Nell’epopea del rock l’odore del secondo Novecento
Domani nel Centro Culturale di Valenzano, Concetta Antonelli presenterà il romanzo ‘Non abbiamo scelto di essere liberi’
Tra le molte passioni di Giuseppe Camicia, docente di chitarra presso il Liceo Musicale Cirillo di Bari, trova spazio la letteratura. Era inevitabile che prima o poi tale passione desse vita ad un romanzo. Coerentemente con i propri trascorsi culturali, Camicia sceglie di raccontare il potere del rock attraverso le vicissitudini di una immaginaria band, i Jacksonville Outlaws. Di ‘Non abbiamo scelto di essere liberi’ – questo l’intrigante titolo del libro edito l’anno scorso da Florestano – si parlerà domani 27 settembre alle 18:00 al Centro Culturale di Valenzano nell’ambito della rassegna ‘Anima & Pietra’ ; dialogherà con l’Autore, Concetta Antonelli. E’ la nostalgia il fil rouge di quest’opera d’esordio di Giuseppe Camicia. Non poteva essere diversamente. Il rock, calderone nel quale nel corso del tempo sono confluiti così numerosi sottogeneri da rendere sfuggente e indefinibile questo fenomeno culturale che ha segnato il secondo Novecento, è oggi paragonabile ad un attempato personaggio dal passato glorioso che stancamente si specchia e che deve trattenere il magone nello sfogliare un album di fotografie. Vive di sospiri e memorie il rock, il cui sacro fuoco va inesorabilmente spegnendosi. Non ha più da promuovere la lotta di classe, da sovvertire coscienze o dare voce all’insofferenza, alla rabbia soprattutto giovanile. Per cui, a differenza del pop, capace di sfornare un idolo dietro l’altro, il rock fatica ad adeguarsi ai tempi. I pochi grandi nomi in circolazione, dai Rolling Stones ai Metallica, si ripetono stancamente, offrono una copia impoverita del gagliardo, originario spirito del rock, quando già non siano scaduti nella caricatura di sé stessi. E il fasto eccessivo (e milionario) che avvolge i concerti di questi dinosauri del rock è la conferma della necessità che lo star system avverte di compensare col fumo gettato negli occhi un vuoto nell’ ‘essere’ rock che le poche icone sopravvissute lamentano platealmente. Ciò non toglie che siano in circolazione numerose formazioni composte da giovani anche talentosi, però dall’insufficiente richiamo. Non hanno queste nuove band il carisma dei padri necessario a veicolare tematiche nuove, non dispongono di generazioni che in esse possano specchiarsi. Sicché il rock languisce, ‘classificato’ e messo in vetrina. Attraverso le vicende di Ritchie e Dave, i due leaders della band immaginata da Giuseppe Camicia, si racconta questo languore, ma visto dal di dentro di quel mondo, invece che dal di fuori, cioè attraverso la prospettiva-fan. “Non abbiamo scelto di essere liberi” è ‘romanzo musicale’ che, senza fare esercizio di archeologia, racconta fra le righe un’epopea. In definitiva, racconta il perduto potere di un genere destinato a restare irripetibile, almeno relativamente alle sue più elevate espressioni.
Italo Interesse
Pubblicato il 26 Settembre 2024