Orfeo, il dissidente
A suo modo il Mito dice il vero. Con il culto di Dionisio non si poteva scherzare. Una volta ammessi nella ristretta e segreta cerchia, diventava impossibile uscirne o anche solo prendere le distanze. Vedi il povero Orfeo : Con la ‘doppia’ perdita di Euridice, egli perde interesse per la vita, addirittura non canta, non suona più. E meno che mai ha voglia di rituffarsi nei tumulti orgiastici. Da ciò offese, le Menadi, le sacerdotesse del Dio (del quale sono di fatto il braccio armato), alla prima occasione si avventano sul malcapitato e ne fanno strazio. Quello che scoppia tra Dionisio e Orfeo, in fondo, è un caso di potere e dissidenza. A occuparsene più o meno in questi termini è Luigi Facchino, giovane e rampante drammaturgo, regista e interprete di casa nostra. Sabato scorso, in occasione della ventesima rassegna nazionale Giovinazzo Teatro (complimenti al Gruppo Teatro Moduloesse per tanto e faticosamente raggiunto traguardo) è andato in scena ‘Dionisio contro Orfeo’. Facchino raccoglie attorno a sé otto ragazzi di caratura adeguata (i componenti della compagnia Torre Del Drago) e dà vita ad un allestimento sobrio quanto a scene, costumi e disegno luci, però dal carattere straripante, anche intriso di rancore. Scelte, queste, che non destano meraviglia se si considera il già abbastanza ricco percorso di Facchino, teatrante sensibile alle seduzioni dell’epica e del contrasto aspro, Coerentemente con tale vocazione, ‘Dionisio contro Orfeo’ si snoda come un lungo braccio di ferro, che nel finale Facchino risolve a modo suo : Dionisio si rivela deicida, ma, siccome morto un Dio se ne fa un altro, eccolo prendere il suo posto… Un altro racconto tagliente, astioso, che non lascia speranze e lascia invece presagire il finale efferato. A sua volta preso da furore dionisiaco, Facchino spinge sull’acceleratore e allontana l’azione dai confini del palcoscenico, imprime al movimento scenico cadenze coreutiche di vasta e appassionata coralità, pur in mezzo a qualche forzatura. Efficace l’idea di compattezza tribale offerta dalle baccanti, questo branco di donne seducenti quanto lubriche, pronte a voltarsi in cagne ringhiose. Pregevoli le scelte musicali anche per l’impiego di un insolito rock ‘rarefatto’. Nel complesso, un lavoro apprezzabile. Con lo stesso Facchino erano in scena : Francesco Latorrre, Marco De Letteriis, Enrica Milella, Valeria Navarra, Antonella Maffei, Elisabetta Sivo, Antonio Passaro e Francesco De Pinto. Prossimo appuntamento di rassegna : sabato prossimo, ancora nel giardino della Scuola Elementare S,Giovanni Bosco di Giovinazzo (h 21:00) con ‘Ma che bell’IKEA, di Gianni Clementi ; regia di Gianni Uda ; con Leonardo Alimonti e Elisa Faggioni.
Italo Interesse
Pubblicato il 5 Settembre 2019