Non solo in ospedale, mancano i medici pure nelle carceri
“Ho interrogato il presidente della Giunta regionale nonché assessore alla salute per sapere se il Governo regionale non intenda intervenire per garantire un miglior funzionamento delle strutture sanitarie penitenziarie, ad esempio potenziando gli ambulatori, aumentando l’offerta di medici specialistici, dotando le farmacie di più ampi presidi terapeutici”, fa sapere con una nota il consigliere regionale di ‘Fratelli d’Italia’ Erio Congedo. Il quale ci tiene anche a far sapere di aver presentato l’interrogazione al fine di evitare il ricorso eccessivo al trasferimento di detenuti presso strutture ospedaliere con problemi e rischi quali, ad esempio, il cattivo funzionamento dell’assistenza sanitaria penitenziaria nelle carceri pugliesi. Un problema molto grave denunciato più volte dalle organizzazioni sindacali di Polizia Penitenziaria, facendo riferimento ai trasferimenti in ospedali e strutture sanitarie esterne di detenuti anche pericolosi. E non solo nei casi di “malesseri improvvisi o altre situazioni di rischio”, ma spesso anche per banali visite ambulatoriali o piccoli interventi che potrebbero essere effettuati all’interno delle carceri se queste fossero dotate di attrezzature e strumenti per garantire assistenza adeguata. A ciò si aggiunga, continua Congedo, il serio problema di sicurezza all’interno e all’esterno delle carceri: per il personale di scorta, per i cittadini lungo il percorso da e verso le strutture sanitarie, per i pazienti e loro familiari che nelle corsie vengono a trovarsi a stretto contatto con i detenuti. I trasferimenti comportano peraltro una serie di attività organizzative onerose in termini di personale (già costretto a carichi di lavoro impegnativi per la carenza di organico) e mezzi. “Attrezzare adeguatamente le strutture sanitarie interne al carcere, quindi, consentirebbe di offrire un’assistenza migliore ai detenuti, di limitare i trasferimenti alle patologie che necessitano del ricorso agli ospedali e di impiegare il personale di polizia penitenziaria con maggiore sicurezza per i compiti istituzionali”, conclude il consigliere pugliese di Minoranza, tenendo presente che in ogni caso il servizio sanitario non solo pugliese fa davvero acqua un po’ da tutte le parti. Del resto c’è un solo medico di base in ogni carcere per ogni 315 detenuti, per un totale di 1.000 medici di base e di guardia nei 206 istituti di pena italiani, secondo gli ultimi dati diffusi dalle organizzazioni che si occupano di istituti di pena e personale connesso. Camici bianchi in numero certamente insufficiente per garantire un servizio adeguato: l’assistenza sanitaria nelle carceri è dunque “a rischio”, mentre il numero dei detenuti sfiora il totale di 65mila registrando una grave situazione di sovraffollamento. Insomma, mancano i medici nelle carceri, nonostante parecchie circolari del ministero di Grazia e Giustizia stabiliscano la presenza di 1 medico ogni duecento detenuti. Invece oggi in Italia i detenuti sono circa 65mila, ben più dei 40-45mila che potrebbero essere ospitati negli istituti di pena sparsi lungo lo Stivale. E quelli che ci sono in carcere a lavorare sono pure medici precari e sottopagati, mentre molte carceri risultano prive di medici di guardia. Insomma, manca personale medico e così – denunciano addetti ai lavori, associazioni e organizzazioni sindacali delle guardie carcerarie – i medici sono costretti in alcuni casi a turni continuativi, coi rischi connessi a stress e pericoli gravissimi per chi ha necessità anche di primo soccorso all’interno del carcere.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 3 Luglio 2019