Non respirava senza il permesso del Duce
A margine delle commemorazioni del 25 aprile non si può dimenticare il poco edificante spettacolo del 29 aprile, giorno in cui a Piazzale Loreto i cadaveri di Mussolini, della Petacci e di una quindicina di gerarchi furono esposti al pubblico ludibrio. Tra quei cadaveri c’era anche quello di un pugliese. Achille Starace era nato a Sannicola di Lecce il 18 agosto 1889. Per otto anni fu Segretario del Partito Nazionale Fascista, ruolo nel quale riuscì solo a coprirsi di ridicolo. Motivo per il quale venne poco a poco allontanato dalla vita politica. All’entrata in guerra Starace partecipò alla campagna di Grecia. Ferito, venne rimpatriato. Appena in Italia venne rimosso da ogni incarico per ordine di Mussolini (si dice per commenti negativi sulle deficienze dell’esercito palesatesi in Grecia). Dopo l’8 settembre aderì alla Repubblica Sociale Italiana, nella quale ancora restò emarginato da ogni incarico politico. La mattina del 29 aprile del ’45 Starace, rimasto ottusamente fedele allo spirito fascista, era uscito di casa in tuta da ginnastica per recarsi in un vicino parco a compiere i quotidiani esercizi ginnici. Incrociò alcuni partigiani i quali, avendolo preso per un sosia dell’ex gerarca, lo apostrofarono bonariamente : ‘Starace dove vai?’. La serafica risposta (‘Vado a prendere il caffè’) insospettì quegli uomini. Avvicinato, Starace non negò la propria identità, forse credendosi al sicuro a causa della sua prolungata uscita di scena. Quelli lo condussero nel Politecnico dove lo sottoposero ad un processo sommario che si chiuse con la condanna a morte. Venne così messo su un autocarro scoperto che girò a lungo per la città. L’ex Segretario fu sottoposto ad una gogna itinerante : insulti, sputi, sassi e persino materiale organico. Lo portarono in piazzale Loreto dove nel frattempo erano stati appesi alla pensilina di una stazione di servizio i cadaveri del tiranno, della sua compagna e di quindici repubblichini. Non intimorito, si irrigidì nel saluto romano (l’ultimo della sua vita ed eseguito, possiamo facilmente immaginare, alla perfezione, ovvero con braccio levato di 170° rispetto al busto, proprio come egli stesso aveva stabilito nello stilare il decalogo comportamentale del fascista perfetto). Poco prima che la scarica lo abbattesse, raccomandò :’Fate presto!’ Il suo cadavere sarebbe rimasto lì se, appena dopo, il corpo di Francesco Maria Barracu, alto esponente delle RSI, appeso per i piedi come tutti gli altri, non si fosse staccato dalla corda. Vogliosa di altro ‘spettacolo’, la folla pretese che il posto di Barracu fosse preso da Starace. E così il povero Starace, che per anni Mussolini aveva rifiutato di incontrare, ritrovò in extremis l’onore – sia pure a testa in giù – di essere a fianco dell’uomo “senza il cui permesso non osava respirare” (l’espressione è della figlia).
Italo Interesse
Pubblicato il 29 Aprile 2015