Cultura e Spettacoli

Nino Daniele, la fedeltà all’utopia

Ricorre oggi il 134° anniversario della nascita di Nino Daniele, un giornalista pugliese (era nato a Lecce) che visse il momento di massima notorietà durante il periodo della crisi fiumana. E’ noto che alla fine della Grande Guerra, Gabriele D’Annunzio si mise a capo di reparti ribelli del Regio Esercito (i Legionari) che occuparono la città di Fiume (sulla costa croata), allora contesa tra Regno d’Italia e il Regno serbo-croato-sloveno. Iniziata il 12 settembre 1919, l’occupazione durò sedici mesi, nel corso dei quali fu proclamata la Reggenza Italiana del Carnaro. Quando i ribelli si opposero al Trattato di Rapallodel 1920, che aveva definito la spinosa questione dando vita al momentaneo Stato Libero di Fiume, il governo italiano dovette ricorrere alla forza per sgomberare la città, il che avvenne durante il Natale 1920. Nel corso di quel convulso frangente, Nino Daniele svolse un ruolo di primo piano facendo da luogotenente al Vate, al quale già si era affiancato all’età di vent’anni prima della guerra italo-turca. L’aspetto curioso di questa collaborazione consiste nel fatto che Daniele, il quale aveva spiccate idee di sinistra, si adoperò a fondo per cementare la Reggenza Italiana del Carnaro avvicinando D’Annunzio ai tanti comunisti presenti fra i Legionari, nell’idea che il Vate rappresentasse una sorta di uomo della Provvidenza. A tale proposito scriveva : “La rivoluzione in Italia è matura. I comunisti hanno bisogno … d’un capo. Occorre trasformare in Bellezza il loro programma a volte ancor troppo arido. È necessario dare al comunismo un contenuto mistico, lirico, ideale… amalgamandolo col meglio di tutti gli altri partiti rivoluzionari, dal repubblicano sociale al sindacalista anarchico. Il comunismo è l’unica dottrina pronta, l’unico partito addestrato per l’assalto, per la conquista del potere e per la ricostruzione della società nazionale e mondiale su nuove fondamenta storiche”. In sostanza, il giornalista pugliese vagheggiava la creazione, con l’appoggio di D’Annunzio, di una sorta di movimento nazional-bolscevico, come quello allora in vita in Germania”. Il sogno si rivelò utopia, cui comunque Nino Daniele si confermò fedele sino alla fine. Prima il fallimento dell’impresa fiumana, poi l’avvento del fascismo resero il clima politico irrespirabile per Daniele, il quale a novembre del 1926 s’imbarcò per il Brasile. A San Paolo diresse il settimanale “Il becco giallo” e fu redattore de “Il Fanfulla” e de “Il Piccolo” ; fondò anche un giornale in italiano, “Diario Latino”. Nel 1928, sempre a San Paolo, pubblicò“D’Annunzio politico”, una raccolta di articoli pubblicati su “Il Corriere della Serain cui si raccontano le vicende dell’impresa fiumana e tutti i retroscena politici chel’accompagnarono. Tra il 932 e il 1933 Daniele diede alle stampe tre saggi : “L’eterna beffa dei Ciompi”, “Fiume o la repubblica bifronte” e“L’equivoco dell’antifascismo borghese”. Al rientro in Italia continuò l’attività giornalistica. Si spense a Luserna San Giovanni in provinciali Torino l’8 novembre 1967. – Nell’immagine, D’annunzio arringa i Legionari durante i giorni della Reggenza Italiana del Carnaro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 1 Marzo 2022

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