglieri eletti il 2010 nella lista di Sel, Onofrio Introna e Pino Lonigro, pur non avendo abbandonato la sigla con la quale erano stati riconfermati in consiglio regionale, in realtà hanno sempre mantenuto una posizione piuttosto defilata nel gruppo di Sel, perché anch’essi sono esponenti d’origine socialista. Per cui se lo sfaldamento romano di Sel, appena iniziato, dovesse radicalizzarsi tra pro-identità a sinistra di Vendola e Fratoianni da una parte e pro-Pd di Migliore e Fava dall’altra, bisognerà vedere in Puglia come si schiereranno d’ora in poi tutti coloro che dal 2010 si sono identificati nell’area politica del governatore pugliese. E’ probabile che Vendola nella sua regione riesca a limitare i danni della spaccatura di Sel in atto a Roma. Ma è possibile pure che qualche esponente di matrice politica diversa da quella di Vendola colga la palla al balzo per approdare al momento ad altro miglior lido, per le proprie contingenti convenienze. Una cosa però è certa fin’ora. Ovvero che il travaglio nazionale di Sel e le difficoltà politiche di Vendola in Puglia spianano sempre di più la strada al Pd di Matteo Renzi. E per questo c’è forse già chi nel Pd pugliese si sfrega le mani per l’eventuale uscita di scena di Vendola alla Regione. O forse è ancora presto per dirlo?    

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 20 Giugno 2014

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