Cronaca

No alle piattaforme petrolifere nel mare della Puglia

Salvaguardare l’ambiente e la biodiversità del mare Adriatico. Questo l’obiettivo del disegno di legge che intende bloccare nuove autorizzazioni ad effettuare ricerche petrolifere nell’Adriatico. A presentare le motivazioni che hanno portato alla proposta del disegno di legge, il Senatore Salvatore Tomaselli e il Segretario Regionale Sergio Blasi, durante una conferenza stampa, tenutasi presso la sede del PD regionale a Bari. L’intero mare Adriatico è sempre più oggetto degli interessi economici delle compagnie petrolifere di tutto il mondo, nell’area del  medio-alto Adriatico sono attualmente operative circa cinquanta piattaforme prevalentemente di fronte alle coste venete ed emiliane, e diverse piattaforme di estrazione del petrolio nell’area di fronte le coste marchigiane ed abruzzesi. Altre numerose piattaforme per l’estrazione degli idrocarburi potrebbero a breve diventare operative. L’esperienza degli ultimi anni fa riflettere su tutti i gravissimi pericoli a danno della sostenibilità ambientale, ma anche dello sviluppo economico, che possono derivare dall’installazione di infrastrutture che si occupano di estrazioni di idrocarburi in mare. “A seguito delle ulteriori autorizzazioni a trivellazioni nell’Adriatico –ha detto il Segretario regionale Blasi- il partito pugliese del PD è fortemente impegnato nel fermare il rilascio di questi permessi e soprattutto vuole il coinvolgimento dei territori interessati, nel procedimento di autorizzazione. Questi sono i punti fondamentali del disegno di  legge presentato in Senato dal Senatore Tomaselli , e da altri venti senatori del PD e di altri gruppi parlamentari.” La proposta normativa si compone di due articoli, l’uno vede il divieto di esplorazione del fondo marino, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico, l’altro l’abrogazione della legge novantanove nella quale si istituiscono i procedimenti con cui si rilasciano i permessi per le ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi in mare, escludendo le regioni interessate che vogliono insieme agli enti locali essere coinvolte. “Le motivazioni per cui il PD sostiene la battaglia che vuole inibire le autorizzazioni di nuove ricerche sono molteplici- afferma il Senatore Tomaselli- primo fra tutti l’idea di difendere una delle più straordinarie attività di sviluppo del mare: la pesca. Nel turismo poi vediamo una grande occasione di crescita non solo della Regione Puglia ma di tutto il Paese. Trovandoci in una situazione molto delicata, siamo sicuri che molto si possa ancora fare in termini di crescita nel settore turistico, per questo riscontriamo un’incompatibilità nelle trivellazioni e prospezioni petrolifere al largo della Puglia che andrebbero a distruggere l’immagine del nostro mare, e la crescita del settore turistico. Se questo disegno di legge verrà approvato interverremo su quello che già sta avvenendo a largo delle nostre coste, ovvero sondaggi geo-fisici che alterano l’ecosistema marino. Altra forte motivazione- conclude Tomaselli- è l’incompatibilità dei programmi internazionali di abbattimento delle emissioni di Co2 con l’idea che si possa ancora investire nella ricerca di idrocarburi. La Puglia ha già dato tanto esportando l’ottantotto per cento dell’energia che produce sul territorio: ci battiamo perché almeno il mare resti estraneo a tali insediamenti.” A farsi portavoce del ‘no’ pugliese a trivellazioni e prospezioni petrolifere a largo della Puglia, Onofrio Introna. Il presidente dell’assemblea pugliese ha infatti rivolto al sottosegretario dell’ambiente  l’appello a riconoscere le ragioni della ‘battaglia civile’ di istituzioni e cittadini contro le ricerche che le multinazionali stanno conducendo al largo delle coste adriatiche del Sud Barese e del Salento. Introna ha illustrato al sottosegretario  Fanelli una serie di atti che consentiranno di apprezzare le esigenze della salvaguardia ambientale sulle quali l’intera Puglia insiste da tempo e che hanno ottenuto larga adesione e consenso anche in sedi extraregionali. I Consigli delle Regioni che si affacciano sull’Adriatico si sono impegnate ad adottare un’iniziativa di legge al Parlamento, analoga a quella approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Puglia il 19 luglio 2011, un articolo unico che prevede il divieto di ogni prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque prospicienti le otto regioni adriatiche. L’iniziativa ha raggiunto Bruxelles, convincendo il commissario all’ambiente a sostenere l’opportunità di un protocollo di rigorose regole off shore estese a tutte le acque europee del Mediterraneo.
 
Giacoma Barcone
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 2 Dicembre 2011

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