Cultura e Spettacoli

Odio, tenerezza, disprezzo

Tre anni fa, nel torinese, Gloria Rosboch, un’ingenua insegnante 49enne, veniva uccisa per una questione di soldi da un suo ex allievo, il giovanissimo Gabriele De Filippi,  con l’aiuto di Roberto Obert, un acconciatore di 53 anni al quale era legato da una relazione omosessuale. Stupidità, candore, cinismo, pochezza umana e labilità emotiva sono gli ingredienti di uno dei delitti più odiosi degli ultimi anni. Nel fattaccio Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori individuano tutti gli elementi del degrado della società contemporanea e sugli stessi riflettono in termini drammaturgici. ‘Se non sporca il mio pavimento – Un mélo’, diretto da Scarpinato e andato in scena sabato al teatro Kismet è una di quelle cose che fanno male. Perché in qualche modo è come se puntasse un indice contro lo spettatore, che vuole sul banco degli imputati, incriminato di correità. In effetti, possono dirsi estranei a cose come il delitto di Cogne, quello dell’Olgiata, il massacro del Circeo, la strage di Erba o il caso Rosboch tutti quelli che – pur senza avervi preso parte – mai hanno alzato un dito contro il distorto sistema di cose da cui i più traggono quotidiano vantaggio e che fa da humus a questi orrori? Scarpinato immerge l’azione in una ventina di metri quadri, spazio sufficiente ad accogliere l’habitat della candida  Gloria, una stanza che nelle tinte e nei decori fa ricordare il mondo di Barbie. Uno specchio ovale e una porta velario separano questo mondo taroccato da quello vero, non meno falso e per di più crudele. Attraverso il divisorio entrano ed escono i protagonisti : Come Ulisse, con astuzia, Gabriele s’infila nel mondo di Barbie-Gloria e vi spande il suo veleno. Intossicata, la preda viene strappata alla sua tana e va incontro al suo atroce destino. Invano, dal letto dove giace ammalata, la mamma di Gloria mette in guardia la figlia. L’immagine della donna (Beatrice Schiros), che appare proiettata sul soffitto, dà di grillo parlante. Ma qui le parti s’invertono : il saggio insetto non finirà spiaccicato contro il muro da un colpo di martello vibrato dal burattino e nessuna redenzione ‘carnale’ attende Pinocchio. Agnello sacrificale, Gloria non ha scampo. Ad annunciarlo sono l’assenza di musiche, sostituite da un sordo magma sonoro che ricorre periodico e mal augurante, e il visual setting di Mario Cristofaro che gocciola  liquido e inquietante su corpi e cose. Michele De Girolamo, Francesca Turrini e Gabriele Benedetti brillano per il modo intenso con cui ispirano odio, tenerezza e disprezzo. Una messinscena forte, che prende. – Assistente alla regia, Riccardo Rizzo ; produzione Wanderlust Teatro ; un progetto Residenza Produttiva Carrozzerie.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 27 Marzo 2019

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