Cultura e Spettacoli

Niceforo rise del demonio sconfitto

Quale tragedia quella dell’Hotel Rigopiano di Farindola. Unico conforto, in mezzo a tante lacrime, la salvezza di quei pochi. Le storie di persone intrappolate dentro un sepolcro di fatto e dallo stesso uscite vive non sono infrequenti : alcuni fra minatori, sommergibilisti e vittime di crolli hanno potuto raccontare la propria avventura. Una volta, agli inizi del secondo millennio, Bari rimase col fiato sospeso per una storia di questo tipo. Era il 1087, anno della traslazione delle reliquie di San Nicola e dell’inizio dei lavori di riconversione del Palazzo del Catapano nell’odierna Basilica. Furono, quelli, lavori di grande imponenza, come testimonia Niceforo, un monaco benedettino che di quei giorni fatali redasse una cronaca puntigliosa. Lavori condotti in condizioni di sicurezza molto precaria, come si conveniva a tempi in cui erano ancora di là da venire persino le Corporazioni di arti e mestieri, che tre secoli più tardi avrebbero soccorso i loro assistiti in caso d’incidente sul lavoro secondo gli spartani standard dell’epoca. Nell’anno Mille le morti sul lavoro erano all’ordine del giorno e non facevano notizia (molti ex voto rappresentano operai afferrati da Santi mentre precipitano da impalcature ; il che fa il paio con un’arguta considerazione di Jacques Le Goff, uno storico francese : “il miracolo nel medioevo occupa il posto della mutua”). La cronaca di Niceforo  contempla il caso di cinque manovali i quali, mentre lavoravano all’interno di una voragine pericolosamente a ridosso di un gigantesco masso (forse un frammento della volta di un ipogeo), si videro sepolti vivi dallo stesso macigno che di colpo era venuto meno. Con i mezzi di soccorso di oggi sarebbe stato uno scherzo sollevare quella lastra rocciosa, ma nell’anno Mille la tecnologia si chiamava pala e piccone. Niceforo parla di una toccante gara di altruismo : in cinquecento, coordinati da un ‘turmarca’ (un alto funzionario bizantino), si diedero a scavare, anche con le mani. Bisognava fare presto, l’aria là sotto doveva essere pochissima. Il calare del buio non fermò i caparbi soccorritori, benché ancora lontani dall’aprire un varco. Alla fine, la luce delle fiaccole illuminò il primo superstite mentre sporco, illeso e stralunato strisciava fuori da quel sepolcro. Poco dopo anche gli altri, altrettanto sani e storditi, si mettevano in salvo tra il giubilo collettivo. La cronaca di Niceforo della  ‘miracolosa’ salvezza dei cinque disgraziati si chiude con una gustosa considerazione a proposito della sicura stizza del Diavolo, il quale, responsabile della caduta del masso, dovette rimanere pesantemente sconfitto dalla prova di cristiana solidarietà offerta quel giorno dai baresi.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 26 Gennaio 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio