Cultura e Spettacoli

Nobiltà del cinghiale…

Mentre da più parti si grida ‘dagli al cinghiale!’, c’è chi fa sentire una voce in controtendenza. ‘A cena col cinghiale’, di Mariella Ceglie (Edizioni La Matrice) raccoglie 25 fulminee odi. Così fulminee da essere avvicinate dall’haiku (accostamento non condivisibile). L’Autrice s’inchina dinanzi alla “nera fiera silvana”, “scrofa indomita” , “verro selvatico” e “bestia ecologica” (?), e tra le righe prende le distanze dal sentimento collettivo di recente emerso che in questo animale vuol vedere solo un mostro da eliminare scientificamente dimenticandone l’origine ‘nobile’.  Ciò non toglie che la Ceglie si manifesti sensibile alle lusinghe culinarie del cinghiale : “profumo di prelibata e regale pietanza”, “divina morbidezza delle tue polpe”, “arrosto di cinghiale, delizia dei sensi”… Solo una volta si lascia sfiorare dalla poesia : “Corri lasciando impronte / e lieve ti è il correre”… Un libro d’ardua valutazione.  Dicevamo prima di origine nobile. A tale proposito si dilunga Sandro Marano in sede di post-fazione. “Combattivo, astuto, fecondo”, il cinghiale rappresenta le energie della Madre Terra, Per questo era sacro a Greci, Celti e Romani. Il cinghiale di Erimanto fu abbattuto da Ercole in una delle sue dodici fatiche; l’immagine di un cinghiale ornava i vessilli  della XX legione Valeria Victrix, quella che tra l’altro costruì il Vallo d’Adriano ; il Cinghiale Bianco rappresentava l’Età dell’Oro presso i Celti (da cui la canzone di Battiato)… Che dire? In Rete circolano video agghiaccianti a proposito di cinghiali che caricano passanti ed escursionisti con esiti spesso mortali. Stante l’intoccabilità di questo animale, non resta che considerare l’unico rimedio possibile in caso di attacco: l’applicazione della strategia del torero. Il cinghiale sa attaccare in un solo modo: a testa bassa, come un rinoceronte, un ariete, un toro. Tale modalità riduce il campo visivo della bestia. Un uomo che abbia avuto la freddezza di non fuggire e di rimanere immobile in attesa dell’attacco, può schivare l’impatto all’ultimo momento con uno scarto improvviso. Condizionato dalla velocità e dal fatto di vedere male a causa della postura (che nella foga della carica comporta anche un notevole irrigidimento del muscoli del collo), il cinghiale non avrà modo di cambiare traiettoria o di sferrare in extremis un colpo ‘laterale’. Una volta andato a vuoto il primo attacco, forse per frustrazione, forse per una questione di animalesco rispetto verso un avversario ritenuto più forte, il cinghiale tende a non ripetere l’attacco, a condizione di non sentirsi minacciato o di vedersi preclusa ogni via di fuga.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 22 Gennaio 2019

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