Orazio, quel sottile sentimento anti romano
Sostiene la rete che oggi ricorre il 2083esimo anniversario della nascita di Quinto Orazio Flacco. Prendiamola per buona e cogliamo il destro per tornare sul tema delle origini del sommo poeta. Era lucano o pugliese’ In apertura del secondo Libro delle Satire lo stesso poeta s’interroga s’egli sia “lucanus an apulus”. Oggi non avremmo difficoltà a rispondere che Orazio era lucano, essendo nato a Venosa. Ma nel 65 avanti Cristo le cose erano meno definite. Nei giorni della Roma dei Cesari non esistevano le ‘regioni’, bensì ‘colonie’ dai confini mutevoli. Non di meno il senso di appartenenza alla propria terra era ben radicato sia nei Lucani che negli Apuli, rappresentando entrambi popoli dalle distinte realtà culturali, etniche e geografiche. Realtà in qualche modo temute dalla capitale… Nata come colonia latina nel III sec. a.C., Venosa era stata ripopolata da mandriani e agricoltori mandati dalla capitale dopo la guerra annibalica. Un secondo apporto di coloni si registrò intorno al 200. Nel 43 Venosa dovette patire una terza ondata, questa volta ad opera di veterani di guerra, tra i quali come premio fu diviso l’ager pubblicus, ovvero il demanio. Perché queste periodiche ‘ripopolazioni’, perché ‘investire’ in un’area dell’entroterra montano piuttosto che su un più lucroso porto tirrenico, ionico o adriatico? Poco prima di dare vita alla colonia venosina Roma aveva penato a spegnere la minaccia dei Sabini. Memore di quella esperienza, non voleva ritrovarsi esposta ai colpi di mano di altre ‘genti’ italiche, ancorché sottomesse, come Lucani ed Apuli. Sempre nello stesso Libro delle Satire Orazio scrive che quei coloni furono mandati “perché il nemico non corresse su Roma trovandosi davanti una terra deserta, quando la gente apula o i bellicosi Lucani ci dichiarassero guerra”. Ciò, oltre a segnalare la tutt’altro che consolidata supremazia di Roma all’interno della penisola, conferma indirettamente che Roma era invisa. Pur tollerando i costumi locali i Romani erano esattori implacabili. Inflessibili sul piano fiscale, imponevano tributi così duri da schiavizzare di fatto chiunque. I timori di Roma non inerivano ad alcuna indole sanguinaria di Lucani e Pugliesi, bensì all’esasperazione di questi popoli, premuti come limoni per effetto di un sistema fiscale capillare. A suo modo, col suo modo appartato, discreto e dignitoso di frequentare i cenacoli culturali della capitale Orazio manifestò questa insofferenza tutta apulo-lucana verso un potere tanto solido quanto poco amabile. Nel suo sentirsi né apulo, né lucano, Orazio manifestò di fatto un sottile sentimento anti-romano, almeno in relazione agli aspetti peggiori del potere dei futuri Cesari.
Italo Interesse
Pubblicato il 10 Dicembre 2018