Cronaca

Nessun allarme in Puglia per Zika, ma l’attenzione resta alta

Nessun allarme, ma solo attenzione. Anche nella regione Puglia è stata diffusa  una circolare redatta dall’Osservatorio Epidemiologico sul virus Zika, trasmesso attraverso la puntura di zanzare affette del genere Aedes. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’epidemia del virus Zika è da considerarsi “un’emergenza internazionale di salute pubblica”.  Una definizione che dovrebbe portare a una risposta coordinata sul piano globale a questo virus, diffuso dalle zanzare tigre, che è stato messo in relazione dalle autorità sanitarie a malformazioni nei neonati e che non ha un vaccino. Da Ginevra Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, ha confermato che: “Gli esperti sono concordi nell’affermare che una relazione causale fra l’infezione fra virus Zika in gravidanza e microcefalia” del bambino “è fortemente sospettata”, anche se “ancora non scientificamente provata”. Chan ha anche sottolineato che sono causa di preoccupazione “la mancanza di un vaccino e di test diagnostici affidabili e l’assenza di immunità nella popolazione delle aree mai toccate dal virus” ha evidenziando la “necessità di una risposta coordinata a livello internazionale per migliorare la sorveglianza, la diagnosi e le malformazioni congenite”. La diffusione del virus (isolato nel 1947 nelle foreste di Zika, in Uganda, in una scimmia Rhesus durante uno studio sulla trasmissione della febbre gialla), ha convinto il Ministero della Salute a predisporre una scheda informativa, sulla base dell’avviso del Centro Europeo Controllo Malattie Infettive, e un poster da esporre in corrispondenza dei punti di ingresso internazionali (porti ed aeroporti aperti al traffico internazionale). In Italia, infatti, il rischio è limitato ai viaggiatori internazionali diretti o provenienti dai Paesi nei quali si è diffuso il virus: Brasile, Capo Verde, Colombia, El Salvador, Guiana francese, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Suriname e Venezuela. Particolare attenzione è richiesta alle donne in gravidanza per le quali è consigliato, se possibile, il differimento del viaggio: l’infezione nelle donne gravide è potenzialmente associata a casi di microcefalia. Le raccomandazioni per coloro che si recano nei posti dove il virus si è diffuso sono molto semplici: usare prodotti repellenti per insetti, indossare abiti di colore chiaro e che coprano la maggior parte del corpo, dormire il luoghi protetti da zanzariere. Tuttavia il Ministero consiglia ai soggetti affetti da malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche, il differimento dei viaggi o, quantomeno, una attenta valutazione con il proprio medico curante prima di intraprendere il viaggio verso tali aree. Ai donatori di sangue e delle banche del seme che si fossero recati nei Paesi a rischio è richiesta la sospensione temporanea di 28 giorni. Eventuali sintomi che dovessero comparire a tre settimana dal ritorno vanno comunicati al proprio medico di famiglia. La maggior parte delle infezioni è asintomatica e la malattia si risolve spontaneamente dopo 2-7 giorni mentre il periodo di incubazione va dai 3 ai 12 giorni. Le infezioni sintomatiche sono caratterizzate da febbre lieve, artrite e artralgie, rush maculo-papulare, congiuntivite bilaterale e sintomi generali aspecifici.“Non c’è nessun allarme – dice Giovanni Gorgoni, Direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia – l’Osservatorio Epidemiologico ha redatto una circolare che abbiamo diffuso a tutte le Asl e agli Enti del territorio per avere una comunicazione uniforme, diretta e immediata. I cittadini che hanno dubbi o che devono recarci o provengono da uno dei paesi nei quali il virus risulta diffuso, possono fare riferimento al proprio medico di famiglia o al Dipartimento di prevenzione della propria Asl di appartenenza”.“In questo momento ci limitiamo ad alzare il livello di attenzione – dice Cinzia Germinario, Direttore dell’Osservatorio Epidemiologico regionale – i casi sospetti vanno comunicati al proprio medico mentre la diagnosi di conferma deve essere effettuata dal Centro Regionale di riferimento per le Arbovirosi. Tuttavia è bene sottolineare che in Italia non sono mai stati segnalati casi autoctoni, ma solo casi importanti: nel marzo del 2015 sono stati registrati su viaggiatori provenienti dal Brasile (3 a Roma e 1 a Firenze), risolti positivamente”.

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 3 Febbraio 2016

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