Nell’horreum egnatino derrate a volontà
Nell’architettura dell’antica Roma il criptoportico era un corridoio di collegamento coperto e dalla volta a botte. Di solito seminterrato, il criptoportico non era mai cieco, presentando a intervalli regolari prese di luce ed aria. Le sue funzioni erano diverse. E’ possibile farsene un’idea studiando i più importanti criptoportici sopravvissuti. A Benevento fungeva da passaggio pedonale e a Sessa Aurunca da galleria d’accesso ad un teatro, a Vicenza rientrava tra gli ambienti di una dimora patrizia, ad Aosta serviva a regolarizzare il naturale dislivello del terreno… Un criptoportico miracolosamente intatto si conserva in Puglia, a Egnazia (vedi immagine). La struttura, a quattro bracci, si presenta vasta, con le volte a botte e le pareti intonacate. Si ritiene fosse un horreum. Non esisteva città romana anche piccola che non disponesse di un locale di questo tipo, studiato per custodire derrate a lunga conservazione. Erano magazzini perfetti, gli horrea, i migliori dell’antichità : protette dalla luce, dall’umido e dagli sbalzi di temperatura, difese con altre cautele da roditori e insetti, le merci che vi venivano stivate erano al sicuro. Gli horrea prendevano il nome dalle merci che custodivano : negli horrea ‘candelaria’ si conservava la (cera), nei ‘cartaria’ la carta, nei ‘piperitaria’ le spezie…. Nel magazzino di Egnazia si conservano granaglie. Lo si desume da un dettaglio : Sui lati interni dei quattro bracci si aprono a distanza regolare aperture fortemente strombate in basso, cioè a forma di trapezio col lato maggiore posto in alto. L’accortezza consentiva, quando dall’alto si versava il grano, che il frumento, canalizzato verso la strozzatura, descrivesse in caduta un getto ristretto e compatto. In questo modo gli inservienti avevano agio di collocare gli opportuni contenitori sotto la ‘cascata’ e riempirli evitando che anche un solo chicco andasse fuori misura. Tali contenitori, detti ‘dolia’, consistevano in grossi contenitori di terracotta simili a orci dalla bocca larga e forniti di coperchio ; tali accortezze mettevano le granaglie al sicuro dai loro peggiori nemici : sorci e insetti. Con le stesse modalità si potevano mettere al sicuro ceci, fagioli, fave, nocciole, mandorle, noci… Ciò non toglie che nell’horreum egnatino – attraverso la rampa di cui disponeva e che un robusto portone chiudeva – trovassero posto anche altri alimenti, come formaggi e carne affumicata appesi a ganci pendenti da travi, olive, molluschi e pesce in salamoia, olio in contenitori in creta a corpo tondeggiante, vino in amphorae dal collo stretto e lungo e corpo oblungo terminante nel tipico puntale d’appoggio… In conclusione, un mercato coperto non poteva non sovrastare l’horreum egnatino.
Italo Interesse
Pubblicato il 4 Maggio 2021