Cultura e Spettacoli

‘Opera seconda’, la macchina da guerra

Se la memoria non ci tradisce, l’ultima volta dei Pooh al Petruzzelli risale al ‘79. Erano i giorni di ‘Viva’, dodicesimo album. I Pooh si presentavano allora nella formazione a quattro che vedeva Stefano d’Orazio alla batteria. Fu un doppio concerto memorabile non per la qualità degli spettacoli (in verità un po’ ‘improvvisati’ e falcidiati da inconvenienti tecnici) ma per la passione del pubblico. All’interno di un Politeama pressoché fatiscente e con standard di sicurezza al di sotto di quelli attuali, quella volta fra pomeriggio e sera potettero entrare quasi cinquemila spettatori, calcolando gente in poltrona e gente seduta a terra, gente in piedi, appesa alle transenne… Un mare di giovanissimi esagitati e in adorazione per un quartetto di ragazzi lanciati a livello internazionale. Quanta differenza rispetto a martedì scorso. Ad ospitare ‘Opera seconda’, nome dello spettacolo, del tour e dell’ultima incisione dei Pooh, era un Petruzzelli sfavillante e colmo di ‘appena’ 1250 spettatori (poiché altrettanti sono i posti omologati), dei quali non uno lontano dal suo posto, mentre sul palco tre ultrasessantenni… Che energia però i signori Facchinetti, Canzian e Battaglia ; la stessa intatta capacità di emozionarsi ed emozionare. E il pubblico? Caldissimo, malgrado un’età media di oltre cinquant’anni e Vigilanti implacabili (ma impotenti dinanzi a isolate punte di delirio). Un ritorno trionfale quello dei Pooh. Non  poteva essere diversamente. ‘Opera seconda’ è operazione inappuntabile ; il che ne fa una sorta di macchina da guerra. Determinante l’apporto dell’Ensemble Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Loprieno nell’amplificazioni di quelle atmosfere di gusto ‘romantico’ che da sempre contraddistinguono questa band. Di non minore impatto il millimetrico disegno luci e il lavoro degli ingegneri del suono che, complice una tecnologia implacabile, hanno trovato come adattare il suono rock alle caratteristiche architettoniche di un contenitore pensato per esibizioni in solo acustico. La tecnologia, quando impiegata creativamente non va mai demonizzata. ‘Tu vuoi mettere il piacere di muoversi sul palco suonando la chitarra senza avere più l’intralcio del filo d’amplificazione?’ ha detto a un certo punto Facchinetti. Uno show reso ancora più piacevole da questa  ‘loquacità’ dei Pooh, mai star scostanti ma artisti sempre disposti al dialogo col pubblico. Peccato che nessuno dei tre abbia pensato a domandare se tra i presenti ci fossero testimoni di quella storica esibizione del ’79. Su 1250 persone pensiamo che non meno di cento avrebbero alzato la mano.

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Dicembre 2012

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