Oggi i buoni pasto non sono più buoni…
Potrebbe scattare oggi il primo sciopero a livello nazionale promosso da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi e dalle principali sigle della grande distribuzione e commercio, contro il sistema dei buoni pasto. Per ventiquattr’ore bar – quindi per tutta la giornata – ristoranti ma anche supermercati, ipermercati ed esercizi del piccolo commercio non dovrebbero accettare pagamenti tramite i buoni pasto. Il condizionale è d’obbligo in quanto ci potrebbero essere esercizi o poco informati o che preferiscono non aderire allo sciopero. Un’azione dimostrativa, in ogni caso, che prefigura cosa potrebbe accadere se non si arriva a una riforma strutturale del sistema che elimini le pesanti commissioni a carico degli esercizi. In effetti Fipe da anni denuncia un sistema che proprio nelle gare pubbliche mostra le peggiori storture. Lo Stato attraverso Consip si assicura ingenti risparmi che scarica interamente sulla rete dei nostri esercizi. “Questa tassa occulta che lo Stato scarica direttamente sulle imprese del nostro settore – spiega Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio – è inaccettabile. Da anni stiamo lavorando per sensibilizzare le istituzioni chiedendo una radicale modifica del sistema che salvaguardi il valore del buono pasto lungo tutta la filiera, ma finora siamo stati inascoltati. L’adesione allo sciopero di 24 ore indetto per domani cresce di ora in ora ed è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteranno a non poter spendere più i buoni pasto se non ci sarà una radicale inversione di tendenza già a partire dalla prossima gara Consip del valore di 1,2 miliardi di euro”. Insomma, si tratta di sensibilizzare con la protesta i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le imprese vivono quotidianamente a causa di queste commissioni troppo pesanti da pagare sui buoni pasto. Ed a costo di ripetersi, una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono, argomento che interessa parecchio i lavoratori e che, dunque, suscita non poca attenzione. Insomma, se le cose non cambieranno, il buono pasto corre il rischio di divenire un pezzetto di carta senza valore, inutilizzabile, aspettando una riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le imprese che offrono un servizio davvero importante ai lavoratori. Occhi puntati, quindi, sulla prossima gara Consip da 1,2 miliardi, da aggiudicare secondo le istanze degli addetti ai lavori senza gli sconti delle precedenti licitazioni pubbliche”. Consip, centrale di acquisti della pubblica amministrazione, la società che cura le grandi committenze pubbliche del servizio buoni pasto, conferma che le commissioni a carico della rete degli esercizi convenzionati dipendono esclusivamente dal risparmio di spesa per le casse dello Stato. Ergo non è possibile battere ancora la strada di quella che con le commissioni in vigore sembra rappresentare una vera tassa occulta sulla ristorazione del valore di oltre 200 milioni l’anno, pagata, sempre secondo le impr4ese e associazioni di categoria che oggi hanno indetto questa clamorosa forma di sciopero e protesta, solo e soltanto dagli esercenti convenzionati. In sostanza “lo Stato risparmia non curandosi della qualità del servizio degli oneri per gli esercenti“, come dicono e ripetono i responsabili delle categorie maggiormente colpite dai costi di gestione dei buoni pasto. Solo garantendo il valore facciale del buono che invece con questo meccanismo lo Stato compra scontandosene il valore del venti per cento si potrebbe imboccare la strada giusta che del resto hanno già imboccato negli altri paesi europei dove il buono pasto è veramente buono.
Francesco De Martino
Pubblicato il 15 Giugno 2022