Cultura e Spettacoli

Noterelle di un alieno incazzato (15)

Su “facebook” M’E’ Capitato di “Zoomare” una fotografia di inaudita terribilità e una Didascalia ad essa che ha Operato in ME una “Epochè”, una “Sospensione del giudizio” tanto ferma da mettere in crisi le mie convinzioni sui migranti, sull’atteggiamento nei loro confronti da osservare, che, pur, incominciavano ad olezzarMI di buonismo bergogliano e dintorni. Il contesto urbano della foto poteva essere una qualsiasi metropoli del continente asiatico o africano, invase da folle immense, attirate dalle luci delle grandi città,”sed” destinate a riempire i marciapiedi di esse, ove a migliaia, uomini e donne, nascono, crescono, si fa per dire, muoiono. Quei marciapiedi che hanno offerto la “location” alla pseudo“santa”, madre teresa di calcutta, di costruire la non cristallina sua fama di benefattrice dei derelitti, da essa accompagnati alla morte con preghiere palliative e non altro, nonostante il fiume di danaro alle sue fondazioni arrivati da filantropi sparsi in tutto il mondo. Quasi, dalle sofferenze, dal degrado psicofisico deposto su un marciapiede, un Uomo di non calcolabile età, se, pur, essa possa interessarci. Potrà, di “contra”, interessarci, come dianzi Dicevo, la didascalia alla foto, che Recitava: ”Quest’Uomo non scappa in europa!”. E come, infatti, avrebbe egli potuto allontanarsi da quell’inferno, caro, utile alla badessa e allo “ior”, la banca vaticana, ove essa depositava le offerte dei ladroni planetari, speranzosi di farsi una buona nomea presso il creatore, in vita e in morte, in quelle miserabili condizioni fisiche, se avesse voluto farlo? Ebbene, tanto per entrare, immantinente, “in medias res”, se avessi le possibilità finanziarie, che ebbe la monaca albanese, rastrellerei dai marciapiedi nel mondo, ove esistono aberranti situazioni sociali da terzo mondo ed esistono, anche, nelle opulente metropoli dell’occidente, tutti i depositati in/su essi e li porterei per le cure, non nei “lager” teresiani, ma nei migliori ospedali ove essi fossero curati non con l’acqua santa, ma con i più aggiornati protocolli medici, che la Scienza, oggi, Mette a Disposizione di Chi è Colpito dalle più esiziali patologie. Quanti gli Uomini sul pianeta che, per innumerevoli, negative congiunture, vivono lungo i marciapiedi, da tutti abbandonati, affamati, malati? Centinaia di migliaia, milioni? Di essi si deve andare alla ricerca, per essi l’inderogabile nostro dovere di occuparci, dopo esserci commossi per la loro disumana condizione. Ma, Diciamolo con assoluta Franchezza, vedere sbarcare, quotidianamente, dalle navi, con arrivi successivi,, giovani, maschi e femmine, nel fiore del loro splendore fisico, destinati ad inaridirsi di corpo e di mente nell’ozio più immorale; destinati ad umiliarsi o ad essere umiliati nel chiedere l’elemosina, ovunque, abbiano l’impressione di poter racimolare qualche centesimo di euro; destinati ad essere irretiti nel mondo della criminalità, della prostituzione; destinati ad essere sfruttati dai padroni delle ferriere, dai proprietari di aziende agricole, ai quali fanno gola i migranti perché essi si contentano di qualche euro per ore e ore di defatigante lavoro, mentre escludono dall’assunzione operai italiani, specializzati e, magari, sindacalizzati, non possiamo non rimproverare a bergoglio e a coloro che lo santificano, che è pura ipocrisia, buonismo idiota, parlare del dovere di accogliere migranti che non si senta la Necessità di integrare o non si sa come integrare nel tessuto sociale, che li accoglie, si fa per dire, non per farne Uomini Realizzati nelle loro Vocazioni, ma dei “closchard” nelle migliori delle ipotesi, se non ospiti degli alberghi di stato che, ormai, danno un tetto sulle teste del 40%, se non al 50% dei trattenuti in esse, di provenienza extracomunitaria. Non ho cambiato, assolutamente, Idea, dopo avere Visionato la foto, di cui dianzi ho Parlato: il mondo è la casa di tutti, le ricchezze del sottosuolo del mondo sono di tutti gli uomini e non possono essere requisite, non dagli stati, non dai singoli; ma ognuno di noi nasce in un certo punto del Pianeta “Terra”; ognuno di noi, pur avendo la facoltà nativa, preistorica di muoversi, liberamente, per Essa, deve Contribuire a Fare della zolla, in cui la fortuna, la sorte ci ha fatti sortire alla luce, il Luogo in cui Creare il suo Benessere, la sua Felicità; su cui, verghianamente, deve, tenacemente, attaccarsi, come l’ostrica allo scoglio. Si può dare l’alea, Continuava Verga, che ci siano zolle del pianeta ove, per motivazioni naturali, per complesse circostanze storiche, ci sia più sviluppo economico ma, probabilmente, non più Progresso Etico e Culturale di quello in atto