Cultura e Spettacoli

“Nuda su nuvole scarlatte”

Ieri, nei locali della Libreria Roma, si è tenuto l’ennesimo dei Lunedì Letterari dei Poeti de La Vallisa. Oramai non si contano più questi happening preziosi a cui l’infaticabile Daniele Giancane diede il via moltissimo tempo fa (era la fine degli anni ottanta) ; appuntamenti che mai avrebbero avuto ragion d’essere, ci fa piacere sottolinearlo, senza l’illuminata e disinteressata disponibilità di Renato Gagliano. Fra i molti pregi che i Lunedì Letterari de La Vallisa presentano ce n’è uno che in questi ultimi tempi sta acquisendo un valore inatteso : la possibilità di incontrare l’Autore. Non c’è da guardare con simpatia al fenomeno dell’Anonima Poeti, fenomeno al momento attivo in quel di Foggia e che minaccia di dilagare. La poesia deve restare comunicazione diretta, deve consentire di raggiungere l’Autore. Alimentando il mito della torre d’avorio, l’anonimato rende un buon servigio solo ai nemici della poesia. Torniamo a ieri. In cartellone, diciamo così per gioco, era Mariella Ceglie, che presentava la sua ultima silloge, ‘Nuda su nuvole scarlatte’, opera con la quale è giunta alla quarta pubblicazione. Al libro d’esordio, avvenuto nel 2003 con ‘Frammenti di un poema d’amore’ (ed. La Vallisa), hanno fatto seguito quattro anni dopo ‘Il sogno è un albero’ (ed. Filbo) e nel 2012 ‘Per volare con ali di cristallo’ (ed. La Vallisa). E adesso è il turno di ‘Nuda su nuvole scarlatte’, un’agile silloge edita da Vitale Edizioni. Sedici brevi liriche nelle quali convergono temi differenti, l’amore e la natura su tutti. C’è nella poesia di Mariella Ceglie, nitida e ricca di colore, un che di pittorico. Il che in primo luogo spiegherebbe la scelta dell’illustrazione di copertina, la ‘Venere dormiente’ dipinta nel 1625 da Artemisia Gentileschi. Una scelta che suona come omaggio non solo ad un’artista di talento ma soprattutto ad una donna coraggiosa, capace di sfidare i pregiudizi del suo tempo anche al di là di tele e pennelli. Il richiamo alla pittura ritorna in ‘Sono un quadro’, in cui l’autrice si paragona a “un quadro di memorie… ove anche le chiocciole / fanno la loro comparsa / tra le foglie di un roseto”. E torna ancora lo stesso tema nel titolo (corrispondente al verso conclusivo) di un’altra lirica. Alla domanda se c’è un Dio in ascolto, la risposta lascia interdetti “siamo figli di una natura morta”… A questo punto viene da interrogarsi sul significato da riconoscere al vivere o, almeno, a gesti più piccoli, come il comporre versi. Carmina non dant pecunia. E poi, una volta che si siano scritte poesie, che si siano pubblicati, presentati, recensiti e catalogati  libri?… Ebbene, conclude l’Autrice, “lascio i miei versi al mondo / che ne faccia polvere di letizia”.

 

Italo Interesse

 

 

 

 

 


Pubblicato il 17 Febbraio 2015

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