Nichilismo della speranza
E’ stato sottolineato come ‘Un borghese piccolo piccolo’, un film del 1977, trasposizione cinematografica ad opera di Mario Monicelli dell’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami, abbia di fatto segnato la fine del filone della commedia all’italiana, una commedia, come ha scritto Andrea Pergolari, “incarognita dal doversi fare i conti con tempi in cui è sempre più difficile vivere”. La pellicola di Monicelli, dunque, aveva dal datato nel suo dna. Lo stesso però non può dirsi per la trasposizione teatrale che Roberto Coniglio ha fatto del testo di Cerami. Visto l’incarognirsi dei tempi, la storia di Giovanni Vivaldi (il borghese piccolo piccolo) è di crescente attualità. Chi quarant’anni fa avrebbe immaginato che l’eccezione della morte violenta sarebbe diventata la regola anche per l’uomo della strada?… Tutto esaurito al Teatro Palazzo per l’inaugurazione della stagione teatrale con questa produzione Pietro Mezzasoma. Nel – non facile – adattamento teatrale di ‘Un borghese piccolo piccolo’ Coniglio frange la scena in tre ‘luoghi’ distinti (scene a cura di Gaspare De Pascali). Su queste tre isole si snoda, e nel rigoroso rispetto del testo almeno fin dove possibile, la dolorosa vicenda di Giovanni, Amalia e Mario. Nel disegno luci di Valerio Peroni il buio avvolge questo micro arcipelago, il che ispira l’idea che nella vita del protagonista sia eterna notte, cui solo la sistemazione impiegatizia di Mario regalerà lo spuntare del sole. Invece spunta una pallottola vagabonda nel corso di una rapina e nel giro d’un amen Mario non è più, e insieme a Mario non è più l’alba. Di lì a poco il dolore stroncherà la povera Amalia, precipitando Giovanni in una dimensione assoluta della solitudine. Per il povero micro-borghese è rimasto più niente in cui credere. Questa sensazione di vuoto, di nichilismo della speranza su cui il sipario cala come un sudario fa tornare in mente il caustico anticlericalismo di cui Monicelli intrise il suo film e che nella circostanza fu così ben rappresentato dalla scena dell’omelia funebre in occasione della morte di Amalia : Considerandosi ‘costretto’ a conoscere tutte le miserie umane, il sacerdote afferma che “l’unico giudizio possibile è un decreto di morte per l’intera umanità”. La vendetta di Giovanni ai danni dell’involontario assassino qui non assume connotati grevi. Ma la cattiveria, di Giovanni c’è tutta. Con un interpretazione importante Massimo Dapporto conferma d’essere l’unico grande figlio d’arte in Italia a non aver patito l’ombra del genitore. Accanto a lui si muovono (bene) Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Fabrizio Coniglio e Federico Rubino. Musiche originali di Nicola Piovani, costumi di Sandra Cardini. – Prossimo appuntamento di stagione al Teatro Palazzo, venerdì 7 dicembre con ‘Il padre’, con Alessandro Haber e Lucrezia Lante Della Rovere ; regia di Piero Maccarinelli, produzione : Goldenart Production.
Italo Interesse
Pubblicato il 21 Novembre 2018