sulla zolla d’appartenenza, in tal caso, sarebbe un errore immedicabile sradicarsi da essa, per andare, pericolosamente, in cerca,”altrove”, di chimerici cambiamenti di esistenza. Inevitabilmente, si andrebbe a finire male per l’ineluttabile scatto della “selezione naturale” nel sociale. Dalle masse, in cerca della “luna”, il fato, il destino, pescano quei pochissimi, forniti di talento, di capacità intellettuali, doti naturali, ”dulcis in fundo” di fortuna, selezionati di generazione in generazione, che riescano ad arrivare al successo in zolle lontane dalle zolla di partenza. Tra l’altro, l’integrazione dei pochissimi al vertice politico della zolla di arrivo agisce tal oppiaceo in grado di far dimenticare loro da dove arrivano; i problemi, la povertà che li hanno costretti all’esilio dalla loro terra; a colludere con i responsabili delle politiche imperialistiche, colonialistiche, neocolonialistiche per le quali sono stati costretti a pronunciare l’addio alla loro terra. Tra milioni di uomini di colore, ghermiti all’africa e portati su navi negriere nel continente americano, ché facessero ricchi i banditi che si erano acquartierati in esso, ecco, obama, l’unico presidente di colore nella storia degli “states”. Presidente deludentissimo, la cui azione fu dettata dalle lobby, ad esempio, delle armi, del petrolio, che permisero la sua elezione, nel cui quadro egli ha tollerato, senza battere ciglio, che la sua polizia uccidesse, perfino, minori neri disarmati, dimenticando che se qualcosa non fosse andato per il verso giusto per lui o a sua favore, egli, anche, poteva essere uno di quei neri massacrati o essere uno di quei neri, rinchiusi nei bracci della morte di tanti istituti di pena statunitensi, ai quali, più che ai bianchi, è molto più facile che si comminino condanne a morte. Allora, Lavorare, Impegnarsi, Studiare, Lottare ché la zolla nativa di ciascun uomo gli dia, non ciò che, illusoriamente, potrebbe trovare in altre zolle più, economicamente, sviluppate ma, quanto meno, gli Permetta il Soddisfacimento dei Bisogni Primari e le Opportunità di Prendere l’ascensore sociale, per Migliorare il proprio “Status”, soprattutto, Appropriandosi di quegli Strumenti Culturali che, soli, lo Trasformerebbero, da strumento inerme della fortuna, in “Faber fortunae suae”. Il Pianeta”Terra” è come una barca: sta essa a galla, se ci distribuiamo in essa con senno, ma se, istintivamente, o perché riteniamo in massa di star meglio a poppa piuttosto che a prua o sul lato destro piuttosto che sul lato sinistro, la barca, inesorabilmente, affonderà. Ciò che sta avvenendo da qualche anno a questa parte, ma con esponenziale accentuazione, specie, nell’anno in corso, è un esodo biblico che i bergoglio e dintorni, le ipocrite anime pie non devono assecondare: si tratta di due continenti in cui è in atto uno spopolamento di braccia e di menti giovani, che stanno affollando l’europa, non tanto per il pane, quanto per il companatico, cioè, per sperimentare quella vita da grulli, di cui, magari, anche le loro televisioni si fanno propagandiste e mallevadrici di quei disvalori che stanno inquinando la vita, anche, dei nostri giovani. Ovviamente, non pochi fuggono da guerre intestine nei loro paesi, allertate dalle lobby delle armi delle potenze centrali, i cui governi simpatizzano per i dittatorelli in carica negli stati africani, asiatici, teatri di immane spargimento di sangue, se questi ultimi promettono cieca ubbidienza, adesione al rapporto neocolonialistico instauratosi tra essi (il dittatorello compra le armi, che gli servono per conservare il potere, debellando i suoi oppositori, dalle lobby delle potenze centrali, al costosissimo prezzo di mercato, mentre deve ad esse vendere le risorse minerarie e petrolifere, di cui il sottosuolo del suo paese è ricco, a prezzo politico, cioè, “a gratis”, quasi) o, facendosi, ipocritamente, paladini della libertà, parteggiano per l’eventuale “laeder” pseudorivoluzionario che avrebbe in animo di soppiantare con le armi delle lobby, di cui ho testé Discorso, il dittatorello in carica, sempre che il nuovo pretendente sullo scranno dittatoriale, dia ad essi maggiori garanzie di poter sfruttare, più agevolmente, le risorse minerarie, petrolifere del paese in cui dovrebbe insediarsi il nuovo dittatore. La Fatica nell’esporre la complessità del rapporto neocolonialistico tra una potenza centrale o tra le potenze centrali con i paesi periferici è, direttamente, proporzionale alla complessità reale delle situazioni politiche che vengono a determinarsi in zone del pianeta in certi periodi storici. Per fare qualche esempio: saddam hussein, rimase sullo scranno dittatoriale in iraq o irak, finché non decise di destabilizzare