Cultura e Spettacoli

Organo a canne: Giacomo e Pietro Insanguine

Non sempre i più bravi sono teneri verso chi è meno dotato. E’ così in tutti i contesti, particolarmente nel mondo degli artisti, in cui la rivalità assume connotati persino feroci. Da sempre frecciate e sarcasmi da parte dei compositori di grido a danno di chi non è un genio dello spartito costituiscono la regola. Né ha mai fatto da freno a questo deprecabile costume il cameratismo che dovrebbe avvicinare gli ‘emigrati’. Nel Settecento chi nasceva in Puglia e manifestava talento musicale non aveva altra strada che completare gli studi a Napoli. Nell’allora capitale del Regno di Napoli si ritrovarono molti pugliesi. Nello stesso periodo in cui si affermava il nome del tarantino Giovanni Paisiello, muoveva i primi passi anche il monopolitano Giacomo Insanguine. Quest’ultimo fu un apprezzato organista che si cimentò sia con l’opera seria che con quella comica. Complessivamente firmò trentuno composizioni. A parte ‘L’osteria di Marechiaro’ e ‘Adriano in Siria’, nessuna di esse gli procurò grande attenzione. Veniva rimproverata ad Insanguine una certa assenza di originalità. Nocque poi alla sua immagine il fatto d’essersi dedicato anche all’accomodamento di lavori abbandonati da altri autori (come Michele Gaballone, Johann Adolph Hasse e Nicola Bonifacio Logroscino), pratica ritenuta nell’ambiente musicale improduttiva e disdicevole. Addirittura, Giovanni Paisiello definì Insanguine “maestro delle pezze”. La brutale considerazione (che veniva da un uomo dal carattere difficile e dalla condotta non irreprensibile) non impedì al ‘monopolitano’, come l’Insanguine era più noto, di affermarsi almeno come insegnante : fu prima docente e poi Primo Maestro presso il conservatorio di Sant’Onofrio a Napoli ; ricoprì anche il ruolo di Maestro di Cappella del Duomo partenopeo. Giacomo Insanguine ebbe anche un fratello, Pietro, a sua volta organista presso la Chiesa del Purgatorio e della Cattedrale di Monopoli. Piccola curiosità, la salma di Pietro Insanguine è ‘esposta’, nel senso che rientra tra le otto mummie conservate in una cappella interna della Chiesa di S. Maria del Suffragio a Monopoli. Quel tempio, dal 1687, è sede dell’omonima Confraternita. In passato quei confratelli disponevano che i loro corpi, dopo essere stati sottoposti ad un processo di  mummificazione spontanea, venissero esposti (un analogo tipo di ‘esposizione’ rappresenta la maggiore attrazione della cripta della Basilica di Oria). Pietro Insanguine risulta morto il 2 dicembre 1772. Stranamente, il suo nome non compare dell’elenco dei confratelli mummificati o anche solo seppelliti in quella chiesa. – Nell’immagine, l’organo a canne della Cattedrale Santa Maria Assunta di Frosinone.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 1 Maggio 2019

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio