Cultura e Spettacoli

Non è morta la controra

Esistono cose che solo un diluvio universale potrebbe cancellare. Si stravolgano pure ritmi e costumi, si sotterrino valori sotto palate di fango, il risultato sarà che certi ‘colori’ a differenza di altri restano, almeno da noi. Sono duri a morire perché le cose ne sono impregnate, non solo rivestite. Prendi la magia della controra, questa quiete da siesta che dà di basso Mediterraneo e Sud del mondo. La controra è qualcosa di più di strade spopolate, è senso d’indolenza irresistibile, tutto nostrano, che avvolge e intriga. Basta allontanarsi di una decina di chilometri da Bari per assaporarla intorno alle 14 nei piccoli centri che costellano il capoluogo. Triggiano, per esempio. A farci pensare alla controra è stato ‘Ci vediamo…’, un libro di recentissima edizione curato da Giuseppe Pavone e Vincenzo Velati i quali coordinano il lavoro di una ‘squadra’ di giovani fotografi sguinzagliati per Triggiano col compito di ‘fermare’ i luoghi del tempo libero e dell’aggregazione sociale. Sessantasei scatti che, forse involontariamente, condividono un interrogativo : dov’è la gente? La sala giochi ritratta esternamente da Franco Altobelli e, internamente, da Alessandro Cirillo trasmette un senso di stop e di silenzio. Non si vede un giovane. Come non si vede un lettore nella Biblioteca Comunale (Gianni Leone), un avventore nel bar (Giuseppe Pavone), un cliente al centro commerciale (Michele Roberto), un disgraziato alla mensa sociale (Gianni Zanni), un bambino ai giardini pubblici (Linda Capriati e Mimmo Messa), uno sfaccendato in piazza (Berardo Celati), un solitario in villa (Rosaria Pastoressa), un calciatore o un tifoso al campo sportivo (Antonella Costanza). Luoghi lindi ed efficienti che non sanno d’abbandono o fuga in massa, luoghi pieni di pazienza e di fiducia, perché finita la controra, il tempo sin lì rarefatto  tornerà a scorrere. In controtendenza, si muovono invece gli scatti di Teresa Gernone e di Cosmo Laera. Se la prima si sofferma sulla capacità di ‘coagulazione’ sociale che dimostrano le scuole (di danza, cucina o canto), il secondo ritrae qualcosa che somiglia al risveglio dalla controra. Intorno a rondò, autovetture si ‘muovono’ frenetiche (astuzia di un largo tempo di posa) in contrasto con la stasi di pedoni stralunati. Poi – fotogramma successivo – altre auto in circolazione attorno ad altro rondò stanno come cristallizzate per azione di un immaginario fermo-immagine. Premendo il play dello stesso telecomando si potrebbe tornare all’immagine precedente  ; e, volendo, si può andare anche oltre attivando l’avanti-veloce… Una specie di gioco. Un gioco stupidamente tecnologico. Che ne sa questa Scienza irridente e spocchiosa, così volgare e cieca della forza magica che si cela dietro la controra? Sa niente. E ancora meno sa di quanti pochi grani di sabbia le avanzano nella strozza della clessidra.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Maggio 2013

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