l’area geopolitica, emirati arabi, kuwait, arabia saudita, controllata, neocolonialisticamente, dagli “states”. Essendosi mostrato “sgarbato”, ingrato nei riguardi dei suoi antichi amici e protettori statunitensi finì sulla forca. Gheddafi, a dire il vero, diede, ognora, grattacapi ai governi delle potenze centrali; spesso, essi, specie, quelli degli “states”, tentarono di farlo fuori, di abbatterlo in vari modi e circostanze, senza, per molto tempo, riuscirvi. La disperazione di saldare, di onorare un consistente debito con il “ras” libico, spinse sarkozy, il presidente francese, a ordinare ai suoi generali “raid” aerei, benedetti, santificati dal senile guerrafondaio, il nostro presidente, napolitano, sulla testa del suo creditore che, così, terminò la sua avventura di padrone della libia e del pregiato petrolio, ingabbiato nel sottosuolo di essa.”Aiutiamoli a casa loro”, molte le grida in questo senso, alle quali in questi giorni, si sono unite quelle del putto gigliato, renzi. Ma IO MI Domando e Domando ai miei 25 Lettori: avrebbero bisogno le popolazioni, che da parecchi anni si stanno riversando sulle nostre coste, sui nostri porti, portate da traballanti barconi, di essere “aiutate a casa loro”, se il colonialismo aggressivo, banditesco dell’inghilterra, della francia, della germania, dell’olanda, del belgio, e, anche, tipo famiglia criminale, come quello italiettino, non avesse operato la spogliazione dei loro territori, ricchissimi di oro, di argento, di pietre preziose, ecc., ecc.,ecc., e di tanto petrolio? Se il neocolonialismo delle nazioni, di cui sopra, con l’aggiunta degli “states”, statuendo con i ”ras”, ad esse graditi, che soggiogano i loro popoli, rapporti commerciali, il cui saldo è tutto a favore della potenza militare, economica degli antichi grassatori, non operasse la continua, incessante pauperizzazione di milioni di uomini? D’altra parte, aiuti di ogni genere e in moneta pregiata sono arrivati ai governi dei paesi africani, asiatici da parte di molte agenzie internazionali, come la “”fao”, e dei dipartimenti dell’”onu” e della “ue” che si occupano di alleviare le sofferenze di popoli alle prese con endemiche carestie, causate da annosi fattori ambientali, quali, ad esempio, la scarsità di acqua. Ma i governi, di cui sopra, hanno usato e usano gli aiuti in denaro per comperare armi, anche, e direi, soprattutto, dalle industrie italiettine, che le producono nella cattolicissima vandea d’italia, territorio tra le province di bergamo, brescia, dalle quali essa ha inizio. Moschetto e aspersorio, si diceva “d’antan”! Tra l’altro, le potenze colonialistiche, dopo aver formalizzato l’indipendenza delle colonie, le abbandonarono al loro destino, senza essersi preoccupate di formare in esse capaci, competenti classi politiche, che potessero surrogare al governo di esse i governatori, i viceré, all’atto dell’indipendenza dimissionati. Inoltre, al momento dei saluti, dopo averle derubate di tutto, la potenze coloniali abbandonarono le colonie, senza che in esse fosse stata, neppure, mai, pensata un filiera produttiva per il mercato interno ad esse, inesistente, e per quello ad esse esterno, tutto da costruire. Il gentiloni, recentemente, ha ammesso che 85% dei migranti non fuggono dalle guerre: vengono in europa nell’ingannevole abbaglio, specie, se mussulmani, nella fantasticheria chimerica di potere godere in vita la sensualità celestiale del paradiso coranico, nei cui giardini, finalmente, ricchi di acqua, appaiono eteree fanciulle, disponibili nei confronti dei nuovi arrivati, che il “Corano”, promette a chi segue, fedelmente, i suoi dettami e i suoi comandamenti. “Tamen”, appena, messi i piedi sui territori, in cui la realtà sarebbe stata, sarebbe espressione dei sogni e, accortisi, che, spesso, ciò che appartiene al sogno, quasi mai, appartiene alla realtà, non pochi di essi, facendosi martiri di “Allah”, anticipano, con la morte, l’ingresso nel “Mondo della Verità” che, contrariamente a ciò che fabulano i “sacri testi”, certamente, è, solo, silenzio, Confidando che non sia, anche, tenebre. L’unica Speranza, che le ondate di fiorenti giovani migranti si fermino, si arrestino, si può Coltivare, soltanto, se essi si Convinceranno che non devono aspettarsi niente dagli altri, che non devono fidarsi di/in un “altrove” che potrebbe riprodurre, se non aumentare, le loro sofferte frustrazioni. Bukowski Ammonirebbe ciascuno di loro in questi Termini Perentori: “La tua vita è la tua vita… Non ci si deve arrendere! Qualsiasi lume, sia pur fioco, sarà in grado di sconfiggere le tenebre”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano


Pubblicato il 20 Luglio 2017

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