Cultura e Spettacoli

Nelle acque di Taranto il cinema e la guerra

E’ noto che nelle acque di Taranto si sta girando un film. Si tratta di ‘Comandante’, un film di Edoardo de Angelis ispirato alla figura di Salvatore Bruno Todaro (1908-1942). In qualità di primo ufficiale del sommergibile Cappellini, Todaro, il 16 ottobre 1940, si rese protagonista in un gesto cavalleresco passato alla storia: Affondato un piroscafo nemico, anziché abbandonarne i ventisei uomini dell’equipaggio al loro destino, Todaro li rimorchiò per quattro giorni a bordo della loro lancia. Quando a causa delle condizioni di mare il cavo di rimorchio si spezzò, quei naufraghi vennero fatti salire sul sommergibile e sbarcati sulle isole Azzorre. Navigando in superficie e a velocità ridotta, il battello era rimasto per un tempo inammissibile in condizione di vulnerabilità (così, per aerei, navi e sommergibili nemici sarebbe stato un gioco mandarlo a fondo). Tale generoso comportamento non venne apprezzato dal comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, l’ammiraglio Karl Dönitz, che lo criticò severamente. “Neppure il buon samaritano della parabola evangelica avrebbe fatto una cosa del genere”. Ma Dönitz al contempo ammirava Todaro. “Signori, – dice rivolgendosi nella stessa circostanza ai colleghi italiani – io vi prego di voler ricordare che questa è una guerra e non una crociata missionaria. Il Signor Todaro è un bravo comandante, ma non può fare il Don Chisciotte del mare”. Todaro rispose alle critiche mosse con una frase lapidaria, riportata da molte fonti e mai smentita, rimasta celebre :“Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”. Secondo alcune fonti, Dönitz ebbe poi una conversazione privata con Todaro in cui gli disse “Sono sempre in disaccordo con voi, ma vorrei tanto poter dare degli ordini perché tutti fossero in grado di comportarsi come voi.” Non è la prima volta che la città dei due mari fa da set cinematografico per un film di guerra Era già accaduto nel 1941, in occasione delle riprese de ‘La nave bianca’, pellicola che segnò l’esordio di Roberto Rossellini. Questo ‘racconto navale’, come fu definito dal Centro Cinematografico della Marina che lo produsse, venne realizzato col contributo di attori non professionisti, tra cui gli equipaggi di due unità militari. Pochissime scene vennero girate a terra. Una parte del film è ambientata a bordo della nave ospedaliera Arno, l’altra a bordo di una nave da battaglia di cui per ragioni di sicurezza non si volle rivelare il nome (di sicuro la Littorio o la Vittorio Veneto). In ‘La nave bianca’ tutto trova inizio e fine in Puglia. Taranto resta sullo sfondo rappresentando il motivo di germoglio e sboccio di una toccante storia d’amore tra il marò fuochista Augusto Basso e Elena, sua ‘madrina di guerra’, una giovanissima maestra di scuola elementare con cui il giovane intrattiene una fitta corrispondenza da quando è in servizio sulla corazzata. Queste madrine di guerra erano ragazze in età da marito che si candidavano per corrispondere, previo sorteggio, con quei militari celibi che avessero fatto richiesta di tale ‘servizio’.A individuare le madrine ammesse al sorteggio (modalità che impediva qualunque arbitraria ‘assegnazione’) provvedevano cappellani militari, sindaci, parroci e podestà. Avevano così inizio carteggi da cui talora prendevano vita anche storie d’amore, come nel caso seppure fittizio di Elena ed Augusto nel film di Rossellini.

 

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 3 Febbraio 2023

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