Nella Cantina recitò il Barese?
Nel 1765 venne a Napoli Samuel Sharp, un viaggiatore inglese. Un giorno il suo servitore lo condusse dove nessuno straniero osava mettere piede : nella Cantina, ossia il teatrino del Largo del Castello. Nel suo ‘Letters from Italy’ Sharp si abbandona ad una vivida descrizione di questo postaccio : “Scendete dieci gradini e siete in un fosso che, quando è pieno, può contenere settanta o ottanta persone. Ciascun posto si paga un carlino. Vi corre intorno una galleria divisa in dieci o dodici palchi, ciascuno dei quali può contenere comodamente quattro persone e si paga otto carlini. Con questi prezzi non è difficile immaginare che cosa possano essere scene, costumi, attori e decorazioni. Quello che è difficile immaginare è la volgarità dell’udienza, che consiste principalmente in gente con cappellacci sporchi e in maniche di camicia, nella platea”. Nei palchi però le cose non vanno meglio giacché “tutti i cavalieri e le dame hanno in Italia il brutto uso di sputare innanzi a sé senza mai far uso di fazzoletto o cercare un cantuccio in disparte. Ma nella Cantina la loro sporcizia è veramente ributtante : sputano non solo a terra, ma sui muri, cosicché è impossibile non sporcare i vestiti. E sputano con tale eccesso che io non posso attribuire la magrezza e la pallidezza di molti napoletani se non appunto all’abbondanza di questa secrezione”. Quanto alla qualità della programmazione il viaggiatore osserva che “non si recita mai una tragedia… ciò che sembra indispensabile al pubblico napoletano sono due o tre caratteri come Pulcinella o il servo del Dottore che parlano il dialetto dell’infima plebe, inintelligibile allo straniero”. Negativo il giudizio anche sui teatranti : “I comici della Cantina recitano sbadatamente. Spesso si sente suggerire la parte a parola a parola!”. Sharp è tuttavia disposto a fare eccezione per “alcuni attori di molto ingegno a cui mancava solo l’arte o la buona volontà”. L’attenzione del Nostro si sofferma su Francesco Massaro, che interpretava il carattere di Don Fastidio : “Costui è così naturale e senza affettazione in tutto ciò che dice e fa sulla scena che, con poche correzioni, farebbe una gran figura sui teatri di Londra o di Parigi”. Sharp non sa dire invece chi vestisse la maschera di Pulcinella : il Di Fiore, Filippo Cammarano…? Osserva però che “godeva anche bella fama come comico in quella maschera Francesco Barese” (che risulta morto nel 1777). Il Barese recitò alla Cantina? Fa specie considerare che negli stessi anni in cui nella commedia dell’arte si affermava a Napoli la maschera del Biscegliese (o di Don Pancrazio Cucuzziello), carattere equivalente al Pantalone veneziano, vestiva i panni di Pulcinella un sicuro discendente della nostra terra. Tutto ciò a dimostrazione dell’antico legame culturale che, in termini di emigrazione, legava la Puglia a Napoli (non certamente il contrario).
Italo Interesse
Pubblicato il 7 Aprile 2016