Nina, i pantaloni sotto la gonna
Una volta si diceva ‘portare i pantaloni’, che significava ‘fare l’uomo’ (esserlo, è altro paio di maniche), mentre le donne – destinate a ‘fare la calza’ – non potevano che indossare la gonna. Per cui ce ne voleva di coraggio da parte di quest’ultime, ancora nel primo Novecento, per vestirsi di carattere, indossare (metaforicamente) i pantaloni e mettere a cuccia il padron-maschio di casa. Da questo punto di vista quella di Nina, la protagonista dell’omonima pochade scritta da André Roussin nel 1949, è figura audace. Un’audacia però da circoscrivere : Nina non anticipa alcuna emancipazione femminile, al più rappresenta la possibilità che una natura forte ed egoista ha di imporsi su chiunque, indipendentemente dal sesso, dalla gonna o dai pantaloni. Nina, in fondo, resta quella che è, una donna superficiale e incostante, senza un briciolo di profondità di pensiero. Ma è proprio in questa assenza di ‘impegno’ che risiede la sua affascinante invulnerabilità, questo potere di dominare la scena persino quando è in quinta ad attendere il momento di entrare. ‘Nina’ è un po’ la fiera dell’imbecillità. Fra coniugi patetici, fatui gaudenti e tragicomici rappresentanti della Legge non sai a chi assegnare la palma del ‘peggio-messo’. Pur nella sua frivolezza, almeno Nina sa muoversi, trova morbidamente come far schioccare la frusta e mettere in riga un babbeo di marito e un vuoto a perdere di amante. Una figura tollerabile, in definitiva, la cui esistenza giustifica ancora oggi che si allestisca il capolavoro di Roussin. La più recente messinscena reca la firma di Maurizio Pellegrini che con la Compagnia Epos Teatro è stato in cartellone al Nuovo Abeliano l’ultimo fine settimana. Intorno a un irresistibile Maurizio Pellegrini (il povero marito di Nina) si muovono bene la pungente Rosa Sarti, uno svolazzante Massimiliano Mastroeni (l’amante) e i gustosi Marco Pezzella e Aldo Calò Gabrieli. All’interno di una scena dove un talamo rosso-peccato è avvolto da separé-specchiere e da tele d’autore adoperate a mo’ di carta da parati si dipana il frizzante intreccio. Un dipanarsi che non consente a nessuno di rifiatare, avvenendo a ritmi vertiginosi. Il che, se mette un po’ alla frusta persino la platea, lascia immaginare la fatica degli interpreti. Al termine, applausi calorosi e ripetute chiamate in scena – Prossimo appuntamento al Nuovo Abeliano : questa sera alla 21 con ‘Medea’, un allestimento di Areté Ensemble (rassegna Focus Puglia). Il testo di Euripide è qui adattato e diretto dagli stessi interpreti, Annika Strohm e Saba Salvemini (un progetto vincitore del bando di residenza Offx3 dello SpazioOff di Trento e finalista al Vd’A – Voci dell’anima 2011).
Italo Interesse
Pubblicato il 16 Marzo 2016