Cronaca

Non c’è pace in agricoltura: la ‘Xylella’ sta arrivando…

Strano, ma vero: l’unico problema della Puglia intera continua a essere la ‘Xylella Fastidiosa’ che, senza troppa fretta, sta allargando i suoi tentacoli per colpire e seccare non solo gli ulivi del Salento. I giornali locali non demordono sul tema, alternando notizie di pandemie e omicidi vegetali con lievi tocchi da psicodramma sul procurato allarme, sugli ispettori che prelevano e indagano. E infine sui poveri agricoltori disperati a causa di un’epidemia che non si ferma mai e che, forse, mai si fermerà. Arrivando a toccare –chissà – l’Europa tutta fino a interessare il Don Brown di turno. In ballo c’erano e ci sono ancora finanziamenti milionari da spartire bellamente, tenendo altissima la ‘suspense’ tra gli olivicoltori, certo, ma anche tra chiunque abbia interesse diretto o indiretto che al momento, magari, non hanno visto ancora il becco d’un centesimo, università e centri studi o ricerca compresi. Senza contare, s’intende, i vari passaggi curati dalle amministrazioni pubbliche sempre in prima linea con sindaci, assessori, esperti e studiosi della materia agricola, aziendale e agronoma. Tutto fa brodo, cioè fa olio in una stagione che ha visto l’oro giallo già di per sé salire alle stelle come non era accaduto mai, in passato. Insomma, il dubbio atroce è che tutto ciò –e anche altro…- che continua a danzare attorno alla ‘Xylella’ di stampo-appulo altro non sia che un brutto scherzo inventato da chi – ma questo speriamo sia fantascienza – ha creato in laboratorio una malattia vegetale. Un’invenzione per spillare un mare di quattrini pubblici a chi, magari, non sa più come investirli. Quattrini pubblici e tanti, come emerge dai dati dall’Unione Europea e di governo locale e nazionale. E sarà anche bene ricordare che questa, per quanto nera come il carbone, sia un’ipotesi avanzata fin dal primo momento dagli investigatori delle procure investite – Lecce per prima – allo scopo, appunto, di capire come possa spuntare un batterio-killer così permeabile, quasi perfetto, quanto sfuggente e camaleontico. Si tratta di scoprire, per dirla senza infingimenti, se ci sia stato lo zampino di qualche ‘scienziato pazzo’ in grado di diffondere un virus che, poi, avrebbe richiesto l’intervento di università, centri studi e tutto quanto appresso, come detto sopra, per capirne radici e rimedi. Con tanto di fondo spese annesse e connesse, si capisce. E come in un disegno preordinato, adesso si parla di diffusione del batterio in un Nord-barese che, quasi quasi, pareva aspettarla a braccia aperte, la malattia-simbolo dei nostri ulivi secolari. Ora, infatti, si straparla di monitoraggi che la Regione Puglia sta effettuando in agri di Conversano, con gli ispettori dell’agenzia Irrigui e Forestali come sempre in prima linea proprio per impedire altri ulivi ammalorati. In particolare, la diffusione dell’infezione in aree diverse da quelle originare come fosse una sorpresa, per tenere sotto adeguato controllo il fenomeno. Ma perché, scusate, Conversano e non per esempio, Martina Franca, Monopoli, Rutigliano o Alberobello, dove pure le piante infettate o da infettare non mancherebbero? Cioè, per quale motivo non si è andati di corsa a controllare zone di Terra di Bari che hanno un ecosistema unico, geograficamente parlando, all’interno della estesa e variegata Valle d’Itria? Domande ancora senza risposta e che quasi sicuramente tali resteranno, perché nei gialli di ‘Serie B’ le domande semplici restano sempre senza risposta per correre dietro, si sa, a teoremi difficili da decifrare. Speriamo solo che non si verifichino altre strane sviste nello studio, geografico e non, di un batterio e conseguente epidemia che potrebbero determinare, alla fine, solo l’arricchimento di equipe, studi, centri ricerche e similari com’è già accaduto altre volte nel sempre più martoriato settore agricolo pugliese.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 7 Novembre 2017

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