Norman Atlantic, Vlora o Henderson?
Lo spostamento a lungo invocato del relitto del Norman Atlantic dal terminal crociere al molo 30 non ha del tutto ripulito il biglietto da visita che Bari presenta ai crocieristi. Una nave di ventisettemila tonnellate non si può nascondere come un rimorchiatore, per cui, vuoi o non vuoi, quel cumulo di ferraglia continuerà ad essere il primo soggetto fotografico che si offre ai turisti che varcano l’ingresso del porto di Bari. Andato a fuoco il 28 dicembre 2014 mentre navigava nel canale d’Otranto sulla rotta Igoumenitsa-Ancona e poi rimorchiato a Brindisi, è dal febbraio 2015 che l’ormai celebre rottame del Norman Atlantic, ancora sotto sequestro probatorio, languisce fra la ruggine senza rallegrare l’atmosfera dell’area portuale del capoluogo pugliese. La prospettiva migliore è che resti al molo 30 altri tre anni, prima che una Giustizia pachidermica pervenga alla conclusione del procedimento penale ; sono trentadue gli indagati, sui quali pendono capi d’accusa pesantissimi. Nel frattempo ciò che avanza dello sfortunato traghetto resta lì a ricordare in silenzio l’ennesima tragedia del mare : dodici morti, sessantaquattro feriti e diciannove dispersi. Vale più di una lapide, di una statua, una stele, una targa. E il senso di mestizia che infonde cela persino un colore beffardo. Perché quel disastro ebbe luogo nonostante la nave fosse dotata della più raffinata tecnologia in fatto di prevenzione, controllo e gestione dell’emergenza. Difficile dimenticare. Alla fine, quando per l’ultima volta il Norman Atlantic salperà le ancore diretto verso qualche remoto cantiere di demolizione si dovrà riconoscergli d’aver lasciato il segno nel passato di Bari. Restando in tema di disgrazie marine, l’aspetto sinistro e desolante del Norman Atlantic riporta alla mente scenari ben più tragici e a noi particolarmente vicini. Chissà quale spaventoso aspetto presentava il porto di Bari all’indomani del bombardamento ad opera della Luftwaffe del 3 dicembre 1943 o dell’esplosione della Henderson carica di proiettili all’iprite del 9 aprile 1945. Ma non servono morti e devastazioni perché di una nave resti memoria in negativo. Si pensi al Vlora, il mercantile che l’8 agosto 1991scaricò sulla banchina di Molo Pizzoli ventimila albanesi senza acqua e cibo, vestiti di stracci e dell’illusione d’aver raggiunto la Terra Promessa (che poi si rivelò essere lo stadio Della Vittoria, dove quei poveri disgraziati vennero ‘internati’). Vlora, Henderson e Norman Atlantic si contendono lo scettro della nave che di sé ha lasciato, in negativo, il segno più profondo nella storia della nostra città. – Nell’immagine, le operazioni di soccorso del Norman Atlantic.
Italo Interesse
Pubblicato il 8 Giugno 2018