Cronaca

Nodo ferroviario, la variante a sud realizzata con lo “scippo” dell’interramento nella parte nord

La priorità del nodo ferroviario di Bari è a nord del capoluogo non soltanto per ben 6 su 7 passaggi a livello a raso (tuttora privi di sottopasso o sovrappasso) che, interessando l’abitato di Palese e Santo Spirito, nel corso degli anni sono stati più volte causa di incidenti mortali per attraversamenti a rischio da parte di incauti pedoni che avevano tentato di varcare i binari passando sotto le sbarre abbassate di alcuni di detti pp.ll., ma soprattutto perché la tratta di Rfi a nord di Bari sarà – come è noto –  quella che entro il 2026 vedrà il passaggio dei convogli a velocità compresa tra i 200 ed i 240 Km orari, poiché sulla linea “Bari-Napoli” di Rfi sarà istituita la cosiddetta “Alta-capacità” ferroviaria. Ovvero, per dirla in maniera semplice, un passaggio nell’arco delle 24 ore molto elevato di convogli passeggeri e merci, che dovranno transitare necessariamente a velocità sostenuta per rientrare non solo nei tempi di percorrenza prestabiliti, ma anche per mantenere la frequenza prevista dei convogli su detta linea. Sta di fatto, però, che Rfi sta portando a termine un progetto (è di ieri la notizia dell’affidamento esecutivo delle opere in appalto!) che entro il 2025 risolverà i problemi del nodo ferroviario barese nella parte sud. Ossia quella riguardante la tratta “Bari-Lecce” di Rfi, che invece – come è pure noto – non risulterà interessata dalla cita “Alta capacità”, né presenta le criticità che sono tuttora presenti sui 4,2 km di binari della tratta ferroviaria “Adriatica” di Rfi, in corrispondenza dei centri abitati di Palese e Santo Spirito. Infatti, conla consegna da parte di Rfi alla ditta D’Agostino di Avellino dell’appalto per l’esecuzione  della variante ferroviaria a sud di Bari (circa 10,2 Km di nuovi binari da realizzare nell’entroterra in sostituzione dell’odierna linea tra Bari centrale e Torre a Mare) si è arrivati all’epilogo di una vicenda iniziata nel 2005 con uno studio di pre- fattibilità commissionato dalla Regione Puglia alla Progefer srlper risolvere i problemi del nodo ferroviario barese a nord ed a sud del capoluogo che, però, successivamente ha avuto sviluppi concreti solo per la parte sud, perché per la parte nord tale progetto, che prevedeva l’interramento dei binari in galleria o trincea, è stato – come si ricorderà – definitivamente abbandonato dal 2010. Ovvero da dopo la conferma a sindaco, per il secondo mandato, di Michele Emiliano che quello stesso anno, non solo “scippò” a Palese e Santo Spirito l’Autonomia comunale (praticamente auspicata a larghissima maggioranza (79% di “Sì”) dall’esito di un referendum consultivo regionale del 2009 ed anche dalla stessa Regione Puglia che – come è noto – aveva ammesso all’unanimità della competente Commissione il relativo ddl al voto dell’Aula, per l’approvazione definitiva), ma lo stesso Primo cittadino barese dell’epoca gettò anche le basi per “scippare” a queste ex frazioni i fondi europei e nazionali per risolvere un problema atavico, quello – per l’appunto – dei locali sette pp.ll. di Rfi. Ed è così che ora, mentre per le comunità di Palese e Santo Spirito si profila un destino molto simile a quello da “muro di Berlino” per la soluzione dei problemi presenti e futuri creati da Rfi, a Bari città, per la parte sud del “nodo” ferroviario, assistiamo a legittime (e finanche comprensibili e giustificate!) dichiarazioni di giubilo da parte dell’ex sindaco Emiliano (dal 2015 governatore della Puglia), ma anche dall’attuale Primo cittadino barese, Antonio Decaro, e  dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Giannini, per l’avvio dei lavori della variante ferroviaria a sud del capoluogo. Infatti, in concomitanza di tale notizia, Emiliano ha dichiarato: “Prende forma di quando ero sindaco di Bari l’idea di ricongiungere Japigia al mare eliminando i binari delle Ferrovie dello Stato facendoli scorrere lungo la linea Sud-Est e poi verso Triggiano”. Mentre Decaro ha esclamato: “Finalmente entrano nel vivo i lavori per la realizzazione del nodo ferroviario di Bari, un’opera strategica che la città attende da più di 10 anni e che per tanti motivi rappresenterà una svolta per la nostra comunità” e Giannini ha sottolineato: “Oggi finalmente prende forma un’opera importantissima dal punto di vista trasportistico e urbanistico del valore complessivo di circa 390 milioni di Euro”.Ossia, quei 390 milioni di Euro che la Regione Puglia ed il Comune di Bari nel 2010 nell’ambito del nodo ferroviario barese avevano rivendicato per risolvere la priorità della parte nord del “nodo” anche perché interessata dal progetto dell’Alta capacità per la “Bari-Napoli”, ma che successivamente con una “motivazione tecnica” a dir poco paradossale (oltre che, forse, anche ridicolo!), ovvero “troppo costosa” per la sua realizzazione, fu abbandonato il progetto di interramento dei binari nella parte nord per privilegiare il “collo d’oca” o “variante” ferroviaria nella parte sud di Bari, dove non esisteva allora (e non esiste tutt’oggi) alcuna priorità, se non quella urbanistica. E, quindi, dei palazzinari baresi che devono cementificare sulle aree acquisite, o da acquisirsi, che entro il 2025 saranno liberate in zona Japigia dal fiume di ferro di Rfi. Ma alla sempre più bistrattate periferie baresi di Palese e Santo Spirito in cambio dello “scippato” interramento dei binari cosa è stato dato, oltre – ovviamente – al citato “muro” che entro il 2026 prenderà il posto dei pp.ll. ed a qualche futuro sovrappasso e sottopasso di dubbia agevolosità per i residenti? Sicuramente l’illusione di un futuro, ma alquanto utopistico (e comunque sicuramente più costoso dell’interramento), aggiramento dei binari che, nelle more illusorie, sarà realisticamente “sostituito” da obbrobriose soluzioni già progettualmente in itinere dal 2016. Quindi, per paleini e santospiritesi, forse soltanto l’Autonomia comunale è verosimilmente meno utopistica della variante esterna dei binari di Rfi promessa negli ultimi tempi dal Comune di Bari, per “ammorbare” la cittadinanza allo scempio dei “muri” che prenderanno prossimamente il posto dei sette locali passaggi a livello di Rfi.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 17 Luglio 2020

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