Cultura e Spettacoli

Niente bacchetta per il Maestro Carella

La sua Canosa, dove nacque il 3 febbraio del 1888 (e dove si spense nel 1979), gli ha dedicato una via e alcuni edifici scolastici. Un atto dovuto, a detta di chi ancora ricorda l’operato di Mauro Carella o ne ha studiato l’azione pedagogica. Non fu il Nostro un insigne docente universitario, bensì un umile maestro di scuola elementare. Carella però fu un insegnante sui generis, che guardava avanti con cinquant’anni d’anticipo. Ispirandosi alle lezioni dei giganti del pensiero pedagogico italiano del primo Novecento, come Giuseppe Lombardo Radice e Giovanni Modugno, il Nostro affinò un metodo d’insegnamento che dovette lasciare sgomenti colleghi, Direttori didattici e Ispettori. Carella respingeva la tradizione del ‘compitino’ e del voto che ne fosse lo specchio ; così come respingeva la disciplina para-militare del cappello da somaro o dei colpi sulla mano inferti con la tradizionale bacchetta (odioso strumento che nelle aule in cui egli lavorò non ebbe mai posto). A suo modo di vedere l’alunno doveva essere lasciato libero di esprimere la propria spontaneità, di costruire la personalità rielaborando le nozioni apprese, piuttosto che farsene ottuso ‘consumatore’. Ad esempio, quando assegnava un tema a casa, sceglieva spunti che offrissero l’occasione per esprimere lo stato d’animo, per descrivere la natura, per aprirsi alla poesia non scritta ; di riflesso, Carella respingeva l’ottusità dell’esercizio mnemonico in favore dei più triti luoghi comuni della sapere nozionistico. Carella invogliava alla lettura, soprattutto. Fervente cristiano, scrisse agiografie per bambini ed elementari riduzioni dell’Iliade, dell’Eneide, della Commedia, de I Promessi Sposi e di Cuore. L’amore per i libri, in coerenza con l’idea che la comunità non potesse essere disgiunta dallo sviluppo di piccoli e giovani (specie se di disagiata condizione sociale), lo spinse a dare vita ad una biblioteca a Canosa. Del suo pensiero lasciò traccia in sette saggi pubblicati fra il 1940 e il 1950. Schivo e nemico della gloria, Carella non cercò mai i grandi Editori. I suoi primi sei saggi infatti (‘Il lavoro come problema educativo’, ‘Comunione d’anime’, ‘La lettura come formazione della personalità infantile’,  ‘Anime che si aprono alla vita’ e ‘Le mie ricchezze – testimonianze della mia vita di educatore’) furono stampate dalla Tipografia Casa del Sacro Cuore di Sant’Agata di Puglia. Solo l’ultima opera (‘Bisbigli d’anime’), non sfuggendo all’attenzione della più nota casa editrice nel mondo dell’insegnamento (La Scuola – Brescia 1950) conobbe la diffusione che meritava.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 3 Febbraio 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio