Cultura e Spettacoli

O Renzi, in hac tua ”bona schola” vinces ? Mah!

I miei 25 Lettori, quasi tutti, MI hanno, continuamente, rimproverato di non esserMI occupato e preoccupato con Parole e Azioni della “Buona Scuola” del duo ”Renzi-Giannini”. A parte il fatto che la semplice digitazione di “Renzi” con le mani, mie medesime, sul pc MI provoca l’aumento dei battiti cardiaci e, quindi, “stress”, affaticamento, esaurimento con il pericolo dell’insorgenza (come, poi, s’è, realmente, verificato) sul mio vetusto Corpo del non simpatico, affatto, ”herpes”, volgarmente, detto ”fuoco di sant’Antonio”, devo, a mia discolpa, Proclamare che della scuoletta italiettina da “na rocchij” (per Dirla nell’Amata Lingua bitontina, di cui devono menare vanto i condòmini del “borgo selvaggio”, come Bitonto definì il preside Angelo Cardone), da tempo immemorabile MI sono Occupato con Passione, con angosciata Cura del destino di fallimento, a cui ministri della p.i.; burocrazia del ministero della p.i., centrale e periferica; operatori scolastici (dirigenti scolastici, insegnantucoli di ogni ordine e grado); genitorucoli irresponsabili stavano, stanno avviando generazioni di fantoli, non più imberbi, ché va di moda essere barbuti all’insorgenza dei primi peli. E codesta moda, come le tante mode, tendenze, alcune, anche, mortalmente, estreme, è l’epifania dell’incapacità delle agenzie educative, quali la famiglia, la scuola, soprattutto,  di tenere, criticamente, lontani dal malsano, malnato coro l’ ammasso di carne che la prima produce, che alla seconda viene affidato. Dalla tinozza mefitica, che contiene i reprensibilissimi personaggi, dianzi tirati in ballo, ne posso salvare qualcuno del passato e del presente; ma è la scuoletta italiettina, che IO ho conosciuto da alunno di essa e da Maestro in essa, da seppellire nel letto “d la psciacchij” ove, se il caro Amico e chiarissimo Prof. Nicola Pice non MI bacchetta per il mio, probabilmente, fallace ricordo storico, scorreva per le contrade bitontine con chiare, fresche, dolci acque il fiume “Tiflis”. Scuoletta: nel passato in combutta con la famiglia o in prosecuzione, quasi, di un maldestro discorsucolo pedagogico, inutilmente, straordinariamente, autoritaria; nel presente, vilmente, pur rappresentando un’appendice del permissivismo familistico, ”senza attributi virili”, non dal punto di vista del machismo da coatta suburra, “sed” dal Punto di Vista Etico, Culturale, Spirituale, in quanto la famiglia, una volta duettante con essa nel normalizzare  l’anomia dei suoi fantoli, ora si considera la controparte di essa, sindacalmente, difendendo il disimpegno nello studio e l’inciviltà dei comportamenti dei suoi parti. La scuola italiettina e gli italiettini tutti non conoscono la Poetica Oraziana dell’ ”aurea mediocritas”, cioè dell’ ”in medio stat virtus”. Eccessi pseudopedagogici autoritari ieri, eccessi nel “calar le braghe” oggi! Non, sempre, luminari gli insegnanti del passato (da quelli che ho conosciuto IO, nello “status” di alunno, non sono stato, mai, Affascinato per la modesta vastità del loro sapere; devo, anzi, loro imputare l’insipienza di convertire il loro, pur parco, sapere in Sapienza o Saggezza, che è la Teleologia del Sapere); assolutamente, turpe la fatiscenza degli edifici scolastici, non di rado privi di vetri alle finestre, senza alcun accenno di riscaldamento nei mesi freddi, con servizi igienici innominabili nei quali era inesistente la possibilità per i piccoli e grandicelli fruitori di essi che fosse salvaguardata la loro “privacy” e con arredi (banchi, cattedre, sedie) che denunciavano solo a vederli una secolare usura. Dalla metà degli anni quaranta fino ai nostri giorni, c’è voluto l’ennesimo crollo dell’ennesimo soffitto su studenti e insegnanti per costringere il sottosegretario alla p.i. faraone (“Personam tragicam vulpes forte invenerat: ‘O quanta species, inquit, o pulchra facies at cerebrum non habet’ “. Ciò che non si può dire di renzi e del suo secondo, faraone. Essi, infatti, hanno non aspetto, né bellezza e, per nostra sfortuna, neanche cervello. Mentre, nonostante siano senza cervello, della bontà delle fattezze fisiche della madia e della boschi possono almeno godere gli occhi dei machi suburrani, di cui sopra abbiamo parlato)  a riconoscere il 14 aprile scorso, durante  la trasmissione televisiva ”porta a porta”, condotta dal vespa, non molto tempo fa “tout court” berlusconiano, ora “tout court” renziano, che i 3.9 miliardi per la sicurezza delle scuole ”sono, sì, una boccata di ossigeno, ma non sono sufficienti”, ne servirebbero almeno 12. Previsioni errate, quindi, di renzi e dello “staff” ministeriale della Giannini (c’è chi ha raccomandato di chiamarla non ministra, ma ministro, genere che si addice alle funzioni, “giacché null’altro che di un’ossequiosa funzionaria si parla”) non solo sulla copertura finanziaria necessaria per mettere in sicurezza la, quasi, totalità degli edifici scolastici dell’italieta e per costruirne di nuovi, ma anche sulla tanto strombazzata, nel “pamphlet” del settembre 2014, dal titolo “La Buona Scuola” (che sarebbe stato scritto a 4 mani da Renzi e dalla Giannini), assunzione a tempo indeterminato di 150mila precari, poi ridotti a 1OOmila, da assumere tra il 2015 e il 2016, nel Ddl “ La Buona Scuola”, maxiemendamento, dal testo lunghissimo, farraginoso (25mila parole e 209 commi), approvato in via definitiva qualche mese fa dalla “camera dei deputati” con 277 sì, 173 no e 4 astenuti. E’ bene, subito, Denunciare che sullo strumento della delega la Costituzione all’Art 76 è  “Latina”, per Dirla con Dante: ”L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”. Invece, nel decreto legge renziano sulla “Buona Scuola” non c’è un oggetto definito, semmai indefinito, in quanto è tutta la scuola italiettina nella enorme complessità dei suoi compiti e funzioni e prerogative e aspettative ad essere chiamata ad operare e, per non farci mancare niente, in esso non sono specificati, chiariti a puntino ”i principi e i criteri direttivi”. V’è in sostituzione del lungo elenco che dovrebbe definirli con precisione “una pura e semplice articolazione (e quindi una ulteriore espansione) della materia delegata”. Insomma, Renzi ha minacciato di rendere responsabile il parlamento intero, se non si fosse approvato subito, in fretta (Perché tanta fretta mussoliniana perché si approvasse “La Riforma Gentile”? Per due motivi: innanzi tutto mussolini era ben consapevole del ruolo fondamentale della scuola per un movimento politico che volesse ottenere e mantenere il consenso tra la popolazione; in secondo luogo, il leader fascista sapeva che intervenire in fretta su un tema così sentito, come l’istruzione, avrebbe aumentato il prestigio del suo governo) il suo Ddl, delega in bianco senza confini, di non procedere all’assunzione (quando renzi annuncia, ”Staremo a vedere” è l’unica cosa che possiamo dire) dei mille e mille e mille precari lasciati a languire nelle graduatorie provinciali, dimenticando, “tamen”, i precari delle graduatorie d’istituto, francescanamente, tappabuchi. Becero ricatto sulla pelle di chi era e, ancora, è da anni ad aspettare, sperare la sicurezza del suo lavoro, che si configura come un premeditato “vulnus” alla nostra Costituzione, Fondata sulla Distinzione, sulla Separazione, da Montesquieu Pensata, dei tre Poteri: il Legislativo, il Giudiziario, l’Esecutivo. Renzi, giocando con la Scuola Pubblica,, cioè con l’Istituzione più Importante per la Formazione di una Comunità, Culturalmente, Avanzata sul Terreno della Solidarietà, soprattutto, e non “una mucillagine di interessi individuali, come il CENSIS ha dipinto qualche anno fa il popolo italiettino, trasferisce il Potere Legislativo al governo, creando un pericoloso precedente nei riguardi dell’Equilibrio Democratico tra poteri e contropoteri. Vuoto a perdere, quindi, il Ddl, appena, varato dal parlamento, ma proprio perché tale, il governo, infatti, può, bypassando, il controllo parlamentare e la firma del capo dello stato (se c’è!), riscrivere il testo unico sull’istruzione, decidere sulla formazione, sui concorsi, sui trattamenti economici del tirocinio e sul passaggio al contratto a tempo indeterminato, ridefinire il ruolo del sostegno e su tanto, tanto altro, che non mette conto elencare in questa sede. Manca nel Ddl renziano, democattolicamente, il Discorso sulla (Dis)educazione del condòmino per Trasformarlo in Cittadino: il fine della Scuola non è la conoscenza bigotta e secchiona di Dante o di Kant o delle Leggi di keplero o del Teorema di Pitagora o della composizione chimica delle rocce di una certa zona del Pianeta o delle cause della rivoluzione francese, ma  l’Uomo che usa i Saperi o il Sapere per Costruire con altri Uomini la “Cittadinanza Universale attiva”, cioè una Società di Uomini Liberi, Felici, in Pace, Desiderosi di UmanizzarSi, senza, mai, Smettere di UmanizzarSi, per Permettere ad Essa, in cui Tutti Si Sentano Integrati in eguale Misura, di Dare a Tutti  secondo i Bisogni di Ciascuno e le Capacità di Ciascuno. Si sparlacchia a vanvera sul come, quando valutare gli alunni, i loro insegnanti, il loro dirigente, la loro scuola. Si ipotizza per la valutazione degli insegnanti, ad esempio, la costituzione in ogni scuola di comitati formati dal dirigente, immaginato da Renzi sceriffo (cioè, a sua immagine e somiglianza), da un insegnante interno eletto dal collegio dei docenti, da un membro esterno, da alcuni genitori, da alcuni alunni. Intanto, per dirla tutta e con franchezza, la componente genitoriale negli organi collegiali scolastici, per quello che ho potuto Osservare con amarezza IO in oltre 35 anni di calvario in tante scuole da nord a sud dell’italietta, non s’è mai distinta per essere Disposta, Propensa, Determinata a Perseguire il Bene Comune, ma s’è, ognora, mostrata, pigramente, appiattita, sul “particulare” di assicurare alla figliolanza la carta straccia di un diploma con la minor fatica possibile. Vorremo, poi, lasciare perdere la componente studentesca dal 1968 del secolo scorso ad oggi ? Le assemblee d’istituto, strappate a dirigenti scolastici “cacasotto” solo per trascorrere un giorno, come tanti altri, senza fare Lezione, allontanando, così, l’alea di una interrogazione negativa, dal momento che l’appassionamento allo Studio per gli attuali clienti, avventori dei vari edifici scolastici, è un “optional”, si sono, sempre, rivelate rumorose, volgari  “sconcerti di grugniti da “corper”, mai, diventati “Leib”, cioè Corpi segnati da  Vissuti, responsabilmente, in ”Progress”, che hanno, spesso, deciso, quasi ad ottemperare a una squallida ritualità annuale, occupazioni di istituti scolastici, poi, vandalizzati e “lercizzati” da residui biologici in libera uscita da tonnellate di profilattici. Solo chi non ha mai messo piede in una scuola di oggi, come Renzi, la Giannini, faraone, avrebbe potuto ardire di delegare a produttori di carne da macello lazzarona la valutazione degli insegnanti. Gli insegnanti, poveracci loro, non li compiango, non ho pietà di loro, non ho fatto in passato, non farò, oggi, con loro comunella. Se hanno perso tutto il prestigio sociale, di cui godevano i loro insegnanti, magari, culturalmente, più scalcagnati di loro, devono recitare in cuor loro un lunghissimo, macerato “mea culpa, mea culpa”. I più, papini e mammine a casa loro, hanno deciso nelle loro classi di interpretare il mammismo e il papinismo domestico. Forse, perché sono stati, da pischelli, studenti, sessantottescamente o post, peggiori dei loro figli o dei loro scolari, hanno gareggiato a farseli amici, come erano amici tra loro i democattolici o sono amici tra loro i mafiosi, cioè complici dell’ immane disegno degli inquilini del potere, da quando gli edifici scolastici si sono aperti a masse di scansafatiche, di scolarizzare la masse, non potendo più escluderle dalla scolarizzazione, ma con opportuni machiavelli psudopedagogici di mantenerle, comunque, “sine” il “latinorum” del lisandriano renzo, che è il Possesso della Cultura Umanistica e Scientifica con la quale si possono soggiogare i “prossimi”, ma con la quale i “Prossimi” possono LiberarSi da qualsiasi catena o giogo. Si ché codesti spazzini di ogni possibilità di Crescita Umana dei loro figli e scolari si sono messi a tollerare, a giustificare qualsiasi atteggiamento di disimpegno dallo studio, qualsiasi atto di bullismo, accademicamente, da essi perpetrato nei loro confronti, della istituzione scolastica, di Chiunque Si Parasse contro la immedicabile albagia di codesti destinati al nulla o ai “cancelli”. Interrogazioni, compiti in classe, scrutini, esami di quinta elementare, di terza media, di maturità ? Solo noiosi, fastidiosi “pro forma” e poi, la carta, nemmeno spendibile per usi igienici, di una promozione, di un diploma, di una maturità. Nei confronti di codesti niente, mischiati a niente, col risultato di meno che niente, ha approfittato il renzi nell’imporre ai presidi di premiare solo un terzo degli insegnanti in servizio in ciascuna scuola, con un “bonus”, udite, udite, di 60 o 70 euro netti ogni tre anni, per 12 volte, che nei prossimi anni scolastici si adopereranno a stare a scuola da mane a sera, disattendendo, magari, la Preparazione delle Lezioni, tanto al “ragiunat” renzi (abbondano i “ragiunat”, ovunque, nell’italietta: a bitonto, anche; ne