Nel pennello di Bosh il segreto
Cosa non si è detto di Bosh, il grande pittore fiammingo : un visionario, un iniziato, un alienato, un posseduto…. Se le sue tele le avesse dipinte una donna, quella donna sarebbe stata processata per stregoneria. Anche quando presta il pennello ai temi più radiosi o rasserenanti, Bosh infonde affanno. Si prenda il caso del suo trittico più famoso. Ad inquietare non è solo il pannello dedicato all’Inferno. Anche la ricchezza debordante delle rappresentazioni del Paradiso Terrestre e del Giardino delle delizie riescono a mettere ansia. L’animo sensibile non vi resta indifferente e reagisce. Fra le molte reazioni in tal senso va annoverata quella, recentissima, a firma di Elisa Barucchieri e compagni. ‘Trittico’, questa coproduzione Res Extensa-Eleina D, ha debuttato sabato scorso a Bitonto, al teatro Traetta. Non nuova ad incursioni nell’universo Bosh, la danzatrice-coreografa italo-statunitense si lascia sedurre ancora dal potere ipnotico dell’artista olandese. ‘Trittico’ sembra setacciare ogni angolo di quest’opera in cerca di qualcosa all’interno di un’orgia di colori e forme forse volutamente fuorviante. Fra le righe qui si fa avanzare il sospetto che, specie in Trittico, con la sua la pittura Bosh lanci una rete. Chi si appaga dello splendore del guscio resta soltanto abbacinato fruitore, mentre l’indagatore più acuto che frughi nella pennellata in cerca di un’impensata via di fuga può indirizzarsi verso una diversa consapevolezza, verso l’inattesa catarsi. Ciò suggerisce una lettura del trittico partendo dal basso, cioè da destra, dalla visione infernale. Sicché l’avvio di ‘Trittico’ è un sofferto cercarsi e annodarsi di corpi sostenuto da un cupo magma sonoro. Un che d’incerto e vago colora inizialmente lo spettacolo. Questa sensazione d’inafferrabile sollecita la memoria verso l’aspetto meno noto del Trittico, quello cioè che si palesa quando del trittico si chiudono le ali, sulle cui opposte superfici è rappresentato il mondo all’atto della creazione. La Terra è vista a volo d’uccello, come un disco che galleggia sopra una massa d’acqua chiusa dentro una sfera trasparente sotto lo sguardo del Creatore raffigurato nell’angolo in alto a sinistra e seminascosto nell’oscurità cosmica in cui è immersa la terra, l’espressione indecisa quasi percepisca che il mondo appena creato già sfugge al suo controllo. La scelta di colori bigi (scelta funzionale a far risaltare l’esuberanza cromatica del trittico una volta che si sia spalancata la ‘finestra’) esprime la precarietà dei primi giorni della Genesi. Precarietà che trova giusta eco nel sentore d’incerto che permea la prima parte della performance. Poi, a metà spettacolo, ‘Trittico’ ha una svolta serena che reca l’odore di una speranza indomita. Musiche più rassicuranti accompagnano un gesto che sa di lieto, di affrancato dalla soma del peccato. E’ come un uscire “a riveder le stelle”. Il viaggio verso l’alto può continuare. Grandi applausi per Elisa Barucchieri, Claudia Cavalli, Anna Moscatelli, Vito Cassano e Gabriele Montaruli (luci : Alessandro Grasso, musiche di autori vari).
Italo Interesse
Pubblicato il 18 Marzo 2015