Cultura e Spettacoli

“Nel tumulto” il bel gesto del Comandante

Nel Libro XXII della sua opera principale (Ad urbe Condita) Tito Livio narra un episodio occorso in coda alla tragica giornata di Canne : Durante la rotta dei resti dell’esercito romano, il tribuno Gneo Lentulo riconobbe seduto sopra un sasso, afflitto e sporco di sangue il Console Lucio Emilio. Lo consolò dicendogli che gli Dei avrebbero dovuto riconoscere in lui l’unico privo di colpa per la sconfitta. Che faceva lì? Se c’era già sufficiente ragione di lutto e lacrime, non era il caso di rendere quella giornata ancora più funesta con la morte di un Console. Perciò gli offrì il proprio cavallo. Ma il valoroso comandante rifiutò l’offerta. Non gli andava, sopravvivendo, di essere accusato della disfatta e di ritrovarsi a difendersi accusando il ‘collega’ Terenzio Varrone (l’altro comandante dell’esercito romano). Piuttosto, il tribuno galoppasse sino a Roma a portare la ferale notizia perché quanto prima si approntassero difese in vista del prevedibile arrivo di Annibale. Il dialogo finì lì. Lentulo non potette né replicare né obbedire perché, come riferisce Livio, entrambi furono travolti prima dai “propri concittadini” in fuga, poi dai nemici. Arcieri di  Cartaginesi trafissero ripetutamente il Console. Quanto a Lentulo, venne “nel tumulto”, trascinato via dal proprio cavallo… Come potette Livio ricostruire quel dialogo a due secoli di distanza ? Se Lentulo morì, come pare assai probabile (visto pure che da quel momento egli scompare dalla Storia), a tramandare la drammatica conversazione dovette essere uno dei pochi che riuscirono a trovare rifugio dentro Canne o uno dei due accampamenti romani. Ma in quel fuggi-fuggi, in quel clima da si salvi chi può, chi si fermava ad ascoltare due che stavano fermi a parlare invece di correre a gambe levate? A meno di pensare a uomini costretti a restare al fianco di altri e più potenti uomini. Sicuramente accanto a Emilio erano rimasti uomini del suo seguito. Fu dunque un segretario, un portaordini o un servo del Console a vedere Emilio trafitto e Lentulo trascinato dal cavallo prima di risolversi ad una fuga precipitosa che gli salvò la vita. Sorprende però come si possa serbare memoria così nitida di una conversazione avvenuta in un clima da panico. E’ vero che le circostanze estreme esaltano i sensi, per cui di ogni tragedia resta nitido il ricordo anche di odori e suoni, solo che qui non si parla di poche parole o di una frase, bensì di un articolato scambio di battute… Insomma, il testimone portò a Roma la grezza sostanza di una breve conversazione e Livio ci ricamò sopra ingentilendo le cose ; forse ebbe il piacere di disegnare la figura del comandante eroico che sceglie di cadere coi suoi uomini (è il caso di ricordare che Varrone, invece, sopravvisse alla strage). Non vogliamo arrivare a dire che Lentulo non è mai esistito (su che base contestare qualcosa a Livio?), resta il fatto però che anche quando scritta dagli sconfitti – Roma nel caso di Canne – la Storia va sempre presa con beneficio d’inventario.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Giugno 2012

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