Niccolò Catuzzi: “Bari, mi riempie il cuore ogni volta. Un Centro Sportivo anche qui”
A volte i sogni si realizzano e divengono realtà, altre volta si tocca con mano la memoria del passato che riaffiora nel presente e ti emozioni come se fossi un bambino piccolo o un atleta che piange di gioia per una vittoria o per una sconfitta. Lo scorso giugno a Parma è stato inaugurato ed intitolato il primo Centro Sportivo alla memoria di Enrico Catuzzi, ex allenatore delle giovanili del Parma, ricordato nella Città di Bari per le gesta sportive dei suoi ragazzi che nella stagione 81/82 sfiorarono la serie A e di questa impresa ne ha scritto un’opera intitolata ‘La Bari dei baresi ed altre storie’ il giornalista e scrittore Massimiliano Ancona. Ne abbiamo parlato a margine di una chiacchierata con Niccolò Catuzzi, il figlio maggiore di Enrico ma anche fratello di Martina, oggi attrice. Con Niccolò abbiamo ricordato alcuni episodi e lati umani di Enrico Catuzzi, papà e tecnico straordinario e toccato anche altri temi più recenti.
Nicolò ti aspettavi il successo del Museo del Bari e a riguardo del pallone donato che effetto ti ha fatto vederlo presente in mezzo a tanta gente?
“Senza questa pandemia sarei accorso personalmente ma non è stato possibile. Mi sono emozionato come un bambino, ringrazio mio zio perché questo pallone lo conservava lui. E con il suo avallo, tramite Fabio Attolico l’ho donato al Museo del Bari ed al presidente del Museo del Bari, Roberto Vaira che ringrazio insieme agli altri suoi soci, per averlo esposto. Un pallone che è stato autografato dai suoi ex giocatori biancorossi. Seppur a distanza ho ricevuto tanto affetto ed attestati di stima per quanto ha realizzato mio padre. Ringrazio anche per la gigantografia che hanno realizzato di papà, un’emozione incredibile. Vi svelo che prima che donassimo il pallone, mi contattò Fabio Attolico, grande appassionato ed amico, il quale mi spiegò della lodevole iniziativa e dopo averne parlato con mio zio Danilo, fratello di papà, abbiamo deciso di mettere a disposizione degli amici del Museo, un qualcosa che possa essere illuminato e messo a disposizione di tutti, che i tifosi ne possano fruire nella casa del Bari o dove sarà allestito il Museo. E non escludiamo che se troveremo altri cimeli, li metteremo a disposizione di una Città che lo ha amato e fatto sentire a casa”.
Raccontaci della doppia figura legata a tuo papà e quella di tecnico che ha lasciato un segno indelebile nel calcio.
“Premetto che oltre a mio zio Danilo, il suo primo tifoso è stato Lanfranco Catuzzi, nonché mio nonno, perché oltre ad essere stato calciatore ha allenato e gli ha inculcato quella passione e valori che poi ha trasmesso a noi e che lo ha fatto diventare il tecnico che avete ed abbiamo potuto apprezzare. Io sono il figlio più grande e dopo di me è arrivata Martina, mia sorella è nata proprio a Bari ed oggi è attrice di fiction e lavora a Roma. Come tecnico del Bari lo ho vissuto più dai racconti degli amici, in particolare modo dall’amico giornalista Massimiliano Ancona. Ma posso svelarvi qualche racconto ugualmente: ci fu una partita contro il Palermo ed il tecnico disse al suo vice ‘Ma questi giocano in 22, impossibile fermarli’, ma anche di trasferte dove la tifoseria avversaria applaudiva i nostri. Come tecnico era un anarchico, difficilmente si adattava ed era straordinariamente schietto. Non amava le regole, piuttosto ne faceva delle sue e le seguiva, riusciva a vedere cose che altri non vedevano andando spesso controcorrente. Come genitore era molto buono, poco presente per il suo lavoro, ma straordinariamente deciso e vigoroso nel farsi rispettare ed insegnare a rispettare a sua volta il prossimo. Io lo definivo il mio artista preferito. Inoltre vi racconto anche di un episodio: lui ha allenato anche un Foggia, nel 93-94’ che a fine girone di andata era nella zona nobile della classifica in A e che portò in semifinale di Coppa Italia battendo l’Inter, vi svelo che alla cena di Natale fu invitato anche Zeman al quale era subentrato per volere del diesse Pavone; il boemo ricevette una standing ovation, lui ne ebbe una più lunga e ne rimase visibilmente sorpreso, alla fine quella squadra retrocesse ma ha sempre dato tutto se stesso”.
