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Non sarà facile per la Regione la “retromarcia” sull’inceneritore della Newo

Non sarà facile per la Regione Puglia innestare la retromarcia sulle autorizzazioni amministrative già concesse all’azienda foggiana Newo, per la realizzazione, nella zona industriale tra Bari e Modugno, di un impianto di ossi-combustione, per incenerire rifiuti urbani indifferenziati ed altri  speciali ad essi assimilabili. Infatti, il progetto della Newo ha ottenuto ben 14 pareri tecnici favorevoli prima di ottenere il parere favorevole al Via (Valutazione impatto ambientale) e l’Aia (autorizzazione integrata ambientale), le due autorizzazioni amministrative finali che permettono all’inceneritore in questione di entrare in funzione. L’impianto della Newo, secondo quanto emerge dalle caratteristiche tecniche previste dal progetto, dovrebbe poter potenzialmente smaltire 30 mila tonnellate di rifiuti l’anno, la maggior parte dei quali, stante il piano industriale che accompagna il  progetto stesso, sarebbero conferiti prevalentemente dall’Amiu-Puglia Spa, ossia dalla partecipata in modo maggioritario dal Comune di Bari e minoritario da quello di Foggia, che si occupa del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani in entrambi i predetti capoluogo, oltre che in qualche altro centro comunale minore di provincia. Sta di fatto, però, che – come è noto – un impianto di tale portata fa paura alle comunità circostanti l’area su cui è prevista la realizzazione e , quindi, spaventa non poco le amministrazioni dei Comuni maggiormente a ridosso della zona industriale in cui dovrebbe sorgere tale impianto di ossi-combustione, vale a dire quelle di Bari e Modugno in primis, a cui si sono aggregate quelle di Bitonto, Palo del Colle e Bitetto. In realtà, ad osteggiare concretamente il progetto della Newo (oltre alle proteste dei Primi cittadini  di questi ultimi tre Comuni), negando ogni assenso amministrativo al riguardo, è stato il sindaco di Modugno, Nicola Magrone, che per quanto di competenza della propria Amministrazione si è messo di traverso all’iniziativa della Newo sin dall’inizio, benché l’impianto non ricade in area di competenza del Comune di Modugno, ma che lo interessa solo in quanto Ente territoriale continuo alla zona che dovrebbe ospitare l’inceneritore. Infatti, il Comune con maggiori responsabilità nell’iter procedurale amministrativo è Bari, che sin dall’inizio avrebbe potuto e, forse, dovuto sollevare più di un dubbio e perplessità circa la localizzazione di questa tipologia di fonte di inquinamento ambientale. E ciò non solo per la potenziale concentrazione di inquinanti che si verrebbero a creare sulla zona sede di detto impianto di ossi-combustione, ma soprattutto per le conseguenze negative che ne potrebbero derivare, essendo la stessa praticamente al centro di un circondario urbano, qual è per l’appunto il quadrilatero nel quale ricadono i quartieri baresi del San Paolo, dello Stanic, di Fesca-San Girolamo e, a nord, la ex frazione di Palese. Anzi, per quest’ultima, il rione Macchie, già fortemente penalizzato dall’inquinamento aeroportuale e della statale 16bis, sarebbe addirittura a meno di due chilometri in linea d’aria, e quindi a ridosso, del previsto impianto di incenerimento rifiuti della Newo. Sta di fatto, invece, che il Comune di Bari ha, per quanto di propria competenza, dato tutte le autorizzazioni di legge, necessarie a far giungere a buon fine l’iter procedurale del predetto impianto, che si è perfezionato con il rilascio da parte della Regione Puglia dell’Aia e della Via. Autorizzazioni, queste ultime, che allo stato attuale, in caso di “retromarcia” della Regione sulle stesse, darebbero adito ad una sicura richiesta di risarcimento danni da parte della società guidata dalla famiglia Chirò. Su questa complicata vicenda, ascoltando e riflettendo sulle dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, e dal Presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano, sembrerebbe che costoro e gli organi politici a loro afferenti prendano “ordini” dalla burocrazia dei rispettivi enti da essi amministrati, tanto che, pur dichiarandosi (a parole!) contrari alla realizzazione di tale impianto, hanno prontamente firmato tutti gli atti autorizzativi previsti  per la costruzione dell’opera, senza neppure “battere ciglio” circa le indicazioni giunte dai rispettivi uffici. Però, il dubbio di molti cittadini è che Decaro ed Emiliano mettano in atto la strategia del “far vedere”, ovvero sia quanto di più deleterio e peggiore possa esprime il deprimente “teatrino della politica” pugliese e, in particolare, barese. Inoltre, sulla vicenda si registra il tardivo intervento del Presidente della V Commissione regionale all’Ambiente, Mauro Vizzino, che con una nota ha annunciato di voler mettere in calendario,  dopo la pausa elettorale nazionale, “una serie di audizioni, a cominciare dall’Assessore all’Ambiente Caracciolo e dal Direttore del Dipartimento ing. Barbara Valenzano, per acquisire tutte le informazioni necessarie e utili a fare chiarezza su una vicenda che vede l’opposizione dei Comuni di Bari e del suo hinterland e sta suscitando preoccupazione tra le popolazioni”. Nel frattempo dalla Regione c’è chi spera che a ripensarci sulla localizzazione di quell’impianto sia la stessa Newo che lo ha proposto e che ha ottenuto tutte le autorizzazioni per metterlo in funzione. E questo, forse, solo “per togliere le castagne dal fuoco” alquanto incandescenti e sicuramente (per stare in tema) già abbondantemente incenerite.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 7 Febbraio 2018

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