Nello studio di Antonio
Il senso della gratitudine connota Sante Diomede, giovane poeta di casa nostra. Questa sua silloge, la prima forse, edita da Santelli, si chiude con una lunga lista di ringraziamenti. Diomede si rivolge con pari generosità sia ai perduti Maestri delle cose nostre, sia a chi ne ha raccolto il pesante testimone. Ma già nella ventina di liriche (con traduzione a fronte) di cui si compone ‘Paròle’ tale riconoscenza è esplicita. Diomede infatti non è grato solo verso le persone, come amici perduti per strada, nonni, donne-madri esemplari o personaggi di grande notorietà (Giuseppe Ungaretti, Pino Mango). Lo è pure con l’acqua, gli animali, i luoghi (Loseto), i luoghi dell’anima (la Via Francigena, la Val d’Aosta, un atèlier)… Ciò rende così variegata questa silloge che non fa specie di trovarvi persino alcuni haiku, fatto senza precedenti nel nostro idioma, a quanto ci risulta. Non mancano frecciate contro la crudeltà del Tempo e ricorrono acuti di polemica sociale. In quest’ultimi l’Autore sembra dar voce all’insofferenza, alla delusione dell’uomo della strada, e lo fa con così efficace colore che sembra di ascoltare comuni baresi alla fermata del bus. al mercato del pesce, al bar. Come catalogare tutte queste.. Paròle? A toglierci dall’imbarazzo interviene lo stesso Diomede, che in quarta di copertina pensa bene di tripartirle assegnandole a memoria, presente e poesia. Se a quest’ultima si vuole riconoscere il posto che spetta al futuro, il cerchio si chiude : Gli insegnamenti del Passato volgono la Poesia in vettore per oltrepassare questo sgangherato presente facendo quotidiano esercizio di speranza. La lezione del Passato è determinante nell’universo emotivo del Nostro. E’ il caso di ricordare che l’anno scorso con una lirica presente in ‘Paròle’ – ‘U stùdie d’Andonie’ – Diomede si è aggiudicato un Premio internazionale di poesia dedicato alla memoria di Mastro Bruno Pelaggi, poeta e scalpellino calabrese scomparso nel 1912. Lo studio di Antonio in questione era il laboratorio d’arte di un pittore, il nonno materno di Sante Diomede. Nella memoria del poeta una tela bianca poggiata sul cavalletto attende un segno di matita, un colpo di pennello. Tutt’intorno è odore di colore fresco che viene da tele dipinte su cui si posa, avido, lo sguardo di un bambino : una nave sperduta nell’immensità del mare, un frate, un cucciolo, il sole che batte contro una finestra oltre cui si stende un buio sgradevole… il volto di un pittore che si accende di una luce d’oro. Poi l’immagine si fa ricordo struggente nella memoria di un giovane uomo, infine scompare, come scippata dal fato.
Italo Interesse
Pubblicato il 18 Luglio 2019