A Parma è stato inaugurato lo scorso anno il primo Centro Sportivo alla sua memoria. Speri si possa realizzare anche a Bari, la sua città d’adozione calcistica?
“Un Centro Sportivo è sempre una bella conquista per lo Sport ed il Comune che lo rappresenta perché diventa un polo aggregativo. Nello specifico quello inaugurato a Parma è stato realizzato nella sua città nativa e dove ha anche risieduto sino ai suoi ultimi giorni è stato motivo di orgoglio ed attaccamento ulteriore Lessi una vostra intervista qualche stagione fa sulla possibilità di realizzarlo a Bari, ma il presidente De Laurentiis ha dato una risposta saggia perché si erano insediati da poco più di un anno. Certamente sarebbe molto bello e gratificante ma non chiediamo nulla, anzi ci tengo a precisare che il calore che abbiamo ricevuto da Bari e la sua tifoseria ci riempie il cuore enormemente. Per realizzare un Centro Sportivo, non è semplicissimo, oltre a dei costi, c’è tutto un iter burocratico tuttavia porta i suoi frutti. Al Centro Sportivo di Parma quest’anno si svolgerà il secondo Memorial dedicato a papà, con la partecipazioni delle squadre giovanili di serie A, anche del Milan di Pioli, con quest’ultimo che è stato un ex giocatore allenato da mio padre (insieme ai gemelli Zanoni e Legrottaglie, ndr) che è rimasto molto legato. Ecco, sarebbe bello, se a questa o ad altre edizioni, ci potrà essere anche una rappresentativa giovanile del Bari”.
Sai benissimo, quanto Sacchi si sia ispirato a tuo padre e lo hanno ricordato diversi tecnici di spessore, da Gasperini ad altri. Dicci la tua.
“Quando ha allenato il Bari non era ancora nato, ma mi è stato raccontato e per quello che sono riuscito a vedere che è stato precursore di un calcio offensivo che ancora nessuno aveva portato in Italia. Le sue squadre giocavano a calcio divertendosi e lo facevano in modo armonioso. Di Arrigo Sacchi mi è stato raccontato che quando papà allenava il Varese, andasse dietro una siepe a prendere appunti e vedere i suoi allenamenti. Sicuramente sarà stato fonte di ispirazione non solo per lui però fa parte dei giochi. Mi fa piacere che quanto ha portato al calcio mio padre, sia stato riconosciuto anche da grandi tecnici come Gasperini, di recente Angelo Gregucci, Pioli, e tanti altri addetti ai lavori”.
Il tuo augurio per il Bari e se c’è un tecnico dopo tuo padre che ti ha tanto entusiasmato.
“Il miglior augurio al Bari e la sua tifoseria è naturalmente quello di tornare a calcare il palcoscenico più importante della serie A, anche se prima dovrà conquistare la B e vincerla e che la promessa fatta dal presidente del Bari sul Museo del Bari, diventi presto realtà. Il tecnico che più mi ha entusiasmato è Antonio Conte, per la sua grinta e calcio che predilige che lo ha portato a trionfare con il Bari ed altrove”.
Marco Iusco
Pubblicato il 21 Gennaio 2022