Cultura e Spettacoli

Nella pugliola ‘ora et labora’

Fa un certo effetto scoprire il nome della nostra terra oltre i confini regionali. Il torrente Puglia scorre in Umbria. Nasce alle pendici del Monte Pelato (m. 633), nel comune di Giano dell’Umbria, attraversa Gualdo Cattaneo e dopo una trentina di chilometri sfocia nel Tevere all’altezza di Collepeppe ; ha una portata di 1,8 metri cubi al secondo e si fregia persino di un affluente, il Pugliola. A Collazzone, nel Perugino, sorge il Santuario della Pugliola, che risale al 1524.  Come spiegare questo ricorrere del termine ‘Pugliola’? Pugliola e il suo plurale, pugliole, sono denominazioni bolognesi antichissime. Si ricordano le Pugliole di San Bernardino, di Santa Margherita, dello Spirito Santo, di Sant’Arcangelo, dei Celestini, di San Francesco, oltre la Pugliola Mozza e la Pugliola di Galliera. Se pugliola deriva dal latino pullus o pulleolus, che sta per germoglio, il termine si legherebbe a zone campestri con piccola vegetazione, ovvero a orti. Ciò rafforza l’idea che queste pugliole, fossero gli orti dei conventi da cui prendevano nome, nei quali orti possiamo immaginare all’opera frati solerti e coerenti col motto comune a tutti gli ordini religiosi : ‘Ora et labora’, ovvero prega e lavora. Pugliola, inoltre, è il nome di una frazione di Lérici, comune della provincia di La Spezia. Ci sarebbe poi il caso Redipuglia, la frazione del comune di Fogliano Redipuglia, in provincia di Gorizia, dove sorge il celebre Sacrario. Anche qui, a parte l’evidente assonanza, la nostra terra non c’entra. Redipuglia, infatti, è italianizzazione dello sloveno Redipulja, dove quel ‘pulja’ è variante di ‘polje’, termine che segnala un tipo di dolina carsica. Per una strana ‘simmetria’ la storia della marina militare italiana annovera due navi battezzate Puglia e Pugliola. La torpediniera Puglia, varata nel 1898, svolse il suo servizio in Adriatico, dove al termine della Grande Guerra fu utilizzata come deterrente negli inquieti porti dalmati ; si trovò anche al centro degli incidenti di Spalato che nel 1920 culminarono nella morte del comandante Tommaso Gulli, grande amico di Gabriele D’Annunzio. Riclassificata come posamine nel 1921, due anni dopo la nave venne radiata senza però essere smantellata. Venne infatti donata al Vate il quale era intervenuto perché a “tanto cimelio” venisse risparmiata “l’onta della demolizione”.  Per omaggiare l’amico scomparso eroicamente nei disordini di Spalato, D’Annunzio inserì la prua della nave –  rivolta simbolicamente verso l’Adriatico – e gran parte delle sovrastrutture (castello, ponte, artiglierie) nel parco del Vittoriale degli Italiani. Il Pugliola invece fu un piroscafo italiano che negli anni della seconda guerra mondiale venne requisito dalla Regia Marina e trasformato in incrociatore ausiliario. Il suo relitto giace nelle acque di S. Caterina di Nardò a una dozzina di miglia dalla costa. La nave andò a fondo il 12 agosto 1943 in circostanze rimaste oscure ; se non fu silurata, incappò certamente in un campo minato.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Maggio 2018

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