Cronaca

Olio, occhi puntati sulla quotazione della Borsa merci di Bari

Dopo il recente scandalo piemontese delle frodi commerciali per il falso olio d’oliva extravergine venduto come tale da ben sette note e rinomate aziende confezionatrici del settore, ma in realtà rispondente ad una diversa e meno pregiata qualità di olio d’oliva, ora per il monitoraggio del mercato dell’extravergine i riflettori si sono accessi sulla Borsa merci di Bari che, per il comparto degli oli alimentari, è considerata a livello nazionale quella più significativa per la quotazione dell’extravergine, alla stregua di ciò che rappresenta la Borsa merci della Lombardia per il latte. Infatti, l’importanza del prezzo all’ingrosso dell’olio è stata presa in considerazione dall’Antitrust per aprire un’indagine sul comparto degli oli alimentari ed eventualmente intervenire, per sanzionare le aziende che nel settore non rispettano gli standard previsti per legge a tutela del libero mercato, facendo quindi alterare il prezzo reale del prodotto con il gioco delle frodi, come è facilmente immaginabile che accade nel settore oleario. Un plauso all’attività di indagine dell’Antitrust è giunto dalla deputata foggiana del Pd, Colomba Mongiello, vice presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della contraffazione, che ha auspicato “una istruttoria (ndr – dell’Antitrust) rigorosa ma rapida, per restituire fiducia e credibilità all’intero comparto olivicolo, già scosso dalle inchieste della magistratura”. “L’indagine dell’Antitrust sull’olio extravergine – ha affermato Mongiello –  applica alla lettera una norma della ‘salva olio’ ed è la positiva risposta alla crescente sensibilità sociale ai temi della qualità produttiva e della sicurezza alimentare”. E continuando ha spiegato: “È importante che authority di controllo e consumatori dialoghino positivamente, perché ciò rafforza il principio di trasparenza che è un caposaldo della legge ‘salva olio’. Proprio per questa ragione il Parlamento, su mia iniziativa, decise di prevedere l’intervento dell’Antitrust rispetto a fenomeni di possibile alterazione del mercato e della concorrenza, nel nonché di migliorare leggibilità e chiarezza delle etichette, oggi così decisive nelle indagini amministrative e penali che interessano alcuni grandi marchi”. Infine, il vice presidente della Commissione d’inchiesta sulle contraffazioni ha sostenuto: “Mi auguro che l’Antitrust vigili attentamente anche sulle vendite sottocosto, proibite dalla ‘salva olio’ eppure ancora molto diffuse soprattutto nelle aree più colpite dalle calamità naturali e fitopatologi che”, concludendo con l’invito ai consumatori ed alle parti sane della filiera “ad avere fiducia nella magistratura e nell’Antitrust, istituzioni il cui unico movente è la tutela di chi produce e consuma qualità Made in Italy”. Per la cronaca, ricordiamo che recentemente la stessa Mongiello nella Commissione d’indagine sulle contraffazioni si è scontrata con il rappresentante del M5S anch’egli pugliese, Francesco Cariello, a riguardo della proposta di legge di cui è prima firmataria Mongiello che prevede l’introduzione di marcatori chimici nell’olio extra vergine d’oliva, al fine di rendere facilmente individuabile la vetustà del prodotto. Metodo fortemente contestato dal rappresentante del ‘Movimento 5 Stelle’ ma anche da tecnici del settore ed organizzazioni dei produttori, che sono contrari all’introduzione di sostanza chimiche nell’olio extravergine di oliva sia perché altererebbe la genuinità e bontà del prodotto, sia perché l’indagine sulla vetustà dell’olio è esperibile anche con un diverso metodo, attraverso le analisi degli acidi grassi contenuti nell’olio. Infatti, sostengono i contestatori del ddl proposto dal vice presidente della Commissione d’inchiesta sulle contraffazioni, l’introduzione dei marcatori chimici nell’olio d’oliva vanificherebbe la possibilità di risalire all’effettiva nazionalità del prodotto. Sempre ad onor di cronaca, facciamo presente che la Produzione Lorda Vendibile del comparto olivicolo-oleario  italiano è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un controvalore corrispondente a circa 600 milioni di Euro. In Puglia lo stesso comparto  partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%. Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi notevolmente più bassi rispetto al prodotto pugliese, che anche a causa di concorrenza spesso sleale da parte di chi commercializza olio importato subisce contraccolpi al ribasso, come è avvenuto in passata e tutt’ora continua ad accadere. E lo scandalo messo a nudo di recente dalla Procura di Torino ne è prova evidente.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 14 Novembre 2015

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