Cronaca

Omosessualità e pedofilia, una perdente difesa d’ufficio

Durante la trasmissione del programma radiofonico “La Zanzara”, trasmesso da “Radio24”, il conduttore, Giuseppe Cruciani, ha fatto ascoltare per due volte le parole del prete di Trento che, in merito alla pedofilia, riferiva che nei confronti dell’omosessualità non c’è transigenza mentre nei confronti dei preti accusati di pedofilia vi deve essere tolleranza in quanto, i bambini, spesso alla ricerca di affetto, inducono i sacerdoti in tentazione facendoli a volte cedere. L’infelice affermazione del sacerdote, trasmessa così come è stata pronunciata e non in forma riassuntiva, mi ha colpito non tanto per il contenuto in sé, che si aggiunge all’ordinaria follia delle baggianate che udiamo quotidianamente, quanto per la convinzione del sacerdote che traspariva. Spero di sbagliarmi sotto il profilo del convincimento (potrebbe essere una perdente difesa d’ufficio), anche se pur se così fosse, resterebbe il contenuto espresso. Il sacerdote ci ha tenuto a sottolineare che l’intransigenza va rivolta verso l’omosessualità e non verso la pedofilia.I sacerdoti, come chiunque altro rivesta ruoli educativi, carismatici e, a sommesso avviso di chi scrive, anche di direzione di persone, o di cose che condizionino l’esercizio e lo sviluppo del pensiero della persona, hanno un obbligo sociale, prim’ancora che morale e spirituale, di promuovere, suggerire, evidenziare comportamenti indiscutibilmente sani e vantaggiosi, relegando, in virtù d’esistenza di un’altrettanta indiscutibile libertà individuale, alla sfera puramente privata vizi e azioni che in senso quanto più possibile oggettivo non possano essere ritenute propriamente “sane”.Non apro il capitolo sulla relatività del concetto di “sano”, riferendomi esclusivamente a quanto ciascuno di noi, nel profondo della coscienza, sa. Altrettanto valga per il concetto di “buon senso”.Sarebbe stato di buon senso, da parte del prete di Trento, quanto meno tacere. E’ senz’altro vero che la posizione di un sacerdote non è necessariamente la stessa della Chiesa Cattolica Romana; ma questo non è, a mio avviso, un’esimente per la Chiesa, bensì un’aggravante. La Chiesa Cattolica, per poter continuare a svolgere il proprio ruolo conservatore dei valori cristiani, deve necessariamente aggiornare i propri metodi funzionali e di comunicazione, ma prim’ancora deve assumere posizioni chiare in ogni circostanza, assicurandosi uniformità di formazione e di comportamento dei propri ministri.Tali brevi pillole premesse, apparentemente alquanto banali, per arrivare qui a dire quanto segue. La Chiesa Cattolica Romana dovrebbe aprirsi al mondo dell’omosessualità, rinunciando all’identificazione di tale fenomeno come “malattia” o “peccato mortale”; tanto può fare continuando a ritenerlo un comportamento contrario agli insegnamenti della Chiesa, come una qualsiasi violazione di norme di condotta, alla stregua di qualsiasi “atto impuro” vietato dai Dieci Comandamenti, ma di certo senza crearne un effetto particolarmente discriminatorio tale da determinarne la specifica messa al bando.Ritornando ai Dieci Comandamenti, infatti, non sembra esistere il comandamento “Non essere o non fare l’omosessuale”; esiste, invece, il sesto comandamento credo, che reciti: “Non commettere atti impuri”; nell’ambito di tale macro-categoria rientrano una molteplicità di comportamenti tra cui, evidentemente, anche l’omosessualità. Così come, evidentemente, anche la pedofilia (oltre ad innumerevoli atti più o meno gravi come il tradimento, la masturbazione, l’onanismo, ecc.).Ma la pedofilia porta in sé numerose aggravanti che, a sommesso avviso di chi scrive, ingigantiscono l’ “impurità” del comportamento, a cominciare dalla indiscutibile e incondizionata debolezza del soggetto con cui si perpetra l’atto.Per quanto detto prima, un sacerdote ha una responsabilità sinteticamente definibile “educativa”, oltre che di guida spirituale, nei confronti dei cittadini e, in particolar modo, dei bambini.Un prete pedofilo non solo non assolve a tale responsabilità, non solo commette “atti impuri” abusando della debolezza dell’altra parte, ma tanto compie anche approfittando del proprio ruolo che lo pone in posizione carismatica ed attrattiva rispetto alla collettività.In conclusione, quindi, caro sacerdote di Trento, credo che sarebbe “sano”, o di “buon senso”, secondo i concetti accennati in precedenza, lasciar perdere la crociata nei confronti degli omosessuali, liberi peccatori come i fedifraghi e i masturbatori, secondo i canoni della Chiesa Cattolica Romana, ma pensarne una nei confronti dei pedofili, peccatori peggiori, che abusano del loro ruolo e della debolezza fisica e psicologica di un fanciullo, innanzitutto rimuovendoli definitivamente dalle loro funzioni. 

Antonio Guido


Pubblicato il 12 Gennaio 2016

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