Non sarà facile la riunione odierna della direzione del Pd pugliese
Non sarà di certo una riunione “facile” quella della direzione del Pd pugliese in programma per oggi, venerdì 28 giugno, durante la quale il segretario regionale, Marco Lacarra, dovrà provare a ricomporre le diverse anime presenti nel partito all’interno della segreteria. Ma dovrà soprattutto sciogliere il nodo delle primarie per il candidato presidente alle prossime regionali, tra chi vorrebbe che si svolgessero al più entro la fine dell’autunno e chi, invece, nel partito chiede che si facciano agli inizi del 2020, in sintonia con i filo-vendoliani dell’Associazione “La giusta causa”. Però, all’ordine del giorno della direzione c’è anche l’analisi dell’esito elettorale pugliese delle recenti europee ed amministrative, dove i risultati del Pd sono da ritenere soddisfacenti per le elezioni dei Primi cittadini ed il rinnovo delle Assemblee di molti dei Comuni pugliesi in cui si è votato, a cominciare da quelli più importanti di Bari e Lecce, ma di contro c’è da registrare anche il disastroso risultato del partito alle europee, dove il Pd è risultato terzo dopo M5S e Lega, riportando nella nostra regione una percentuale di parecchio inferiore a quella della media nazionale, attestatasi al 22,4%. Un dato, quello del Pd pugliese alle europee, che in previsione delle regionali del prossimo anno dovrebbe far riflettere i vertici regionali di detto partito, sia sulla strategia elettorale che sulle candidature. Anche se queste, alla fine, – come è noto – sono strettamente correlate. Il segretario Lacarra, comunque, ha anche altri problemi da affrontare nella direzione del Pd pugliese che sono quelli legati alla mancata riconferma al Parlamento di Bruxelles dell’unico esponente pugliese uscente, la foggiana Elena Gentile, che è con i suoi oltre 77mila voti, di cui più di 50mila ottenuti solo in Puglia, è risultata prima dei non eletti, restando esclusa per una manciata di voti (meno di cinquecento) che l’hanno lasciata sotto l’ultima degli eletti del Pd nella circoscrizione meridionale, la campana Pina Picerno. Però, il problema più importante che la Lacarra dovrà affrontare resta comunque quello delle prossime elezioni regionali, per le quali occorre definire programma, strategia e nome da candidare alla guida della coalizione. Ed è proprio sulla scelta del nome da presentare a capo della coalizione di centrosinistra alla Regione che la situazione diventa controversa all’interno del Pd stesso, prima ancora che nella coalizione. Infatti, già dall’interno del partito il governatore uscente, Michele Emiliano, è messo in discussione dalla parte politica che, per i suoi primi quattro anni di gestione della Regione, non gli riconosce un’ottimale azione di governo. Anzi, sotto certi aspetti si mostra, forse, addirittura più critica delle opposizioni. Per non parlare, poi, delle accuse rivolte ad Emiliano sullo spostamento a destra dell’asse politico del governo regionale, avvenuto non solo con l’ingresso nell’esecutivo del consigliere Gianni Stea, eletto nel 2015 nelle fila del centrodestra e da meno di un anno passato in maggioranza per la ricevuta nomina ad assessore all’Ambiente, ma anche per le diverse nomine di sottogoverno effettuate a note figure con un passato a destra e dal quale sono poi usciti perché non più ricandidati, come nel caso dell’ex sindaco e deputato forzista di Bari Simeone Di Cagno Abbrescia, nominato lo scorso anno alla presidenza di Aqp, o perché non più rieletti, come nel caso dell’ex senatore barese di Fi Massimo Cassano, da gennaio scorso nominato dal governatore a commissario dell’Arpal, dimenticando diversi altri ex esponenti di centrodestra nominati, sempre da Emiliano, in posti minori del sottogoverno regionale. Insomma, i contrasti da dirimere all’interno della tradizionale maggioranza di centrosinistra e del Pd pugliese in particolare è tra chi contesta la ricandidatura di Emiliano, perché ritenuto un presidente troppo accentratore sul versante della gestione amministrativa della Regione e troppo sbilanciato a destra sul versante delle alleanze politiche. E, quindi, lo si accusa di essere un governatore poco politico, ma molto legato alla pura e semplice “gestione del potere per il potere”, prescindendo da elementi politici valoriali e di programma. Sono in questo modo, infatti, si giustificherebbe – secondo gli anti-Emiliano – il mantenimento in Giunta dell’assessore all’Agricoltura Leo Di Gioia, che per le scorse europee si è dichiarato apertamente sostenitore del partito di Matteo Salvini. Da canto suo Emiliano si difende affermando di essere sempre fedele ai principi del centrosinistra e del Pd, ma che per ragioni di opportunità politica occorre consolidare il fronte anti-leghista, sottraendo “terreno” e, quindi, uomini e consensi al centrodestra pugliese, come e quando si può. D’altronde, lo schema di coalizione a cui sta sicuramente pensando Emiliano, qualora fosse ancora lui a capeggiare il centrosinistra alle prossime regionali, è sicuramente quello già sperimentato a Bari da Antonio Decaro alle amministrative dello scorso 26 maggio. Uno schema che – come è noto – è comunque risultato vincente. Allora non si capisce come mai nel centrosinistra pugliese e, quindi, nel Pd per taluni esponenti detto schema politico per le comunali di Bari “Sì” ed invece per le regionali del prossimo anno “No”? Ma non sarà, forse, che talune obiezioni e pregiudiziali per le regionali siano unicamente finalizzate a voler “abbattere” la ricandidatura a governatore di Emiliano. Ma se cosi fosse effettivamente nel centrosinistra pugliese, ma anche nel Pd, non è certo con il differimento e la celebrazione delle primarie che ci si può forse illudere di escludere Emiliano dalla corsa delle prossime regionali. Infatti, senza Emiliano la partita delle prossime regionali potrebbe diventare difficile per tutto il centrosinistra pugliese tradizionale. Per il Pd pugliese, poi, non occorre sicuramente nemmeno parlarne.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 28 Giugno 2019