Cultura e Spettacoli

Nino, salvatore della patria

Facemmo conoscenza con Nino Taranto, cabarettista e parente alla lontana del suo mitico omonimo, in una singolare circostanza. Il 4 marzo di due anni fa al Nuovo Palazzo per la rassegna ‘Varietà’ era in cartellone ‘I promessi sposi’, atteso musical con Pino Ammendola, Antonio Casagrande e Denize Antonini. Ma per ragioni che non furono mai rese note, all’ultimo momento lo spettacolo saltò. S’immagini il panico degli organizzatori. Come sostituire nel giro di ventiquattr’ore uno show di qualità con altro di pari caratura? In questi casi se Lassù non hai qualcuno che ti ama sono dolori. Quegli organizzatori, però, dovevano essere ben ammanigliati col Cielo. Diversamente un Nino Taranto non si sarebbe presentato col suo spettacolo facendo sfracelli e senza procurare nel pubblico il benché minimo rimpianto ‘manzoniano’. Ci credereste? La situazione si è ripetuta giovedì scorso. Al Bravò, la piccola struttura di via Stoppeli il pubblico si aspettava una compagnia ingaggiata per mettere in scena ‘Lo zoo di vetro’ di Tennessee Williams’ e invece nulla, il malore di un’attrice tra capo e collo e una data che salta. Anche stavolta organizzatori con le mani nei capelli fino a che una pensata fina : Se a febbraio è nello stesso cartellone Nino Taranto, perché non provare a invertire le date?… Detto fatto, una telefonata, un assenso, un teatrante che da Roma prende al volo la Freccia d’Argento ed ecco di nuovo a Bari il comico romano (ma di sangue siculo) col suo ‘La mia donna è differente e quindi faccio tutto da me’. Ancora un successo e nessuno che a spettacolo finito abbia abbandonato la sala borbottando a proposito di Tennessee Williams. Con questo non vogliamo dare all’estroso teatrante del tappabuchi bensì del salvatore della patria. Ciò posto, veniamo allo spettacolo che vede di nuovo Taranto ingaggiare con l’altro sesso l’ennesimo delizioso duello ad ‘arma variabile’ (fioretto, spada, ascia…). La sensazione è quella della ‘ripresa’ senza numero di un match infinito. Il palcoscenico si fa ring. Nello spazio di un nove metri quadrati raccolti intorno a una sedia su cui siede sì e no due minuti, Nino Taranto si  muove con brio inesauribile e sicuro mestiere. Lo aiuta la facilità con cui cerca e trova l’interazione col pubblico. La constatazione ci stimola a riflettere : Avrebbe lo stesso cabarettista interagito altrettanto facilmente all’interno di un Petruzzelli? Di recente abbiamo seguito Maurizio Battista al Teatroteam ed Enrico Brignano all’Arena della Vittoria. E’ sorprendente come possono cambiare le cose con platee da mille, duemila, ventimila posti. Il rapporto col pubblico posizionato lontano dalle prime file è affidato alla virtualità di megaschermi. A quel punto passa poca differenza tra lo stare intruppati in mezzo a migliaia di persone e vedere le stesse cose davanti alla tv di casa. Per cui all’algida grandeur dei megacontenitori preferiamo l’intimità del ‘posticino’ come il Bravò (una realtà da cento posti), unica dimensione in cui l’arte del cabaret può brillare di luce autentica.

Italo Interesse


Pubblicato il 18 Dicembre 2012

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