abbiamo alcuni a “ragiunatare”, perfino, “marketingando” a nome dell’amministrazione comunale!) importa quanta “buona scuola” si fa, non quale “Buona Scuola Si Fa”. Allora, come, quando la Valutazione in solido per tutti coloro che operano  nella scuola  o la utilizzano ? Alla fine di ogni ciclo scolastico una Commissione Esterna ad ogni scuola con prove, seriamente, severissime esaminerà scolari o studenti in tutte le materie currucolari del ciclo in questione (quinta elementare, terza media, quinto anno della secondaria di secondo grado). Da ciò che daranno, diranno, scriveranno gli scolari o gli studenti di una scuola, Si Evidenzierà l’Attitudine, la Perizia o meno del dirigente di essa nel Promuovere nei suoi insegnanti L’Amore, la Passione per la loro Augusta Missione ché, Citando  Recalcati de “L’ora di lezione. Per una erotica dell’insegnamento”, Trasformino, per “transfert” freudiano, gli Allievi da Amanti del Maestro in Amanti del Sapere. Inoltre, la Commissione avrà Premura di Indagare se nella Scuola, da Essa Valutata, gli Alunni siano stati Sollecitati dai loro Insegnanti a PrepararSI, Facendo Tesoro dei Contenuti delle Discipline Curriculari con le quali si sono Confrontati, ad essere, quando per Loro arriverà il Momento del Voto, Consapevoli, Critici, Autonomi Elettori Attivi e Passivi, cioè in grado di Aspirare ad una Carica Elettiva o in grado di Controllare, con cognizione di causa, l’Eletto ad Essa. Per Gentile l’Educazione doveva essere Intesa come un Divenire dello Spirito Stesso, il quale Realizza così la propria Autonomia. Ecco, le Scuole Culle di Uomini Liberi che Oppongono Resistenza a tutte le forme, metodi, strumenti, mezzi di obnubilamento delle Coscienze, per Ricercare, autonomamente, la Verità delle o nelle Relazioni Interpersonali; per Ricercare la Via Maestra alla Prosperità della “Polis”. Ricerche nelle quali deve essere Contestualizzata la “Parola Bella” in Consonanza con l’Importanza di Esse e con la Speranza che siano Efficaci a una “Vita Nova” per tutti. La Verità non può Essere che Bella,  la Bellezza non può Essere che Vera e una Collettività è nei Fatti Democratica, se in Essa Vincono le Idee Migliori Espresse nel Modo Migliore. Non renziane scuole aziende, autonome in competizione fra loro, ove non si è severi, rigorosi  nel timore di perdere i clienti, ma Scuole dallo stato tutte, ugualmente, fornite di mezzi finanziari utili a non costringere i dirigenti di esse a recarsi da Renzi con il cappello in mano a chiedere euro per la carta igienica. Autonome, ché Educatori ed Educandi in Comunione tra Loro Ideino l’Avvenire dei Singoli e del Consorzio Scolastico, EsercitandoSi al Pensare. Infine, voglio Stupire  i miei 25 Lettori Dimostrando, con una citazione di mussolini, che il democattolico Renzi, pur atteggiandosi a ducetto, non ha la finezza retorica, oltre che culturale del predappiano. Ovviamente, la frase tratta da un discorso di mussolini sulla “Riforma Gentile” ognuno può, potrà adattarla alla sua visione del mondo, ma è importante la Centralità, posta da mussolini, della Cultura e del Sapere perché chi non ha voce o le nazioni, come l’italia, da mussolini definita “proletaria”, che non avevano e non hanno voce nel consesso delle nazioni, Potenzi, Potenzino la sua, la loro Intelligenza. Anche Brecht Pronunziava i medesimi Appelli di Mussolini non per fascistizzare il mondo, ma perché i proletari di tutto il mondo, che non avevano, non hanno uno “status sociale “ dignitoso, potessero, possano averlo, ripetiamo, Coltivando il “Latinorum” dei loro oppressori. ”Non è più il tempo in cui si poteva essere impreparati, appunto perché siamo poveri ed ultimi arrivati, dobbiamo armare potentemente la nostra intelligenza. E’ quindi necessario che gli studenti studino sul serio se si vuol fare l’Italia nuova”. Ancora, ovviamente, non nuova l’italia, secondo i parametri ideologici di mussolini, tanto meno secondo quelli di Renzi. Facciamo Parlare i Grandi nell’Autentica, non renziana, “Buona Scuola”; Entriamo con i nostri Discepoli, Machiavelli Méntore, nelle antiche corti degli antichi Uomini e da loro, amorevolemente, ricevuti, Domandiamo della ragione delle loro azioni. E quelli per Umanità ci Risponderanno. E non correremo, mai più, il rischio di essere sudditi dei renzi di turno!

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it         

 


Pubblicato il 30 Luglio 2015

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