Cultura e Spettacoli

Nessuno tocchi Bambi

Nella Foresta Umbra  si trovano cartelli che invitano ogni rinvenitore di un cucciolo di capriolo a segnalare lo stesso ai Carabinieri Forestali ma senza sfiorarlo con un dito. Provvederanno i militi a studiare come dar luogo al ricongiungimento con la madre. Nel peggiore dei casi il cucciolo verrà allevato in una struttura apposita, con riserva di valutare se – una volta adulto – sarà il caso di reintrodurlo nell’ambiente naturale o di consegnarlo a qualche zoosafari. L’invito è giustificato dal fatto che, sopratutto nella faggeta della più grande foresta di Puglia, non è difficile scovare accucciati in mezzo all’erba alta piccoli di capriolo che sembrano abbandonati. In realtà l’abbandono può essere momentaneo da parte della madre che, confidando nella livrea mimetica del cucciolo e nel fatto che esso non ha ancora odore e quindi non può attirare predatori almeno finché non viene visto, si allontana in cerca di cibo. Succede allora che escursionisti o allevatori, pur animati dalle migliori intenzioni, credendo le bestiole abbandonate le raccolgano per consegnarla alla Forestale. Errore : una volta che l’odore dell’uomo rimane impresso sulla pelle del cucciolo, la madre non lo riconosce più e al piccolo allora non resta – nel migliore dei casi – che la sempre problematica sopravvivenza in cattività. I caprioli in questione vengono chiamati ‘caprioli del Gargano’. L’espressione è impropria. Sarebbe più corretto parlare di colonia autoctona, dunque garganica, del capriolo italico. Questa specie è presente in Italia sulle Alpi e sugli Appennini. Si tratta però di individui ibridati con caprioli centro-europei, introdotti negli anni settanta per ricolonizzare areali dove il capriolo italico stava scomparendo. Ultimamente si assiste alla lenta ripopolazione dei boschi del Parco del Ticino, dell’Emilia Romagna e della pianura padana nell’ambito del rimboschimento degli argini del Po realizzato con i contributi dell’Unione Europea. Ora si calcola siano circa mezzo milioni i caprioli allo stato brado. Solo in alcune sacche isolate è stato possibile conservare le caratteristiche dell’originale capriolo italico : i Monti di Orsomarso in Calabria, la zona meridionale della Maremma in Toscana, il Parco Nazionale del Gran Sasso, la tenuta di Castelporziano nel Lazio, i Monti della Laga in Abruzzo, il Parco dei Nebrodi (Sicilia), il territorio di Galati Mamertino in Emilia Romagna e, come detto, la Foresta Umbra (complessivamente un diecimila esemplari). Di qui l’importanza della colonia pugliese. Ma questo delizioso ungolato ha molti nemici anche da noi. Ai predatori storici come il lupo, l’orso, la lince, la volpe, il gatto selvatico, l’aquila e la martora si sono aggiunti i cani inselvatichiti. Per non dire dei solititi bracconieri.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Luglio 2019

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