Cronaca

“Non è vero che siamo d’accordo sul ddl dei portaborse”

Contrariamente a quanto qualcuno della Regione vorrebbe far credere sulla posizione dei penta stellati pugliesi al disegno di legge che consentirebbe ai gruppi politici regionali di accaparrarsi dall’esterno ed a chiamata diretta i portaborse dei consiglieri, il punto di vista del M5S su tale ddl è ben altro. Infatti, è stato lo stesso gruppo pentastellato della Regione che, con una nota, ha smentito le voci fatte circolare i giorni scorso nel Palazzo di via Capruzzi con cui si sosteneva che la proposta di legge sui portaborse era condivisa in maniera unanime da tutte le forze politiche presenti nell’Assemblea pugliese. E quindi anche dai “Cinque stelle”. In particolare, a smentire in maniera categorica tali affermazioni è stata il capogruppo del M5S alla Regione, Antonella Laricchia, che ha usato parole dure nei confronti di chi tenta di ingannare l’opinione pubblica pugliese, facendo affermazione non veritiere a riguardo della posizione del partito di Beppe Grillo sul ddl della maggioranza per i portaborse dei consiglieri. “Non è affatto vero che il Movimento 5 Stelle è d’accordo con questa legge per l’assunzione dello staff ” ha dichiarato senza mezzi termini Laricchia nella nota diffusa dal gruppo regionale e, continuando, ha spiegato: “A prova sono i nostri sei emendamenti che hanno come obiettivo quello di assicurarci che le forze politiche ricorrano ad esterni solo per assicurare la buona qualità del lavoro del gruppo e non per rispondere a logiche clientelari. Vogliamo inoltre scongiurare l’abuso di assunzioni esterne, che non siano giustificate da una effettiva esigenza dei gruppi di avere personale con alte qualità professionali”. Poi, sempre con lo stesso comunicato, i penta stellati pugliesi hanno chiarito il contenuto dei propri emendamenti al ddl per i portaborse, ma – si sottolinea nel comunicato –  “bocciati dalla Conferenza dei Capigruppo”. Questi nel dettaglio i sei emendamenti del M5S: uno vieta l’assunzione di parenti e affini fino al 4° grado; ben due per sancire maggiormente l’obbligo di rendicontazione; un altro che obbliga il Presidente di ciascun gruppo a presentare, entro dieci giorni dalla composizione dello staff, una relazione al Presidente del Consiglio che giustifica la composizione dello staff ed i motivi di eventuali assunzioni esterne che, però, devono essere adeguate alla natura dei compiti e alle attività istituzionali che spettano ai gruppi; un  sesto ed ultimo emendamento prevede inoltre la riduzione del 50% del budget corrispondente a tutti quei consiglieri che ricoprono anche la carica di assessore o fanno comunque parte dell’Ufficio di Presidenza e che, quindi, hanno già a loro disposizione altro personale, per cui dovrebbero usufruire in maniera minore della somma a loro disposizione per i portaborse. “Purtroppo – rilevano nella nota i pentastellati pugliesi – i nostri emendamenti nella Conferenza dei Capigruppo non sono stati troppo apprezzati”. Ed aggiungono: “Di conseguenza noi ci siamo rifiutati di firmarne la presentazione. La legge che arriva oggi in discussione pertanto è a sola firma dell’Ufficio di Presidenza. Una legge indubbiamente necessaria, perché senza di essa non sarebbe possibile creare lo staff del gruppo con segretario, contabile, legislativi ed esperti di comunicazione, ma che non deve diventare l’occasione per elargire clientele”. Per poi concludere: “Noi ci opporremo, pertanto, con tutte le forze, in Commissione e in Aula, così come già fatto in Conferenza dei Presidenti, a questa legge. E ci auguriamo che i partiti possano assumere un atteggiamento diverso rispetto a quello tenuto nella conferenza dei capigruppo, votando favorevolmente ai nostri emendamenti, che impedirebbero l’assunzione di portaborse con soldi pubblici al fine di avere come obiettivo ultimo esclusivamente la qualità del lavoro dei gruppi consiliari.” Obbiezioni, queste, che evidentemente non fanno una grinza ai fini di una maggior trasparenza e tutela dell’interesse pubblico, rispetto all’elasticità di norme che nelle pieghe di una legge troppo vaga e superficiale potrebbero favorire abusi e clientelismo sin troppo evidenti. Peccato però – rileva qualche addetto ai lavori della politica – che alcune delle limitazioni e precisazioni, che il gruppo dei penta stellati pugliesi vorrebbe introdurre con emendamenti al ddl sui portaborse, non siano stati fatti propri, sia pur in via autoregolamentativa, da parte di alcuni noti esponenti parlamentare dello stesso M5S, che per i loro portaborse hanno fatto, invece, ricorso a parenti od a clientele di partito, quali di fatto sono candidati non eletti o attivisti dello stesso Movimento. E ciò nonostante, in precedenza, sulla Rete era stata diffusa la notizia che per i portaborse dei parlamentari il M5S avrebbe proceduto con una rigorosa selezione basata unicamente su competenza e meriti di natura non partigiana. Sarà così anche alla Regione, qualora la nuova legge sui portaborse dovesse essere approvata senza gli emendamenti dei penta stellati pugliesi? Se accadesse ciò dopo le innanzi riferite obbiezioni, sarebbe davvero un clamoroso autogol. Infatti,  vedremo se gli esponenti regionali pugliesi del Movimento di Grillo, contrariamente ai loro colleghi parlamentari, saranno in seguito coerenti tra quanto affermato prima dell’approvazione della legge sui portaborse e quanto faranno dopo l’approvazione della stessa. E prescindendo dal recepimento, o meno, dei loro stessi sei emendamenti.

  

Giuseppe Palella


Pubblicato il 10 Ottobre 2015

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