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Oltre al danno, la beffa: “Niente transazioni sulla Cassa Prestanza”

Nonostante la cattiva gestione dell’organismo, l’ente civico ha chiuso a qualsiasi trattativa o conciliazione per mitigare, almeno, i danni patiti da impiegati ed ex impiegati che attendono ancora il rimborso di quanto prelevatogli per anni dalla busta paga

Tiene ancora banco al Comune di Bari la triste fine di quella Cassa di Previdenza, Assistenza e Sovvenzioni dei suoi dipendenti che non onora più i crediti maturati nei confronti di quasi mille e quattrocento impiegati, dirigenti e funzionari comunali baresi, con amministratori e politici che non hanno trovato di meglio da fare, oltre a chiudere la saracinesca a qualsiasi tentativo di accordo o bonario componimento, che affidarsi alle cure dei tribunali con procedimenti e lungaggini annesse e connesse. Lo studio di Nicola Sante Caputo assiste in giudizio diverse decine di iscritti ed ex iscritti alla Cassa Prestanza. E l’avvocato Caputo ha instaurato tutti i procedimenti già avviati contro il Comune, in quanto per lui non può negarsi <<…una responsabilità dell’ente nel dissesto della propria cassa previdenziale, certificato dalla messa in liquidazione>>.

Bene avvocato, lei cura gli interessi di diversi aderenti alla cassa previdenziale: che idea s’è fatto della questione?

<<Credo proprio che la politica abbia perso una grande occasione per dimostrare il suo valore: l’amministrazione comunale ha preferito rivolgersi al tribunale, arroccarsi e mettere in liquidazione la Cassa, piuttosto che trovare al proprio interno soluzioni>>.

Non ritiene assurdo che con un buco di 15 milioni, forse più, anche la Procura non abbia ancora trovato colpevoli di una ‘malagestio’ di tale portata e abbia, anzi, archiviato alcuni procedimenti avviati in passato? Non è giustizia negata, questa?

<<A mio avviso sussistono due piani di valutazione, quello penale e quello civile. Il primo è difficile da provare, in quanto bisogna verificare l’elemento del dolo o della colpa grave nella gestione e sussistono noti problemi di prescrizione.  Sotto il profilo, invece, della responsabilità civile, senza soffermarmi su concetti di puro diritto, ritengo siano indubbie negligenza, imprudenza e imperizia di chi ha gestito la Cassa Prestanza e che giustifica quindi una responsabilità risarcitoria di tipo civilistico. Unica certezza, al momento, centinaia di famiglie che vedono venir meno i risparmi di una vita, sui quali avevano contato per il futuro, che tra l’altro venivano trattenuti inderogabilmente alla fonte sul proprio stipendio.  Spetterà al sistema giustizia il compito di dare risposte>>.

Speriamo, però intanto ha idea di cosa si sarebbe potuto fare o si potrebbe fare, se ancora possibile, per mitigare quei danni così ingenti?

 

<<Ripeto, una pronta soluzione deve provenire dalla politica, prima che dai tribunali. Bisogna recuperare la liquidità necessaria per risarcire e ristorare gli iscritti. Diciamo che il problema del dissesto è stato forzatamente accentuato, in quanto l’amministrazione, e in primis il Sindaco, avrebbe potuto trovare soluzioni per tenere in vita Cassa Prestanza (oltre alla strada dubbia del ‘welfare aziendale’), piuttosto che disporne d’imperio la liquidazione. Adesso tuttavia il Comune non è incline ad assumere soluzioni, nemmeno transattive nei confronti dei ricorrenti e anzi si preferisce spendere risorse economiche in processi dall’esito tutt’altro che scontato, che altro non fanno se non posticipare il problema e prorogare il dolore delle famiglie coinvolte>>.

Se potesse, cosa direbbe al Sindaco Decaro, il quale addirittura nega ogni addebito e responsabilità in capo al Comune, come se la Cassa fosse stata una specie di circolo privato…

<<Beh, ad esempio gli ricorderei che deve buona parte della fortuna elettorale proprio all’efficienza della macchina amministrativa e questa macchina è composta da persone che negli anni hanno fatto grandi sacrifici, confidando nella solvibilità dell’amministrazione comunale. Al contrario i dipendenti sono passati alla collettività come dei parassiti che pretendevano una buonuscita, a oggi negata. Guardi, ciò che davvero non capisco è come mai, nonostante più volte richiesto, non ci sia disponibilità al dialogo con chi rappresenta e difende queste persone, nemmeno per trovare soluzioni transattive>>.

 

Adesso i sindacati tornano in campo minacciando nuovamente manifestazioni a favore dei dipendenti ‘gabbati’, come li ha definiti questo giornale: crede possa intervenire davvero la mano pubblica, come chiedono le organizzazioni sindacali, per cercare almeno di mitigare i danni?

<<I sindacati hanno da farsi perdonare il mancato controllo d’una situazione di cui loro stessi, che la Cassa hanno anche gestito, erano a conoscenza da tempo. È opportuno che le sigle si uniscano e che coese trovino soluzioni al dolore e alla rabbia di queste famiglie>>.

Francesco De Martino


Pubblicato il 25 Maggio 2021

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