Cronaca

Olio extravergine, la Puglia lancia la risonanza magnetica anti truffe

Ad invadere l’Italia dalle sponde nordafricane non ci sono solo gli immigrati clandestini che sbarcano sulle sponde nazionali, ma ci sono pure le migliaia di tonnellate di olio d’oliva tunisino che viene invece sbarcato legalmente nei porti italiani. Sbarco, quest’ultimo, che nel prossimo biennio è destinato ad aumentare a causa dell’ulteriore autorizzazione che la Ue si appresta a concedere al Paese nordafricano, frontaliero dell’Italia, ad immettere nel mercato comunitario ulteriori 35 mila tonnellate di olio d’oliva senza che le nazioni europee che vengono invase da tale prodotto possano applicare alcun dazio doganale sulla merce importata. Merce extra comunitaria che, nel caso dell’Italia, non solo crea un forte squilibrio al mercato interno dell’olio extra vergine di oliva nazionale, ma facilita soprattutto le frodi nel comparto e, quindi, una concorrenza sleale che penalizza i produttori italiani di olio extra vergine di qualità. Infatti, per far chiarezza e spiegare ai consumatori non esperti di olio i segreti dell’extra vergine italiano, la Coldiretti ha effettuato ieri a Bari, in piazza del Ferrarese, una manifestazione dimostrativa dedicata a far conoscere le caratteristiche e le qualità dell’extravergine di oliva, per accompagnare le scelte dei consumatori e combattere gli inganni, nell’anno della riscossa del Made in Italy che fa registrare su tutto il territorio nazionale quantità e qualità di olio 100% italiano da record. E non a caso la “Giornata nazionale dell’extra vergine italiano” (così è stato intitolato l’evento barese di ieri della Coldiretti) si è svolta nel capoluogo pugliese, essendo la Puglia regione italiana che da sola concorre alla produzione della metà circa dell’extra vergine italiano, oltre che nell’insieme rappresenta più del 40% dell’intera produzione nazionale di olio d’oliva. Quindi, il comparto olivicolo pugliese è quello che più dell’analogo settore di altre regioni viene penalizzato dalle scelte della Ue di aprire in maniera smisurata alle importazioni di olio d’oliva da Paesi extracomunitari. Un prodotto, quest’ultimo, che, oltre ad essere agevolato nell’accesso sui mercati dell’Ue, riesce pure a trovare una certa facilità di collocazione proprio perché, essendo concorrenziale nel prezzo, ben si presta a favorire miscele con le produzioni locali ed essere così, poi, spacciato, per prodotto nazionale. Frode, questa, che è tra le più comuni nel settore italiano di commercializzazione dell’olio d’oliva e che tutt’ora resta la principale causa della crisi di prezzo, spesso sotto quotato, dell’olio extravergine italiano. Infatti, sotto accusa – per la Coldiretti, ma anche per altre organizzazioni di categoria – è l’insufficienza di controlli  adeguati e la carenza di trasparenza nella commercializzazione di massa dell’olio d’oliva. Difatti la Coldiretti con una apposita nota sulla manifestazione barese ha rilevato che, nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009, sulle bottiglie di extravergine ottenuto da olive straniere ed in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”, che per tal genere di prodotto sono obbligatorie per legge nell’etichettatura dell’olio di oliva. “I consumatori –  ironizza la Coldiretti – dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento, per poter scegliere consapevolmente”. Comunque, con la speranza e nell’ attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione nazionale ed europea del settore, per non cadere nella trappola del mercato  questa importante Organizzazione agricola ha promosso l’incontro di ieri a Bari per  divulgare a livello di massa i segreti necessari a riconoscere l’olio di qualità. E soprattutto quello italiano, che per aroma e sapore presenta caratteristiche uniche al modo, oltre a parametri chimo fisici che lo distinguono da ogni altro olio straniero. Infatti, tra le novità annunciate ieri, a Bari, dalla Coldiretti alla manifestazione a favore dell’extra vergine nazionale, c’è un’importante innovazione tecnologica proveniente dal gruppo di ricerca del laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’ Università del Salento, guidato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi, che ha individuato come caratterizzare gli oli vegetali, in particolare l’ extravergine di oliva (blend e monovarietali), mediante  una tecnica  d’indagine d’avanguardia, qual è la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (Nmr) ad alto campo, in combinazione con l’analisi statistica multivariata. Una tecnica, questa, che è in grado di mettere a nudo i segreti più nascosti dell’olio, che se fosse codificata a livello normativo, contribuirebbe sicuramente a stringere di molto le maglie ancora troppo larghe della legislazione nel campo delle contraffazioni dell’olio extra vergine d’oliva. E, quindi, a moralizzare di parecchio il settore. Però, si tratta di capire se effettivamente c’è la volontà politica di governo, nazionale e comunitario, di fare chiarezza fino in fondo nel settore oleario, mettendo una volta per tutte fine a speculazioni, spesso illegali, che danneggiano la salute, oltre che le tasche dei consumatori sprovveduti. E che, di fatto, arricchiscono importatori e confezionatori oleari senza scrupoli, a spese di chi in Italia produce olive ed olio di qualità, senza poi ottenere la giusta rimuneratività economica e produttiva.      

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 2 Dicembre 2015

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