Cultura e Spettacoli

Non erano quelli i diari del Führer

Il 22 aprile 1983 il settimanale tedesco Stern annunciava di essere entrato in possesso dei diari, fino a quel momento segreti, del dittatore nazista dal 1932 al 1945

La storia della letteratura considera non poche bufale. Il sito di letteratura Literary Hub tratta sommariamente una decina di casi di opere false di autori famosi o addirittura inesistenti. – 1760: Il professor James Macpherson dell’università di Edimburgo annuncia di aver trovato e tradotto ‘I Canti di Ossian’, frammenti di un’epopea tradizionale gallica, paragonabile per importanza a quella degli antichi greci, e scritta da Ossian, una sorta di Omero celtico (l’autore invece è lo stesso Macpherson). 1796 : Fa scalpore il caso di ‘Vortigern e Rowena’, una presunta tragedia di Shakespeare in realtà scritta da William Henry Ireland, figlio di Samuel Ireland, un intagliatore londinese appassionato di Shakespeare. 1894 : Un poeta sperimentale francese di nome Pierre Louÿs riferisce di aver scoperto gli scritti di una poetessa greca del VI secolo, contemporanea a Saffo: le poesie sono state incise su una tomba a Cipro, e il nome della poetessa è Bilitis. 1951 : A New York l’editore Samuel Roth dà alle stampe ‘Mia sorella e io’ di Friedrich Nietzsche, scritto in realtà da un anonimo. 1972 : Iniziano a comparire su alcune riviste di poesia statunitensi, come la American Poetry Review , le poesie di Araki Yasusada, un sopravvissuto alla bomba atomica sganciata su Hiroshima. L’accoglienza del pubblico è eccellente. Ma nel 1996 la rivista accademica Lingua Franca rivela che il vero autore è il poeta ed editore Kent Johnson, il quale aveva anche inventato l’esistenza di Yasusada. Infine il caso dei falsi diari di Hitler. Quest’ultimo merita un apprendimento, anche perché ricorre oggi il quarantesimo anniversario dell’annuncio da parte del settimanale tedesco Stern d’essere entrata in possesso dei diari segreti del dittatore nazista, scoperti dal giornalista Gerd Heidemann. Questi sosteneva di averli acquistati dal pittore Konrad Kujau per la cifra di 9,3 milioni di marchi. Secondo la testimonianza di quest’ultimo, i preziosi diari facevano parte di un gruppo di documenti recuperati dalla carcassa di un Junkers Ju 352 precipitato poco prima della fine della seconda guerra mondiale nell’aprile 1945 a Börnersdorf presso Dresda. Inizialmente tre autorevoli studiosi, Hugh Trevor-Roper, Eberhard Jäckel e Gerhard Weinberg, interpellati, ritennero autentici i diari. Il materiale però poté essere esaminato anche dal laboratorio della polizia scientifica dell’Archivio Federale di Germania, oltre che da alcuni specialisti svizzeri di San Gallo. La tecnologia mise subito a nudo l’imbroglio. L’analisi chimica dell’inchiostro e della carta e la presenza di poliestere – materiale realizzato solamente dopo il 1953 – provarono che i diari risalivano sicuramente a un periodo successivo alla seconda guerra mondiale, e quindi non erano compatibili storicamente (carta e inchiostro, peraltro di qualità scadente, venivano da Hong Kong). A parte il fatto, che ad un più attento esame, balzò agli occhi che il contenuto dei diari era facilmente riconducibile a fonti bibliografiche già esistenti, che le inesattezze storiche erano sconcertanti e che la calligrafia, mal contraffatta, corrispondeva solo superficialmente a quella di Hitler. In una successiva conferenza stampa Trevor-Roper e gli altri due storici annunciarono che dopo una più attenta riflessione avevano cambiato idea. Alla fine emerse che l’autore dei falsi era Konrad Kujau, il quale in passato aveva guadagnato parecchio realizzando copie di quadri di Hitler, della cui calligrafia era divenuto un abile contraffattore. Travolti dallo scandalo, i capi redattori di Stern, si dimisero. Kujau e Heidemann vennero arrestati e processati per frode e poi condannati nel luglio 1985, il primo a quattro anni e sei mesi, il secondo a 4 anni e 8 mesi.

Italo Interesse


Pubblicato il 22 Aprile 2023

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