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Olivicoltura, prezzi a picco anche quest’anno

Un’altra annata, quella in corso, da Ko per il comparto olivicolo ed oleario pugliese. Infatti, anche quest’anno, come nelle annate precedenti, il settore dell’olio extra vergine di oliva in Puglia durante il periodo di produzione subisce puntualmente il tracollo dei prezzi. Eppure la campagna olivicola in corso, secondo quanto riferiscono gli addetti ai lavori, si presenta alquanto scarsa per la produzione di olive, e quindi di olio, però i prezzi correnti di mercato all’ingrosso dell’olio extra vergine sono praticamente in caduta libera. E, da considerare, la stagione di raccolta delle olive non è ancora entrata nel pieno, perché il massimo nelle quantità di olive raccolte, e conseguentemente nella produzione di olio, tradizionalmente si registra tra la fine novembre e le prime settimane di dicembre. Ancora una volta il maggior comparto produttivo del settore economico primario in Puglia, quello olivicolo ed oleario per l’appunto, subisce le influenze negative provocate congiuntamente da frodi e dalla concorrenza sleale determinata dall’importazione selvaggia di oli comunitari, e persino extracomunitari, che condizionano pesantemente sul mercato interno nazionale dell’olio extra vergine d’oliva di qualità. Un problema annoso, quello delle frodi e dell’importazione, che evidentemente finora né le Autorità nazionali di governo, né quelle di controllo del settore hanno mai affrontato e risolto in modo definitivo, per evitare che ad ogni stagione olivicola puntualmente si verificasse la solita caduta verticale del prezzo dell’extra vergine e, quindi, delle olive da olio. Infatti, le vittime principali di tale situazione sono, da un lato, i produttori olivicoli pugliesi che ogni anno sono costretti a percepire per le olive vendute prezzi scarsamente remunerativi, che il più delle volte non coprono interamente neppure i costi di produzione, mentre dall’altro lato ci sono i consumatori che si ritrovano immersi in un mercato alquanto confuso per i prezzi  dell’olio extra vergine praticati al dettaglio e nel quale le offerte da sballo dei prezzi, per litro di prodotto, spesso nascondono o una scadente qualità, o un inganno commerciale. Un mercato in cui i comuni consumatori verosimilmente non sono in grado di districarsi, però si fanno l’erronea idea che si possa acquistare un olio extra vergine nazionale di qualità ad un prezzo particolarmente basso. Ma vediamo un po’ più da vicino come si presenta la situazione olivicola pugliese per la campagna olearia 2013/2014. Secondo le stime effettuate dall’Agea, in collaborazione con Aifo ed alcune associazioni nazionali di produttori olivicoli (Unaprol e Cno), in Puglia quest’anno si prevede un calo di produzione olearia intorno al 5%, per cui la quantità totale d’olio pugliese prodotto nell’annata corrente dovrebbe aggirarsi sulle 180mila tonnellate. Ma, nonostante una minore produzione, il prezzo dell’extra vergine all’ingrosso è comunque in caduta libera a causa della prevista superproduzione spagnola che, come accaduto altre volte, invaderà anche il mercato italiano. Ma non è questo l’unico motivo del crollo dei prezzi dell’olio italiano, “Perché – ha dichiarato il presidente nazionale dell’Unaprol, Massimo Gargano – per far risalire un po’ i prezzi occorrerebbe rimuovere dal mercato tutto il falso che c’è”. Infatti, sempre a detta del Presidente dell’Unaprol, la pirateria agroalimentare in Italia si aggirerebbe sui 60 miliardi di Euro, condizionando negativamente lo sviluppo del settore. E, soprattutto, esponendo a gravi rischi la salute dei consumatori. La sicurezza alimentare proprio nel settore oleario è evidentemente uno dei problemi fondamentali da affrontare e risolvere non solo con la tracciabilità della filiera, ma principalmente con i controlli in entrata ed in uscita alla dogane delle quantità e qualità di olio importato ed esportato dal nostro Paese. Da non dimenticare che a fronte di una produzione nazionale annuale che si aggira mediamente tra le 500 e 600mila tonnellate di olio d’oliva, le quantità di olio annualmente importate dall’Italia sono pari, se non addirittura superiori, alla produzione nazionale. Per cui è fin troppo chiaro che senza un’adeguata politica di controlli capillari nel settore, il comparto produttivo nazionale è esposto a speculazioni ed abusi di varia natura. Ed a pagarne lo scotto sono soprattutto i produttori olivicoli meridionali, e pugliesi in particolare, perché in questa regione si concentra oltre un terzo dalla la produzione nazionale di olio d’oliva e quasi tutto di qualità. Quest’anno la produzione nazionale d’olio d’oliva dovrebbe aggirarsi sulle 480mila tonnellate. Dato, quest’ultimo, che rispetto alla produzione della scorsa annata del 2012, stando alle previsioni, dovrebbe essere circa del 10% in meno. Però, stranamente, il prezzo del prodotto non solo non è aumentato, ma è addirittura in ribasso rispetto allo scorso anno. Un’anomalia che, come hanno denunciato le citate associazioni di produttori, trova la sua spiegazione logica solo con la presenza massiccia nel settore di fattori turbativi illegali ed una scarsa attenzione ad essi da parte degli organi competenti a reprimere tali malefatte. Ma questa situazione è nota da tempo ed il problema è ormai cronico. Infatti, ogni volta si riparte da zero.         

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 15 Novembre 2013

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