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Nuovo tribunale: dopo l’ok per le ‘Casermette’, un altro anno tra pensieri e parole

E’ trascorso un anno preciso dal pomeriggio del 14 dicembre 2014, quando il sindaco Decaro e l’assessore ai lavori pubblici Galasso presentavano il progetto preliminare del futuro polo della giustizia di Bari che implicava il riuso della caserma Milano- Capozzi e dell’ex Ospedale militare Bonomo. “Dopo mesi di sopralluoghi e di dialogo portato avanti coi soggetti istituzionali coinvolti- spiegava già allora il primo cittadino – la Commissione di Manutenzione della Corte d’appello ha dato via libera alla proposta elaborata dal Comune sulla futura allocazione del Polo Giustizia. Abbiamo individuato, grazie a un accordo siglato con l’Agenzia del Demanio, l’area delle ex ‘casermette’ complessivamente si estende su una superficie di 140mila mq. In quest’area saranno disposti tutti i vari comparti della giustizia barese”. Bene, adesso sorge spontanea la domanda: e da un anno a questa parte, a parte proclami e tavoli tra Bari e Roma con ministri, funzionari e viceministri, cosa c’è di concreto per dirimere la ‘vexata questio’ della sede unica per dire la giustizia a Bari? Niente, salvo che, come ricordava ancora il sindaco e disposto dal Governo Renzi, dal 1 settembre scorso l’edilizia giudiziaria  torna a essere una competenza dello Stato. Per cui sarà lo stesso Ministero ad approntare le procedure per avviare una gara pubblica, su suolo pubblico, sotto forma di contratto di disponibilità (ex project financing) e realizzare gli edifici utili. Detto questo, crediamo però come Comune di dover fare la nostra parte per individuare una soluzione ottimale che permetta a centinaia di persone baresi e non, che arrivano nella nostra città per lavoro o necessità attinenti alla giustizia, di farlo in sicurezza e agevolmente. Per questo il Comune resterà sempre a disposizione degli organi giudiziari per tutte le procedure burocratiche e urbanistiche utili alla realizzazione del polo giudiziario. Ma questo si sapeva. Invece, per dare concretezza alla fattibilità dell’opera, che secondo le stime più aggiornate (ma risalenti anch’esse al 2014) costerebbe circa 80 milioni di euro, l’amministrazione comunale ha chiesto all’Agenzia del Demanio la disponibilità anche dell’ex Ospedale militare Bonomo, il cui valore, stimato per 30 milioni, può essere messo a disposizione degli esecutori del polo giudiziario in modo da ridurre l’importo complessivo, da finanziare con contratto di disponibilità, a 50 milioni di euro. Tanti bei conti, insomma, ma tutti ancora senza l’oste, come al solito. Eppure, sempre restando al palo delle belle intenzioni, nel palazzo di Piazza de Nicola è intenzione del Comune, nei prossimi anni, trasferire gli uffici, dismettendo tutte le locazioni passive che attualmente l’Ente sostiene realizzando un risparmio per le casse comunali di oltre 2 milioni di euro. <>. Bene, bravo, bis e ci mancherebbe. E l’assessore Galasso che ha seguito insieme agli uffici comunali l’elaborazione dell’ipotesi progettuale, poteva titarsi indietro dal valzer delle belle parole? Anche lui, sempre un anno fa, decantava che: “L’area individuata per il Polo di giustizia si predispone per accogliere una funzione di questo tipo in quanto è prossima alla tangenziale di Bari e per questo facilmente raggiungibile da tutti i comuni dell’area metropolitana oltre che dalle province limitrofe. È  già presente uno svincolo in corrispondenza uno svincolo della tangenziale in corso De Gasperi e non escludiamo la possibilità di studiare uno nuovo in corrispondenza di via Fanelli. Per i pendolari del trasporto su ferro stiamo valutando l’ipotesi di collegare la stazione centrale con l’area del futuro polo di giustizia con un bus navetta che allo stesso tempo potrà servire anche gli utenti di un nuovo park&ride realizzato nelle immediate vicinanze dei nuovi edifici giudiziari>>. Chissà se in questo futuro angolo di paradiso cittadino dove accogliere la sede unica dei tribunali baresi ci sarà spazio – ….in tanto spazio –  dignitosamente per giudici, avvocati, operatori, cancellieri e magistrati.

 

Francesco  De Martino

 


Pubblicato il 12 Dicembre 2015

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