Nellie e la Puglia, un transito fugace
In un giorno imprecisato della fine di novembre del 1889 una donna di trentacinque “carina e snella come un fiammifero” (come l’aveva affettuosamente descritta Jules Verne dopo averla incontrata due giorni prima ad Amiens) metteva piede a Brindisi. Era appena scesa dalla Valigia delle Indie, alla fine del suo percorso ‘europeo’. Neanche il tempo di guardarsi attorno, che già la donna era a bordo di una carrozza diretta al porto dove di lì a poco sarebbe salita a bordo di una nave diretta a Porto Said, in Egitto. L’attendevano – sola e senza compagnia maschile – altri 30mila chilometri di viaggio… Elizabeth Jane Cochran, nota con lo pesudonimo Nellie Bly, era partita da Hoboken, nel New Jersey il 14 dello stesso mese (dunque, ricorre oggi il 128 esimo anniversario dell’inizio del viaggio più lungo della Storia) con l’intento di battere il record stabilito da Phileas Fogg, il travel-gentleman uscito dalla penna di Jules Verne e protagonista de ‘Il giro del mondo in ottanta giorni’, romanzo edito nel 1873. Nellie sarebbe poi riuscita nell’impresa demolendo il precedente, virtuale, primato col tempo di settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi. Un trionfo della volontà che deve destare relativa meraviglia considerando l’indole audace e testarda di questa donna, la quale già in patria si era costruita una solida fama come giornalista-detective. Sotto falsa identità Nellie era entrata nelle fabbriche, nei sanatori, nei brefotrofi, negli istituti di carità, cavandone resoconti così impietosi da farla diventare un personaggio scomodo. Cinque anni dopo il suo giro del mondo, la Bly si sposò con il milionario Robert Seaman e lasciò il giornalismo, dedicandosi alla gestione delle ricchezze di famiglia dopo la morte del marito, avvenuta nel 1904. Dieci anni dopo, non si sa se gravata dai debiti o vinta dalla nostalgia per l’antica vocazione, tornò al giornalismo. Allo scoppio della Grande Guerra partì per l’Europa come corrispondente di guerra per The Evening Journal inviando reportage dal fronte russo e da quello serbo. Non dimenticò, comunque, di aiutare vedove e orfani. Tornata negli Stati Uniti un lustro più tardi, continuò a scrivere e a mobilitarsi per i più deboli, tra cui i bambini in difficoltà. Ritornò in seguito a scrivere articoli di cronaca. Si spense per polmonite all’età di 57 anni, il 27 gennaio 1922, al St. Mark’s Hospital di New York. Fu sepolta in una modesta tomba al Woodlawn Cemetery nel Bronx. Nel 1998 è stata inserita nel National Women’s Hall of Fame, un’istituzione statunitense creata nel 1969 e che ha come obiettivo onorare le donne che si sono distinte in campi quali le arti, l’atletica, gli affari, l’educazione, il governo, la filantropia e la scienza contribuendo allo sviluppo del loro paese.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Novembre 2017